“Chi rompe paga e i cocci restan suoi”
Così si dice quando qualcuno combina qualche guaio.
E, se il guaio è piccolo, non c’è dubbio che il proverbio trovi positivo riscontro.
Per contro, a maggior danno maggiore impunità.
Poi, se il guaio è veramente grosso, il rischio è che si venga –addirittura- premiati e i cocci restano ai poveri malcapitati proprietari.
Gli esempi non mancano.
Prendiamo la crisi finanziaria ed economica che ha investito i paesi europei ed il nord-america. Gli economisti che non l’avevano prevista sono tutti al loro posto, promossi sul campo alla ricerca dei rimedi.
I banchieri, che in massima parte l’hanno provocata, sono incollati alle loro poltrone, pregati di aggiustare con la scolorina i bilanci delle banche, per non allarmare “i mercati”; continuamente adulati come i nuovi salvatori dell’economia mondiale, purchè continuino ad introitare e nascondere i debiti “sovrani”, così chiamati secondo la terminologia oggi in voga.
I politici sono i maggiori responsabili dell’attuale catastrofe economica.
Ma, per loro il discorso è più articolato e complesso.
I legislatori, cioè quelli che fanno le leggi, dovrebbero essere delle persone di grandissima cultura, di specchiatissima moralità, di altissima preparazione.
Persone capaci di interpretare i bisogni della società, di prevedere nuovi scenari sociali, di assicurare benessere ai destinatari dei loro provvedimenti.
Ma ciò, all’evidenza, risulta improbabile, vuoi perché al momento della selezione dei candidati i partiti ritengono che un millantatore possa avere più chances di uno scienziato; vuoi perché -specialmente con l’attuale legge elettorale- all’atto della composizione delle liste vengono da subito indicati quali vincitori quelli che, per una ragione o per un’altra, devono essere premiati, perché il seggio in un’assemblea legislativa è visto solo come un’opportunità per incassare soldi e privilegi vari; vuoi perché i gangli del potere sono sempre in mano agli stessi e, come è noto, avere al proprio servizio degli uomini di paglia è molto meglio che avere dei competitors; vuoi perché dove si decidono le sorti di un paese albergano, spesso e volentieri, un numero considerevole di inetti, incapaci e parassiti.
Basta leggere la stampa quotidiana per rendersi conto in quale baratro siamo caduti.
Immaginate voi delle signorinelle più aduse a frequentare estetiste che biblioteche, quali straordinarie competenze possano avere per fronteggiare una crisi economico-finanziaria dalle dimensioni ciclopiche; quale cultura politica per orientare le scelte strategiche del paese in politica estera; quale esperienza sociale per indirizzare il paese verso nuovi obiettivi di crescita…
Eppure, accanto a qualche “mostro sacro” siedono in Parlamento un buon numero di “miracolati a cultura prossima allo zero assoluto” che non distinguono la Borsa dalla borsa della spesa.
Così come siede ai vertici del potere chi ha giurato sul Tricolore fedeltà alla Repubblica Italiana dopo essere stato condannato per avere pubblicamente esclamato: il Tricolore lo uso soltanto per pulirmi il culo.
A sottacere l’idea di smembramento della Penisola, che non si concilia di certo con la Costituzione che si è giurato di osservare e difendere: “La Repubblica, una e indivisibile…” (art. 5).
E, che dire alla vista dei moralizzatori dell’ultima ora che infilano figli, parenti, affini ed amici in ogni spazio pubblico ove può essere garantito uno stipendio d’oro ?
E, quelli che hanno fatto del “conflitto di interessi” una (giustissima) battaglia in difesa della democrazia e poi, quando avevano i numeri per votare una legge ad hoc, improvvisamente se ne sono scordati ?
E, il cosiddetto scontro tra i poteri esecutivo / legislativo / giudiziario?
Sono quasi venti anni che valanghe di accuse si abbattono sul nostro Premier e i suoi accoliti ma, per un motivo o per un altro (tranne qualche lodevole eccezione), per una prescrizione o un condono, per una legge particolare o per una svista, si parla, si parla, si parla ma tutto resta immobile, come la Terra nella concezione tolemaica.
Sono anni e anni di potere dei cosiddetti perseguitati, anche quando hanno goduto di maggioranza stratosferiche (100 deputati in più dell’opposizione), che non è stata varata alcuna riforma complessiva della giustizia (“epocale”, secondo il luogo comune), talchè potesse garantire ai presunti perseguitati quanto dagli stessi continuamente protestato: inchieste rapide e trasparenti, giusti processi, etc. etc…
Sbaglio o l’impressione che si ha è quella di essere capitati in mezzo ad una partita di poker dove tutti bluffano?
Una battaglia che è solo un falso, perché semplicemente un war games, dove tutti fanno finta di combattere.
Gli stranieri non ci capiscono.
Dicono in coro: come mai la maggioranza degli italiani ha votato un esecutivo così chiacchierato e pluriazzoppato (…) e, alla prova dei fatti, non all’altezza del compito cui è stato chiamato ?
Questo è un altro falso che bisogna rimuovere.
Alle ultime elezioni politiche in Italia gli elettori sono stati 47 milioni.
I votanti circa 38 milioni.
Le schede bianche e nulle circa 2 milioni.
Dei restanti 36 milioni quasi 13,5 milioni, che hanno votato per il partito del Primo Ministro, vanno tolti circa 5,5 milioni che erano la “dote” del partito del Presidente della Camera dei Deputati, ora all’opposizione.
Gli 8 milioni residui di elettori, pari al 17%, ufficialmente sorreggono l’attuale partito che ha espresso il primo ministro.
Del restante 83% degli elettori italiani nulla si sa.
Da tempo.