Ritornano alla mente le ultime parole di Diaz nel suo Bollettino della Vittoria (“I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”) pensando – con gli opportuni distinguo- a quella che è stata la campagna elettorale del centro- sinistra, il risultato elettorale, la formazione del Governo.
Ma, come in ogni guerra, alla fine non ci sono stati né vinti né vincitori, tranne per quel che riguarda i soliti noti e i camaleonti, che vincono sempre e comunque, e le persone per bene, che perdono sempre e comunque.
Il reggimento” dei “grillini” aveva avuto la grande opportunità di contribuire ad una significativa svolta dello stanco e stancante andazzo della vita politica italiana.
La soldataglia raccattata alla meno peggio nel web pensava di poter fare la guerra senza avere addestramento e una professionale catena di comando fatta da sottufficiali e ufficiali di provata capacità, e il risultato si è visto.
Al primo vero scontro (in diretta televisiva) si sono polverizzati: sarebbe bastato dire al presidente incaricato Letta che il M5S avrebbe appoggiato un governo di centro-sinistra e tutti i giochi per le “larghe intese” sarebbero saltati; il PDL sarebbe finito all’angolo; il PD avrebbe dovuto fare seriamente i conti con le sue maggiori “due anime” che lo avrebbero messo davanti al dilemma di un’autoliquidazione o di dare vita ad un governo di chiaro segno popolare senza diverse intese.
I “grillini” avrebbero raccolto una inimmaginabile messe di voti nel caso di inevitabili elezioni oppure, nell’ipotesi di governo di centro-sinistra, contribuire seriamente alla rinascita del Paese.
La “tradotta” è oramai passata e i “grillini” sono rimasti appiedati e difficilmente riusciranno più a raggiungerla.
In attesa che il PD non faccia la fine dell’asino di Buridano e cominci con il rendere pubblici i nomi di chi (101) la mattina aveva assicurato il voto a Prodi per la Presidenza della Repubblica e il pomeriggio ha votato contro, cosicché i suoi elettori possano sapere con chi hanno a che fare, resta il giudizio su questo nuovo governo e su quelle che saranno le sue scelte per la soluzione dei gravi problemi che attanagliano il Paese.
Il discorso programmatico di Letta ha avuto passaggi interessanti per quanto riguarda il costo del lavoro, il “made in Italy”, il problema giustizia e il collasso carcerario, la riforma elettorale, l’IMU, la ricerca…. dimenticandone vistosamente altri come la scuola…
Vedremo nei prossimi giorni se alle parole seguiranno i fatti o ciascuna forza politica delle intese tenterà solo di far passare provvedimenti utili alla prossima campagna elettorale.
In ogni caso, ci sono riforme che non possono più aspettare i comodi di nessuno, e procrastinarle ancora significa bloccare la crescita di questo Paese chissà per quanto tempo ancora:
1) Riforma del lavoro: è semplicemente ignobile che milioni di persone siano state rese in schiavitù con provvedimenti, assunti negli ultimi 20 anni, diretti a favorire il precariato e all’eliminazione di ogni diritto dei lavoratori, con ciò togliendo a questa grande parte del Paese la speranza di crearsi e programmarsi un futuro.
2) Rilancio dell’economia e dell’occupazione: obbligare le banche ad immettere liquidità nel mercato concedendo mutui a basso tasso e finanziando le imprese; programmazione di opere pubbliche; incentivi alle imprese che investono in Italia e sanzioni per chi va a produrre all’estero e per chi all’estero paga le tasse incassando, però, i profitti in Italia; costo del lavoro a livelli europei.
3) Riforma fiscale: solo un idiota (di comprovata professionalità) può pensare che l’imprenditoria grande o piccola che sia e il mondo delle professioni possono continuare a resistere versando oltre il 70% del guadagno, tra tasse, imposte, contributi etc., allo Stato.
4) Riforma della Giustizia: quella civile, se semplificata –e si può- deve assicurare una risposta definitiva ai cittadini in un tempo massimo di 1 anno e mezzo (lo spread si abbasserebbe di 200 punti in un colpo solo e gli investitori stranieri comincerebbero a guardare all’Italia con un altro occhio…); abolizione dei criteri di progressione di carriera automatica dei magistrati vincolandola a comprovato merito, nonché periodico controllo della integrità delle capacità; riformulazione della legge sulla responsabilità civile dei magistrati tale da assicurare concreto risarcimento alle vittime di errori giudiziari; previsione di pene detentive, senza benefici, per gli amministratori di grandi società di servizi (telecomunicazioni, energia, credito…) che hanno posto in essere reiterati comportamenti truffaldini ai danni degli utenti.
5) Riforma dell’informazione: introduzione del reato di “distorsione del pensiero”, ovvero prevedere sanzioni adeguate per chi riferisce in parte dichiarazioni travisandole completamente, con ciò creando nel pubblico un falso e diverso convincimento; obbligare i telegiornali ad informare i cittadini in modo semplice e chiaro, secondo una capacità comprensiva che può avere una persona di medio-bassa cultura: gli altri non hanno bisogno dei Tg per informarsi.
Lo spazio e gli intendimenti di questa rubrica impediscono di dettagliare ed approfondire quanto scritto, ma se ciascuno ci riflette un po’ sopra si accorgerà che per vivere con un po’ di tranquillità non ci vuole poi molto, se le cose si fanno seriamente e con un occhio che non guardi solo alla propria tasca.