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L’obsolescenza programmata

Scritto da Giorgio Rinaldi il 1 luglio 2013
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Non molto tempo fa, mi ha chiamato un mio amico chiedendomi se conoscessi un tecnico-riparatore di fotocopiatori perché nel display del suo, dopo il blocco di ogni attività,  era apparso un “codice di guasto” composto da una sequenza di lettere e numeri con, in aggiunta, il perentorio invito a contattare il rivenditore, di cui forniva nominativo e numero telefonico: cosa che aveva fatto per sentirsi solo dire che  la macchina aveva raggiunto il limite di attività per il quale era stata costruita, sicché era necessario acquistarne una nuova.

Non convinto da tale, certo non disinteressata, dichiarazione, aveva pensato bene di rivolgersi agli amici, fiducioso nelle consuetudini popolari  che vogliono gli ammalati più sapienti dei medici nella diagnosi, prognosi e terapia della comune malattia.

Raggiunto il capezzale del macchinario agonizzante, ho chiesto al mio amico di connettere il suo computer ad internet e digitare nella pagina di un motore di ricerca la marca e il modello del fotocopiatore, nonchè il codice di guasto segnalato.

Immediatamente si è aperta una pagina che suggeriva un collegamento al sito di “youtube”.

Qui un ragazzo, nonostante parlasse portoghese, mimando le operazioni da effettuare sula tastiera di un fotocopiatore del tutto identico al nostro, in pochi secondi ci ha fatto capire qual era la cura risolutiva.

Replicata l’operazione (3 numeri da digitare e un tasto da premere per pochi secondi), un sussulto del fotocopiatore celebrava la vittoria del “mugnaio Arnold di Sans-Souci, Potsdam, che a Berlino aveva trovato Federico II di Prussia”.

Avevamo sconfitto, nel nostro piccolo, riportando a nuova vita una modesta fotocopiatrice, l’onnipotenza delle grandi (e piccole) industrie del Pianeta che ogni giorno si fanno beffa di miliardi di consumatori !

Al di la della scherzosa enfasi, cerchiamo di capire i problema.

Mettetevi comodi e riflettete.

L’espressione “obsolescenza programmata” sta ad indicare il periodo di vita che viene assegnato dal costruttore al suo prodotto.

Qualunque oggetto prodotto dovrebbe durare, ordinariamente, lo stesso tempo dei materiali che lo compongono, ma ciò costringerebbe il fabbricante a diversificare la propria attività costruendo pezzi di ricambio, addestrare personale, mantenere aperti magazzini di stoccaggio etc.

Invece, usando materiali scadenti e componenti di dubbia qualità, il prodotto non potrà durare oltre un certo tempo (in genere non superiore alla garanzia di legge..!) prima che diventi inutilizzabile.

Anche qualora il consumatore avesse in animo di ripararlo, il pezzo di ricambio sarebbe difficilmente reperibile o a costi decisamente superiori al prezzo dell’intero bene.

Chi possiede un’automobile sa come nel caso di rottura di una piccola parte meccanica o di carrozzeria si trova di fronte alla richiesta di sostituzione di corpose parti progettate in blocco.

Come sa che i primi segni di ruggine compaiono immancabilmente il mese successivo alla cessazione della garanzia sula vernice.

Chi ha in cucina un frullatore, un tostapane, un fornetto… sa bene che il costo di un pezzo di ricambio, a tacere la mano d’opera quando la si trova, è di gran lunga superiore al costo stesso del bene.

Quando il fabbricante non può agire sulla scelta della qualità dei materiali con i quali costruisce il bene, oppure l’oggetto è dotato di componenti elettroniche, ecco che –allora- come nel caso prima citato del fotocopiatore (ma lo stesso vale per le stampanti,  telefoni cellulari, Ipod, Ipad, centraline elettroniche…),  il software viene programmato perché la vita del bene non superi un certo tempo.

Nel 1924, negli Stati Uniti, i produttori di lampadine ad incandescenza diedero vita al cosiddetto “Cartello di Phoebus”: tutti i membri si impegnavano a ridurre la vita delle lampadine da 2500 ore di funzionamento a meno di 1000.

Qualche anno dopo i produttori di calze si accordarono per mettere in vendita delle calze di nylon che si smagliavano facilmente.

Chissà quanti accordi da allora sono stati fatti a nostra insaputa… lasciandoci la nostalgia di quel televisore messo a riposo ancora perfettamente funzionante dopo soli 35 anni di onorato servizio !

Nel 2003 la famosa Apple è stata condannata da un tribunale USA a risarcire i propri clienti perché la batteria dell’Ipod era stata progettata per una breve durata e poi era impossibile trovarne di nuove, costringendo i consumatori a comprare un nuovo prodotto.

Accanto all’obsolescenza programmata dei prodotti, troviamo la cosiddetta “obsolescenza pianificata”.

In questo ultimo caso i fabbricanti non producono beni “a scadenza”, ma invogliano i consumatori all’acquisto facendo passare come bisogni ciò che è solo una moda passeggera.

Assistiamo così al moltiplicarsi di modelli di automobili che rendono “vecchi e brutti” i precedenti; modelli di frigoriferi, televisori, telefonini, abiti, scarpe… che dopo appena qualche mese non sono più “attuali”.

Le persone vengono continuamente stimolate a comprare l’ultimo prodotto e disfarsi del precedente, anche se perfettamente funzionante.

E’ ciò che va sotto il nome di “consumismo”: acquistiamo solo per il piacere di acquistare, senza avere alcuna necessità di quanto compriamo.

Chi progetta i beni a scadenza non si cura minimamente né del consumo delle materie prime necessarie alla fabbricazione dei beni, che non sono inesauribili, né dello smaltimento dei beni non più utilizzati, i cui componenti altamente tossici, che vengono per lo più esportati in Africa e nei paesi sottosviluppati, sono pronti a sfidare l’eternità prima che possano degradarsi.

Lo scempio del pianeta Terra ad opera di persone senza scrupoli che in nome del profitto continuano imperterrite a farsi gioco di miliardi di esseri viventi trova aperta connivenza con chi dovrebbe dettare le regole ad un mercato scellerato (una volta tanto i nostri politici sono in buona compagnia internazionale).

Chi dovrebbe controllare che la popolazione mondiale non venga truffata (perché di truffa si tratta, al di la dell’ammiccante terminologia scientifica) è verosimilmente in altre faccende affaccendato.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, se anche tra gli eletti l’obsolescenza è programmata, visto che una buona pattuglia di neo deputati e senatori, senza avere avuto il tempo di imparare neanche la differenza tra le stazioni Termini e Tiburtina, presto lasceranno il posto a quelli che in lista li seguivano, come da programma.