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Il leone e la gazzella

Scritto da Giorgio Rinaldi il 1 agosto 2012
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Ogni mattina in Africa, una gazzella si sveglia, sa che deve correre più in fretta del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, un leone si sveglia, sa che deve correre più della gazzella, o morirà di fame.
Quando il sole sorge, non importa se sei un leone o una gazzella: è meglio che cominci a correre.  (William Shakespeare)

La savana africana nel nostro Paese è rappresentata dal fitto reticolo di leggi, decreti, regolamenti, circolari, ordinanze, direttive etc. che hanno la pretesa di regolare minuziosamente ogni aspetto dell’esistenza di un individuo.

Solo “pretesa”, perché da un lato ci sono leggi lacunose, dall’altro perché sono estremamente complesse, sicché i margini per eluderle, sia dolosamente sia per mera ignoranza, sono estremamente ampi.

La gente comune, che è la parte più debole di una popolazione, deve recitare -purtroppo- sempre la parte della gazzella perché i leoni sono sempre espertissimi, e non solo per la loro natura opportunistica, a districarsi tra le centinaia di migliaia di regole che governano la nostra vita.

La capacità di complicarci la realtà è una prerogativa dei paesi occidentali a struttura capitalistica e industrializzazione avanzata, oppure quelli a forte statalizzazione, come una volta erano quelli del cosiddetto “socialismo reale”.

Negli altri paesi c’è la tendenza opposta, perché la semplificazione aiuta a vivere meglio.

Da quando ci si sveglia a quando si va a letto, ciascuno di noi dovrebbe trascorrere il proprio tempo ad esaminare con la massima attenzione estratti-conto bancari, bollette di luce, gas e telefono, polizze assicurative, conti di questo o di quell’esercizio…

All’esame, immancabilmente, si evidenzia qualcosa che non torna, una piccola truffa che viene perpetrata ai tuoi danni.

Chi la fa sa che non rischia nulla, o quasi, quindi è sempre più incentivato a praticare attività criminose.

Basterebbero poche leggi, chiare, precise, di particolare durezza per dissuadere e all’occorrenza sanzionare chi tenta di approfittarsi della collettività.

All’amministratore di una società telefonica che imbroglia gli utenti inserendo arbitrariamente 1 centesimo in più su ogni bolletta, basterebbe che gli si irrogasse una condanna a 5 anni di carcere da scontare interamente e senza alcun beneficio di legge, nonché la sospensione della concessione d’esercizio per 6 mesi al’azienda, perché nessuno tenterebbe più di ingrassarsi a danno degli altri.

La Costituzione Italiana ha solo 139 articoli, che sono più che sufficienti per le fondamenta del contratto sociale.

Le leggi che invece intervengono, di riffa o di raffa, nel nostro quotidiano sono circa mezzo milione (nessuno lo sa di preciso), con un altissimo tasso di inutilità ed incomprensibilità.

Come si è arrivati a ciò?

Prendiamo ad esempio la nostra classe dirigente.

Su mille parlamentari nazionali e regionali quanti di questi sono persone di vera cultura, con riconosciute capacità direzionali e competenze tali da avere la capacità di introdurre regole affinché gli amministrati vivano meglio?

Non credo siano molte e, comunque, la stesura delle leggi è lasciata ad una pletora di funzionari ed impiegati di cui si ha il serio e concreto sospetto che abbiano solo una vaga conoscenza della lingua italiana.

In questo marasma vengono emanate leggi di cui –a volte- si ignora la portata, altre che non reggono al controllo di costituzionalità, altre ancora di cui non si capisce il testo, oppure sfacciatamente elaborate per soddisfare interessi più o meno nascosti.

In agosto, fortunatamente, tutti gli animali si rilassano un po’ e si riposano, comprese le gazzelle.

Tranne il leone.

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