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Maria Luigia: da imperatrice a duchessa

Scritto da Alessandro Delli Quadri il 1 giugno 2012
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Un parmigiano del nostro secolo, turista a Vienna, si fa quasi un dovere di visitare presso la chiesa dei Cappuccini la tomba di Maria Luigia e deporvi un mazzetto di violette di Parma.  Il quotidiano locale, La Gazzetta di Parma, nel dare notizia di tali visite non ne evidenzia  l’eccezionalità , intende solo  informare i  lettori sul perdurare di tale usanza gentile.

Nipote di Maria Teresa, aveva accettato di sposare l’imperatore Napoleone Bonaparte che, reduce da un fallito matrimonio con l’imperatrice Giuseppina, aveva necessità di assicurare un erede al trono. La scelta era caduta sulla giovane arciduchessa per le sue caratteristiche che denotavano  capacità generative. Di aspetto florido, anche se di bellezza non rara, la giovane Maria Luigia accettò di sacrificarsi alla ragion di Stato sposando l’Imperatore  che all’anagrafe risultava più vecchio di ben 22  anni. Il loro rapporto fu sempre formale e la nascita dell’erede al trono rinsaldò solo il vincolo legale, senza coinvolgere gli affetti.  Quando poi la fortuna volse le spalle al Bonaparte lei si ritrovò in posizione marginale rispetto al dramma, tanto da accettare senza ribellarsi le ragioni politiche del Metternich che avevano previsto anche l’isolamento dell’imperatore dal lato affettivo e familiare. Infatti con ogni mezzo, occulto o palese, le fu impedito, ammesso che lo avesse fermamente voluto, di accorrere a fianco del marito. In questa circostanza la persona che lo statista austriaco le aveva affiancato nel governo del Ducato di Parma, cioè il prestante conte Neipperg, ebbe l’ordine di stringere i tempi e conquistarne il cuore in modo che la sovrana non abbandonasse Parma.

Mite di carattere, amante della vita semplice, religiosa per educazione, si era ritrovata accanto all’uomo più odiato e più osannato che l’Europa avesse espresso in quel periodo tormentato.  Furono proprio le sue inclinazioni “tranquille e borghesi” che le permisero di staccarsi progressivamente dal marito in modo da non farsi coinvolgere o travolgere dalla bufera finale.

Il Congresso di Vienna le aveva assegnato, a vita, il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla e lei aveva accettato, prendendo possesso della carica nel 1816. Salita sul trono, si era ritrovata  a gestire una realtà non florida,  anche per l’epoca turbinosa e,  documentandosi sulla valente opera del ministro Du Tillot alla corte di Don Ferdinando di Borbone, aveva favorito la ripresa dell’agricoltura nel Ducato e  varie attività lavorative. Reintegrò gli ordini religiosi nel possesso dei beni patrimoniali e rilanciando le opere pubbliche diede avvio a lavori importanti quali il ponte in muratura sul Taro lungo la via Emilia. Seguì la programmazione di tutta  una serie di lavori: la costruzione di una strada verso la Lunigiana,  un teatro di nuovo impianto nel centro città, l’ospizio di maternità, il foro boario, il cimitero e le beccherie. Favorì inoltre  la sistemazione di un Collegio dei Nobili, istituzione tuttora vitale nel contesto culturale  della città e  intestato al suo nome. Anche altre istituzioni culturali trovarono nella Duchessa disponibilità e interessamento Rimasta vedova nel 1921 regolarizzò la sua posizione con  il Neipperg che aveva assolto ai compiti di ministro,  amante e, ora , di sposo  morganatico e dal quale la Duchessa ebbe tre figli.

I moti carbonari del 1821 nel Ducato furono poca cosa e Maria Luigia poté continuare a regnare con mano mite e benevola. Nel ’29 il Neipperg morì e da Vienna fu inviato il barone Werklein  che risultò inviso ai sudditi. Intanto nel periodo 1821 – 1831 le idee liberali si diffusero capillarmente anche a Parma e Piacenza e proprio nel 1831 si ebbero dei moti, ricollegabili a quelli di Modena. Maria Luigia dovette abbandonare Parma dove si insediò il governo provvisorio. Il  13 marzo di quell’anno gli austriaci entrarono in Parma ristabilendo il potere della sovrana e la reazione, non  violenta, fu mitigata ancor di più per precisa volontà della duchessa.

Nel 1832 morì a Vienna il figlio, l’Aiglon, e lei fu al suo fianco.  Seguì un periodo di intensa attività nel campo delle istituzioni culturali  che le assicurarono il favore dei sudditi e la riconoscenza dei nostri contemporanei. In quel periodo si ebbe l’istituzione di una congregazione religiosa femminile, le “Maestre Luigine”, così denominate in  onore della sovrana e questo è un chiaro segno di prestigio presso  le popolazioni.

Intanto le idee liberali si diffondevano sempre più nel ducato e Maria Luigia, anche se non ancora sulla strada del tramonto, si ritrovò a dover prendere posizione nei confronti di esponenti delle nuove dottrine politiche oramai presenti in ogni ceto sociale.

Nel 1847 comparvero problemi di salute e il 17 dicembre passò a miglior vita. Fu sepolta a Vienna, nella chiesa dei Cappuccini, accanto al figlio. Nel ducato tornarono i Borboni.

Ancora oggi la figura di Maria Luigia, circondata da un alone di simpatia affettuosa, è molto popolare presso ogni ceto della città e provincia. Ne fanno fede il gran numero di istituzioni culturali a lei intitolate e i già riferiti omaggi floreali  sulla sua tomba.

A noi potrebbe risultar facile esprimere giudizi critici negativi sul suo modo di regnare. Perfino la sua mitezza potrebbe essere riferita a incapacità o debolezza. Solo che, spesso,  gli incapaci non sono miti.

In ogni caso l’affetto dei parmigiani è  autentico e il museo Glauco Lombardi che custodisce i suoi cimeli continua ad essere meta di visite da parte di scolaresche e comitive di turisti.

 

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