www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 224 - Dicembre

L’odontotecnico

Scritto da Massimo Palazzo il 1 agosto 2013
facebooktwitterfacebooktwitter

L’odontotecnico è stato il mio migliore amico fino ai diciannove  anni . Ci conoscemmo e iniziammo a frequentarci verso la fine delle scuole  elementari e avevamo già bene in mente   quali sarebbero stati i nostri sogni e le nostre intenzioni  lavorative. Io volevo fare il lavoro di  mio padre  il rappresentante, lui  era attratto dai denti, dalle dentiere  e non vedeva l’ora di trovare un posto in un laboratorio.   Al primo anno delle  medie trovò finalmente lavoro al pomeriggio dove dar sfogo alla sua passione e  a cominciare ad avere dimestichezza con i materiali. Da quel momento in poi quando   eravamo insieme  si comportava con me come Buba nel film Forrest Gump . Buba  descriveva i gamberi, l’odontotecnico molari,  incisivi, carie, arcate, colore, come si facevano,  come si preparava il gesso,  stampi,  trapani,  frese ,  porcellane,  resine, oltre a disquisire ad oltranza su bocche e relative dentature delle persone che incontravamo.  Tale era la bramosia che nel   tempo libero faceva pratica con alcuni materiali,  io, i miei e i suoi, eravamo le cavie per le prime  impronte, costruiva mini dentiere da attaccare alle catenine,  ai portachiavi, ai braccialetti ,  altre più grandi come fermacarte,  portapenne, tutto era legato a quel tema, pertanto senza aver studiato, ne aver frequentato le scuole specializzate io  ero diventato esperto in materia. Finite le medie si iscrisse  a Milano alla scuola per odontotecnici, con gli studi e la pratica in laboratorio   non ci mise tanto a fare l’ esperienza necessaria  per cominciare a fare dentiere in proprio.  I clienti li visitava direttamente a domicilio , li assisteva , li faceva divertire  i  prezzi  che praticava erano molto concorrenziali . I suoi lavori  si vedevano  subito esteticamente. Cercava la perfezione,  gli altri facevano le arcate bianche  perfette allineate, denti tutti uguali , stessa misura, nessuna imperfezione,  si vedeva lontano un miglio che  erano finti. Lui  riproduceva una dentatura  simile a quella persa , se capitavano problemi  era subito disponibile a domicilio ,  bastava chiamarlo, i suoi lavori restavano in garanzia a vita. Il risultato era, che nessuno si accorgeva che i suoi clienti portavano la dentiera, tutti erano contenti e il lavoro aumentò in poco tempo. La ricerca della perfezione oltre che  con l’esperienza che faceva con  numerosi lavori,  la ampliava con  corsi di aggiornamento che lo portavano a spendere a volte molti più soldi di quelli che guadagnava. L’odontotecnico era piccolo, robusto, biondo sempre allegro e pronto a battute a ripetizione  per fare divertire tutti e attirare l’ attenzione del gentil sesso. Si reputava  brutto,  di conseguenza la sua teoria era che, siccome una bella non sarebbe sicuramente andata con lui allora bisognava scovare quelle  che nessuno avrebbe guardato.  La sua massima è  sempre stata ” donna ridente mutanda calante”  e la applicava sempre,  quando andavamo in una discoteca o a  qualsiasi festa prendeva di mira la più sfigata del pianeta, la faceva divertire e   l’obbiettivo era raggiunto. Mi sono molte volte vergognato delle sue conquiste, la collezione di mostri si arricchiva sempre di più, ero quasi propenso per scherzo a dimenticare la nostra amicizia di fronte a questa raccolta,  per fortuna , rare volte  si riabilitava con qualche colpo ad effetto. Il problema era che il vizio era oramai ben radicato ed era per lui   difficile resistere alla tentazione. Capitò una volta e, non ricordo per quale motivo  facemmo una  vacanza separata . Quando tornò non la smetteva di raccontarmi di questa ragazza che aveva conosciuto, che era innamorato, parlava meno di denti e maggiormente di lei, un miracolo. Pensavo fosse andato a Lourdes o a Fatima e la Madonna stanca lo avesse redarguito invece,  era stato a  Forlì . La lei in questione era, a parer suo molto bella, da come me la descriveva cominciavo a crederci,  un amico che era stato  con lui in vacanza me lo confermava. Alla fine dell’estate amici di lei organizzarono una festa, lo invitarono e lui portò me  e l’altro  amico che  aveva  la macchina e la patente,  noi ne eravamo ancora sprovvisti . Gli organizzatori  prepararono aperitivo pranzo e musica  all’interno di una villa molto grande e bella, invitarono molta gente ma , la mia curiosità oltre ad avere la possibilità di fare un gran  casino, era conoscere nuove ragazze, magari  cuccare e, molto importante,  constatare come fosse la ragazza.  Non vedevo l’ora di vedere le sembianze di questa dea , in effetti cominciavo a pensare che questa volta avesse  ragione, che mi avrebbe smentito , la maggior parte delle presenti erano di un ottimo  livello ma non riuscivo ad individuarla , finchè  l’ amico  comune me la indicò . Non potei fare a meno di essere maleducato e ridere perché  i miei dubbi si dissiparono all’istante , non era brutta  ma lontana dall’essere paragonata ad una bellezza e alla maggior parte delle presenti. Decisi  deluso di  concentrarmi sulla festa  che non decollava,  tutti ingessati , tranquilli, calmi educati ,  le ragazze ce l’ avevano d’oro, figlie e figli di papà che parlavano forbitamente, cominciavo a rompermi , l’atmosfera era da chiesa.  Io e l ‘altro amico capimmo  che non avremmo combinato niente con le bellezze presenti, l’odontotecnico era  serio perché non voleva fare brutte figure con la sua bella , ad un certo momento non ce la fece più e   cominciammo a darci da fare per  divertirci  per conto nostro.  Per fortuna ci venne in soccorso  il padre della festeggiata che, inneggiando ad una parte anatomica del corpo femminile   accese  un po’ l’ ambiente,  fu per noi lo  spunto per lasciarci andare completamente. Anche i timidoni che all’ inizio ci guardavano  male, decisero che si dovevano divertire e li coinvolgemmo  in  una baraonda paurosa.  Io e l’odontotecnico, che si dimenticò  totalmente della sua bella,  ne combinammo di tutti i colori, il nostro amico prese una sbornia paurosa e si riprese dopo due giorni . Alla fine pagammo il conto dell’albergo con i suoi soldi e non lo confessammo mai , tornammo guidando con il foglio rosa  la sua macchina in autostrada  che  strapazzammo al massimo con lui dietro che dormiva. La storia con quella di Forlì durò  poco più di un anno, venne anche a Varese più volte, lui scese raramente ma la goccia che fece traboccare il vaso avvenne quando lei stessa organizzò una festa. Andammo io, ovviamente l’odontotecnico, un altro  amico,   il più  matto che ho conosciuto in vita mia, completava il gruppo quello che sembrava  il più mite serio ed educato del mondo  ed invece era la  miscela esplosiva di tutti,  fu il capolinea della storia amorosa. La  famiglia dell’odontotecnico  era   da  reality , il  padre  lavorava come    ragioniere in una ditta fuori città, l’esempio  della raffinatezza ,educazione e  onestà, sempre in camicia e cravatta, durante tutti gli anni che l’ ho  frequentato non l’ ho mai visto una volta senza. Era talmente legato alla sua classe che non mi ha mai permesso di entrare in confidenza, di sentirmi uno di casa come lo era il   suo  per la mia famiglia, figlio che nonostante lo splendido esempio  era completamente l’opposto. La mamma  era  concentrata sulle pulizie, teneva la casa in maniera maniacale, usciva raramente, quasi sempre senza il consorte  e con poco interesse, lui parlava sottovoce  lei urlava, non ho mai capito cosa ci fosse in comune tra questa coppia. La casa era piccola, chiunque entrasse doveva prestare la massima attenzione a come muoversi e non sporcare, senza scarpe e le pattine erano d’obbligo,  tutto doveva essere tenuto in ordine perfetto, nessuno poteva comperare  vestiti  nuovi se prima non ne eliminava di vecchi, gli armadi erano piccoli e non potevano contenerne molti,  il salotto era sacro,  di giorno possibilmente da evitare, la sera il divano diventava il  letto dell’odontotecnico. Nonostante i guai fisici la mamma passava la  maggior parte del tempo  a pulire,  in cucina  bisognava accontentarsi  perchè, non  voleva assolutamente impuzzolentire tutta la casa e, non capiva  perchè doveva dedicare molto  tempo per cucinare per poi veder  mangiato tutto in un attimo. Il caffè latte era sempre presente nel menù, molte volte per cena c’era solo quello accompagnato dagli oro saiwa, l’odontotecnico ne inzuppava dita comprese anche quattro cinque per volta,   pasta e riso, naturalmente in bianco ,  i sughi richiedevano troppo tempo, qualche contorno e, al venerdì   pesce falso. Io non capivo quale piatto  strano fosse questo pesce falso e, non ottenni risposta finche’ non lo vidi e lo mangiai. Aveva veramente le sembianze del pesce ma era fatto con patate bollite , c’era anche l’occhio che era un’ oliva,  a detta della cuoca aveva il pregio che non puzzava, costava poco e si cucinava in un attimo. Madre e figlio non andavano molto d’accordo, lui non rispettava le indicazioni e aveva meno pazienza del padre, era molto vivace pertanto urlavano spesso e c’era molto da ridere ad assistere ai loro scontri, questi comportamenti urtavano l’educazione del ragioniere che si vergognava per il tono di voce e un comportamento fuori da ogni sua immaginazione. Il  pover’ uomo era completamente dedicato al lavoro, aveva perso la battaglia per quanto riguarda  l’educazione del figlio che chiamava vandalo. La sua principale mansione familiare   era  fare la spesa, compito che eseguiva con assoluta precisione ed oculatezza . Aveva un  blocchetto dove teneva aggiornati  i prezzi dei prodotti consumati e  il posto più conveniente dove acquistarli. In alcuni casi sembrava  la fotocopia di un famoso ragioniere  che, al posto della bianchina aveva  la seicento, sostituita  dopo numerosissimi sacrifici   con la 127. La ritirò dal concessionario, la portò a casa, la mostrò orgoglioso alla famiglia,  a me e ai vicini poi, la depositò  all’autosilo.  Il destino volle che  la prima sera la misero sotto un  montacarichi  che si ruppe e trasformò la nuova macchina come una scatola di sardine . La sfiga con le macchine non finisce qui, una volta  restammo a piedi con  quella  del figlio e lo chiamammo per farci trainare,  lui  arrivò con la seconda 127 immacolata,  attaccammo la corda erroneamente  al paraurti quando riparti il figlio non aveva ancora inserito la chiave.  Lui andò in una direzione noi in un altra  il paraurti si staccò e rimase in mezzo alla strada, noi morivamo dal ridere,  lui era cadaverico, dal dispiacere farfugliava e più  lo faceva e più noi  ci sbellicavamo dalle risate. Io e l’odontotecnico eravamo sempre insieme,  quando terminavamo il lavoro  niente ci fermava, pioggia neve vento e freddo non avevano nessuna importanza . Qualsiasi mezzo andava bene per spostarci , una sera avevamo un appuntamento in una discoteca  una trentina di kilometri fuori città ma  non sapevamo come andarci. Era inverno e il tempo era molto brutto,   non ci scoraggiammo. Io recuperai un ciao, lui il mini motorino da barca del suo principale , quando ci montò sopra non si vedeva nemmeno poi  mise anche la mantella e  sembrava un extra terreste che si muoveva. Quando  comperai la lambretta  non ci fermavamo davanti a niente, le distanze non esistevano , ad ogni ritorno notturno  passavamo nella piazza  principale e facevamo più giri per cercare la piega più grossa per fare le scintille. Guidavo sempre io perché  di lui non mi fidavo ed eravamo come quelli di Oleggio ” uno è scemo ma l’ altro è peggio. Quando giunse il momento  di prendere la patente fu’ mio padre che insegnò  a entrambi a guidare. Lo accompagnavamo spesso , faceva fare pratica a me all’ andata  lui al ritorno. A diciotto anni  acquistai la  macchina  lui la prese identica , stesso modello , stesso colore , stesse foderine , non c’era nemmeno gusto a uscire o con l’una o con l’altra. Casa mia era anche sua ,  si trovava meglio da me che dai suoi, a volte rientrando non sapevo nemmeno ci fosse ,  lo trovavo in bagno , in camera che dormiva, chiedevo alla mamma come mai aveva  cucinato un certo piatto e lei  rispondeva che glielo aveva chiesto lui, si muoveva e faceva il tutto come se fosse un ‘altro figlio. Il nostro primo viaggio  fu’   a Saint Tropez in Francia  su indicazione di papà . Ci disse che era molto bella, spiagge piene di opere d’arte, noi  seguimmo il suo consiglio, non sapevamo una parola di francese ma l’odontotecnico sosteneva che parlando il dialetto milanese ci saremmo capiti , non andò proprio cosi ma ce la cavammo. Decidemmo di fare campeggio  e comperammo tutto l’occorrente . La tenda aveva le dimensioni di un albergo, ci fermammo  dopo Cannes, ci mettemmo molto  per montarla, la gente guardandoci pensava aspettassimo una famiglia numerosa  invece eravamo solo noi due. Due camere singole  con branda materasso e lenzuola,  una per  i bagagli ,  cucina,  dispensa,  spogliatoio, la veranda enorme con lo stuoino il tavolo e le sedie tutto organizzato perfettamente. Andammo in spiaggia e nemmeno se l’avessimo cercata, di fianco a noi la ragazza  più brutta di tutto il pianeta. Nessuna lingua poteva creare ostacolo, era entrata nel suo obiettivo , la vedevo ridere e piu’ rideva e piu’ cadeva nella rete del suo famoso detto.  Ando’ a finire  che passo’ la serata insieme e non tornò nemmeno a dormire in tenda. La usammo solo per quel viaggio, l’anno dopo ritornammo a Saint  Tropez con destinazione Spagna in moto ma optammo per gli alberghi. Anche per lo spagnolo che non parlavamo diventò tutto semplice, secondo lui  bastava aggiungere una s alla fine e tutto era risolto. Fu una vacanza molto divertente, visitammo molti posti interessanti , scriveva spesso cartoline a casa e fin qui niente di strano, era la compilazione che mi faceva ridere perche’ le firmava con saluti e nome e cognome.  Sulla strada del ritorno, a cento km da Barcellona la sua moto si ruppe in autostrada. Capimmo subito che si trattava di qualcosa difficile da risolvere . Lo tirai con una corda fino alla citta’ per cercare una concessionaria , quando uscimmo dall’autostrada, da poco entrati in città, ci fermò una pattuglia della polizia. Il poliziotto ci fece subito intendere  che sarebbero stati guai,  voleva sequestrare la mia moto, darmi una multa molto alta, portarmi in gendarmeria e trattenermi fimo al giorno seguente. Mentre cercavamo di spiegarci con molta difficoltà ,l’odontotecnico, forse impaurito da quello che ci stava per capitare, metteva più  del solito, si fermò una macchina con una coppia giovane in partenza per le ferie, che prese le nostre difese. Riuscirono a fatica  a convincere i poliziotti a lasciarci liberi e a non farci  nemmeno la multa. Avevamo però il problema della moto rotta, trainarla non si poteva allora  la coppia insistette per caricarla  sulla macchina, una berlina piccola e inadatta ad accoglierla. La caricammo  per metà l’ altra sporgeva, fu una   situazione comica, la coppia rinunciò alla partenza per le vacanze, ci ospitò a casa  con la speranza che un loro amico meccanico il giorno dopo sarebbe stato in grado di ripararla. La scaricammo  nel garage,  io in compagnia del ragazzo spagnolo andai a  cercare  il  meccanico che non trovammo,  l’odontotecnico restò in casa con la sua fidanzata ad aspettarci. Ero molto più  preoccupato  per loro due in casa soli  che per la moto,  lei era inguardabile da quanto era  brutta pertanto degna delle sue attenzioni,  aveva una minigonna vertiginosa, eravamo nei guai ci mancava solo che non tenesse a freno i suoi istinti. Per fortuna non fece il pistola,  loro furono gentilissimi, ci fecero visitare la città, cenammo insieme poi tornammo a casa,  eravamo stanchissimi, faceva un molto caldo.  Il problema era che non ne volevano sapere di andare  dormire, erano d’accordo con il mucho calor ma appassionati di Rambo vollero che ne guardassimo uno  tutti insieme  in spagnolo. Ci fermammo due giorni in loro compagnia, lui lo chiamavamo mucho calor lei  Mariangela, il nome della figlia di Fantozzi, non  riuscimmo a riparare la moto, il pezzo di ricambio era introvabile, essendo agosto risultava  problematico reperirlo. Decidemmo di ripartire, non ce la facevamo più del caldo, di Barcellona  24 ore su 24 questi non ne volevano mai sapere di andare a dormire, Rambo li avevamo visti tutti, eravamo esausti di essere ospiti a quattro stelle, caricammo tutti i bagagli sulla mia moto, l’odontotecnico lascio’ con grande fiducia e disperazione pur di andarsene  la moto  che la coppia  spedì  in Italia con il treno.  Restammo in contatto con questa gentilissima coppia, per una coincidenza non ci incontrammo in un altro nostro viaggio nel loro paese quando, durante una nuova vacanza l’odontotecnico raggiunse l’apoteosi nel palmares delle sue conquiste  con, il premio oscar mondiale della bruttezza. A questa poverina, che sembrava uno zombie, non sembrava vero di avere un corteggiatore. Venne in aereo a trovarlo a Varese parecchie volte e in quelle occasioni tutti lo evitavano.  Nel frattempo  tra  tante analisi e  indecisioni si era   deciso e aveva finalmente aperto il laboratorio in proprio con annessa abitazione, in pratica viveva a stretto contatto dei denti 24 su 24 .Aveva una camera da letto tutta sua e finalmente un armadio , siccome cominciava anche a guadagnare discretamente  poteva comperarsi piu’ vestiti . Il  tutto avveniva senza logica, andava nel miglior negozio del centro e, chiedeva   al commesso di vestirlo  perche’ lui non era portato per abbinamenti e colori. Usciva soddisfatto con  tre maglioni , tre camice , tre paia di pantaloni, scarpe calze cinture  , mutande  tutto molto bello ma sempre tre.  iI problema era che gli era rimasta l’ abitudine  della mamma, pertanto non dava seguito ad altri acquisti. Inoltre, tutto quello che acquistava non durava  perche’ li usava  per qualsiasi scopo, se doveva lavare la macchina, smontare la moto o tagliare il prato  non si cambiava pertanto restava presto senza. Dopo il militare le nostre strade cominciarono a poco a poco a dividersi , io volevo viaggiare lui no, io adoravo il mio lavoro ma era il mezzo per togliermi le soddisfazioni, per lui invece era lo scopo principale. Restammo amici ma non ci frequentammo più come in precedenza, se capitava qualche occasione d’ incontro  a cene o feste bastava un occhiata per scatenare il putiferio. Caratterialmente  e fisicamente l’ho visto invecchiare presto, lo sport l’ha abbandonato subito, le conquiste femminili  sono continuate sulla stessa falsariga anzi in alcuni casi ha superato ogni immaginazione fino  a quando si è sposato  con una amica d’ infanzia , per fortuna  esteticamente decente.  La  moglie ha un carattere forte  e possessivo,  lui è uno del vivi e lascia vivere  non vuole e non si crea problemi, ciò che importa sono i denti,   mangiare bene e il sesso .  Lei è riuscita a creare l’ambiente familiare  ideale per uno come lui che, ha dovuto sempre viverlo in precedenza come una caserma, un albergo. Gli compera  i vestiti ,  lo richiama sui comportamenti forse lo ha per certi versi   spento pero’ , parte di queste  componenti lo hanno reso felice e tranquillo . I denti continuano ad occupare il suo tempo e i suoi pensieri, peccato che i dentisti del giorno d’oggi non cercano più  la qualità e lui si è a malincuore dovuto in parte adattare a queste regole.  Incontrandolo non chiederò mai qualcosa inerente agli stessi altrimenti mi toccherebbe fare un ripasso. Di una cosa sarei curioso di appurare,  e  per scherzo sono stato tante volte tentato di farlo, mandargli in studio una  gran bruttona ,  possibilmente disponibile per vedere cosa e’ rimasto dell’odontotecnico che conoscevo. Chissà cosa accadrebbe? Dimenticavo , la marescialla, pardon la moglie  che lo conosce bene non lo lascia mai solo.