www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 216 - Aprile

Io sono il sole

Scritto da Giovanni Pistoia il 1 luglio 2015
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Oggi m’implorate di placare il mio fuoco; dite che non sopportate il mio caldo, che soffrite molto per la forza dei miei raggi, che gli anziani lasciati soli nelle città possono morire disidratati per colpa mia … domani, quando il freddo vi penetrerà nelle ossa, il vento vi spaccherà le labbra, le nuvole saranno bassissime, mi chiamerete, m’invocherete.

Avere a che fare con voi uomini è cosa davvero difficile. Pensate davvero che il mare, la luna, il cielo, la terra, le nuvole, il freddo, il caldo, la pioggia, la neve sono a vostra disposizione? Pensate veramente di essere i padroni dell’universo? Volete il sole ed ecco il sole ai vostri comandi; volete la neve ed ecco la neve placida scendere sulle vostre testoline; volete il mare calmo e subito le acque diventare docili … ma via, non avete capito niente: voi siete l’ultimo gradino nella scala universale. Avete l’intelligenza per adattarvi a tutto, avete la possibilità di gestire nei migliori dei modi questo vostro mondo e, invece, vi siete ridotti alle lamentele, ai sotterfugi. E tutto ciò perché credete di essere dei padroni, che quello che avete trovato è vostro e potete farne quello che volete. Illusi! neanche un granellino di sabbia è vostro.

Non possedete nulla, eppure state distruggendo cose non vostre che, invece, dovreste conservare per chi in questo momento sta nascendo. Ma voi, come vampiri, succhiate di tutto, svuotate il mare, il sottosuolo, la terra e, come se non bastasse, vorreste pure che io rispondessi ai vostri ordini: oggi caldo, perché devo farmi il bagno; domani niente, perché mi fa prurito alla testa … ma via, sciocchini!

Adesso avete inventato gli aerei per spegnere il fuoco dei vostri incendi (ma chi siete voi per sterminare gli alberi, gli animali!) e la terra va impoverendosi ogni giorno di più. Mentre cerco di parlare con voi, questi gingilli gialli mi passano davanti, il loro rumore mi infastidisce, m’inquieta. Le fiamme che straziano gli alberi lo sopportate, quello è caldo buono!

Che essere strano è l’uomo! Da quando si è messo in testa che tutto dipende da lui, ha rovinato la sua vita. Siete come gli altri, come il fiore che nasce, sboccia e muore, come il cane ramingo, come l’albero che cresce e dà germogli e frutti e ombra.

Oggi, ho voglia di darvi tutto il mio calore, di riempire i vostri occhi del mio giallo oro per i giorni in cui sarò assente. Vi lamentate? Peggio per voi. Come posso farvi capire, presuntuosi arroganti, che voglio nutrirvi di forza, di energia, di luce, sì di luce, perché ne avete tanto bisogno, ora che i vostri occhi si spengono, tanto da non distinguere il giorno dalla notte, il passato dal presente; e siete così convinti che la fine verrà solo per gli altri e mai per voi stessi. Come posso farvi capire, benedette creature, che l’uomo se perde l’umanità è niente; è l’essere più inutile del creato. E voi, moscerini che state respirando aria condizionata, l’umanità l’avete persa, dimenticata in qualche soffitta, gettata nel vicino cassonetto dei rifiuti.

Come recuperarla? È una giornata molto calda, così dite voi che non conoscete la mia potenza, fate così: salutatemi con un cenno della mano, regalatemi un sorriso e, soprattutto, donate un bel sorriso, aperto, sincero, a chi vi sta vicino; amico mio, se fai finta di non vedere l’altro, l’altro non vede te e, allora, davvero sarai un granello incapace, però, di diventare buona sabbia. Buon raggio di sole a tutti.

 

In: Giovanni Pistoia, Il mare a primavera, Photocity Edizioni, settembre 2012