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Il Brunello di Montalcino

Scritto da Piero Valdiserra il 1 gennaio 2016
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Secondo alcuni Montalcino trae il suo nome da Mons Lucinus, ovvero “monte boscoso” (dalla parola latina lucus, che significa “piccolo bosco”). Altri propendono invece per Mons Ilcinus, cioè “monte dei lecci”, piante molto diffuse nella zona e raffigurate anche nello stemma cittadino. Già insediamento etrusco, Montalcino si ritrovò nel Medioevo sulla Via Francigena, la strada principale che collegava la Francia a Roma, e acquistò fin da allora notevole fama per la qualità dei suoi vini, che giunsero a conquistare anche la tavola dei Medici.

Nel XIX secolo, la storica reputazione vitivinicola di Montalcino si intrecciò sempre più strettamente con la vicenda della famiglia Biondi-Santi. Dopo aver selezionato un particolare clone di Sangiovese, e utilizzando tecniche enologiche francesi per il tempo avanzatissime, Ferruccio Biondi-Santi riuscì a fare un vino di qualità straordinaria. Correva l’anno 1888: data di nascita del vino Brunello e del nome che Ferruccio Biondi-Santi gli impose, per via del colore molto scuro dell’uva di provenienza.

Fino alla Seconda Guerra Mondiale la famiglia Biondi-Santi ebbe l’esclusiva commerciale del Brunello. Nel dopoguerra alcuni produttori locali si affiancarono ai fondatori nel produrre, imbottigliare e vendere il pregiato rosso ilcinese. Da 11 che erano nel 1960, divennero 25 nel 1970 e 53 nel 1980. All’alba del nuovo millennio, le denunce di produzione sono arrivate a sfiorare le 300 unità. Una progressione vertiginosa, che dà conto dell’enorme successo commerciale del Brunello e che ha spinto anche molti stranieri a credere nel vino di Montalcino: un esempio su tutti è quello della famiglia Mariani, americana di origini italiane, che ha investito notevoli capitali per costruire da zero la grande realtà di Castello Banfi.

Secondo l’attuale disciplinare di produzione, il Brunello di Montalcino D.O.C.G. deve essere sottoposto a un periodo di affinamento di almeno 2 anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione, e di almeno 4 mesi in bottiglia, e non può essere immesso al consumo prima del 1° gennaio dell’anno successivo al termine di 5 anni calcolati considerando l’annata della vendemmia. Può portare la dizione “Riserva” se immesso al consumo dopo il 1° gennaio dell’anno successivo al termine di 6 anni, calcolati considerando l’annata della vendemmia, fermo restando il minimo di 2 anni di affinamento in contenitori di rovere ma di almeno 6 mesi in bottiglia.

Di colore rosso rubino intenso tendente al granato, il Brunello di Montalcino ha profumo caratteristico e intenso, e sapore asciutto, caldo, leggermente tannico, robusto, armonico e persistente. La sua eleganza e la sua pienezza permettono di abbinarlo a piatti molto strutturati e compositi, come le carni rosse e la selvaggina da penna e da pelo, anche accompagnate da funghi e tartufi. Si accosta inoltre molto bene ai formaggi, dai più semplici ai più impegnativi; le sue caratteristiche uniche lo rendono infine un superbo vino da meditazione, da servirsi in bicchieri ampi che ne valorizzino tutte le più sottili sfumature organolettiche.