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Il barbiere

Scritto da Massimo Palazzo il 1 marzo 2012
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Da bambino a tagliare i capelli andavo da Michele   a un kilometro da casa, mamma non era contenta, sosteneva fosse un incapace, secondo lei mi metteva una tazza in testa e tagliava la parte scoperta. Io non avevo scelta, papà  mi portava da lui  perchè era il suo parrucchiere da anni oltre che un  amico. Al primo piano della mia abitazione c’era un’altro  barbiere   gestito da padre e  figlio  bravi e simpatici, a volte mi fermavo a salutarli e a vederli lavorare, mi volevano bene. Il loro  era un locale piccolo  accogliente e pulito, non aveva vetrina, sopra la porta d’ingresso l’insegna, all’interno quattro sedie  per l ‘attesa,  un tavolino con  numerose copie della domenica del corriere,  lo specchio che riempiva tutta la parete con la base in legno a mobiletto dove erano appoggiati  tutti gli attrezzi. Le poltrone erano due, alte  in acciaio con i cuscini   in pelle nera, il poggiatesta aveva un rotolo di carta  aggiornato ad ogni cliente, il retro era l’appartamento dove abitavano con la signora Olga. Il modo di lavorare del Signor Francesco era da film, metteva l’asciugamano bianco che copriva tutto, poltrona compresa, il cotone idrofilo attorno al collo per non sporcare le camice, studiava la situazione, parlava poco e  badava  ad ottenere un buon risultato per  soddisfare al massimo il cliente. Sempre in cravatta e camicia, pochi capelli bianchi  ordinati e impomatati, scarpe lucide pantaloni stirati con la riga sembrava un manichino. Rimetteva a nuovo anche quelli messi molto male, con il sevizio completo non dimenticava nessun particolare, sopracciglie, peli nel naso e nelle orecchie, rasatura impeccabile. Al termine del lavoro copriva il capo con un asciugamano caldo, metteva il dopobarba, lo spray profumato, la crema, quindi mostrava con lo specchio  la parte posteriore della testa facendo roteare la poltrona. Il cliente  rimaneva soddisfatto, a questo punto il consiglio era  di tornare immediatamente a casa, la moglie vedendolo cosi non avrebbe potuto fare a meno di dargliela, se c’ ero io lo diceva a bassa voce nell’orecchio. Il figlio Giancarlo era meno teatrale ma parlava molto e di tutto, teneva sempre la  poltrona   bassa perchè era piccolo e con alcuni clienti doveva stendere  le braccia e mettersi in punta di piedi per arrivare in  cima. Sapeva tutto di tutti, se moriva o portavano in ospedale qualcuno lui non si sa’ come,  era il primo a saperlo. Oltre a numerose forbici e  rasoi e di varie misure c’erano molti  spruzzatori in vetro , con l’ acqua calda serviva per ammorbidire la pelle prima della rasatura, uno per il dopobarba, con l’ acqua normale  per bagnare i capelli se non faceva lo shampoo, quello con la  lozione,  a volte le teste sparivano nella nube della sostanza, il cliente doveva trattenere il respiro e aspettare prima di rivedersi allo specchio. E poi c’era  un prodotto che dava il tocco di classe finale e che tutti  usavano” la brillantina  Linetti “. Scatoletta verde chiaro bottiglietta mignon con all’interno il liquido bianco da  passare nei capelli per renderli lucidi, ordinati e profumati .Quante volte ho visto padre e figlio accontentare i clienti, a me spiaceva non provare le stesse sensazioni e non  tagliare i capelli da loro finche’ una volta ,approfittando del fatto che papà sarebbe rimasto assente  per parecchi giorni, chiesi al signor Francesco di trattarmi come un grande, volevo veder fatto su di me quello che faceva agli altri. Non se lo fece ripetere due volte ,mi fece accomodare mise l’asciugamano prese le forbici e  cadde  in trance  dalla contentezza, ci mancò poco che si mettesse a farmi anche la barba. Alla fine si ricordò di mettere il panno caldo sul viso e quando  mi impomatò con la Linetti mi sentii un uomo. Scesi dalla poltrona che ero il bambino più felice del mondo, loro lo erano più di me, la moglie Olga si affaccio e mi disse  contenta, ma guarda ( lè anmò puse bel ) e’ ancora più bello…….
Salii dalla mamma per farmi vedere e quella volta  disse che stavo bene .

 

                                   [STAMPA]