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Capitan Fracassa…to

Scritto da Giorgio Rinaldi il 2 febbraio 2012
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E, alla fine, c’è riuscito davvero.

Complice un modesto scoglio, che mai avrebbe potuto sospettare che un vanitoso capitano di lungo corso, desideroso di mostrare alla biondina venuta dall’Est i muscoli a mezzo protesi navale, spingesse ad incredibile velocità una nave dalle ciclopiche dimensioni fin sotto costa, in una buia notte invernale.

Eppure, così è stato.

Centinaia e centinaia di trasmissioni televisive, radiofoniche, dibattiti su internet, migliaia di articoli sui giornali di tutto il mondo, interviste ad improvvisati crocieristi passati dal terrore del naufragio alle apparizioni sul piccolo schermo, compassati ufficiali di marina a spiegare il gergo marinaresco, torme di associazioni di consumatori pronte a fare a fettine l’armatore, decine di psichiatri mobilitati a scandagliare nei meandri della mente del comandante per capire perché, contro ogni legge del mare, non è stato l’ultimo a scendere dalla nave e solo dopo avere messo in salvo l’ultimo passeggero.

Alle difese d’ufficio (paesani, parenti, commilitoni) qualcuno si è spinto sino a dire che con ardita manovra (in realtà banale, perché è insegnata anche agli allievi mozzo) il comandante avrebbe salvato 5000 vite e non era rimasto sulla nave perché scivolato sulla scialuppa di salvataggio, nella quale –verosimilmente- erano caduti anche il comandante in seconda e il terzo ufficiale, visto che a bordo a coordinare i soccorsi pare che fossero rimasti solo il commissario infortunato, un cuoco e un parrucchiere.

Anche il più sprovveduto intuisce che con la criminale manovra di pericolosa ed inusuale velocità si dovrebbe parlare del  tentativo di accoppare 5000 vite e non certo di salvarle.

Il mondo è bello perché è vario.

La risposta a quanto successo può darla la nota maschera cara al teatro napoletano: Pulcinella.

In uno dei suoi più noti detti, il saggio personaggio sosteneva che le persone si misurano alla prova dei fatti (“Alle prove ci vediamo!”).

Il capitano, ancorché gravemente inimicato con la lingua italiana, aveva tutti i requisiti per comandare l’ammiraglia della flotta.

Le sue capacità teoriche difettavano, però, di pratico riscontro.

Quando ha sentito la nave traballare, tutte le sue certezze, tutte le sue competenze, tutte le sue conoscenze, tutte le sue capacità si sono miseramente fracassate su quel solitario scoglio.

Codardia? Vigliaccheria? Pusillanimità? Panico? Paura? Angoscia?

Chi può saperlo?

Il settimanale tedesco “Der Spiegel” dice che il comandante della nave Concordia è il tipico italiano vigliacco (strano che non abbia anche aggiunto che il comandante avrebbe tentato di farsi dare dei soldi dai crocieristi per la straordinaria occasione loro offerta di partecipazione ad un  naufragio senza supplemento di prezzo).

Di questa affermazione noi ci rallegriamo, perché dimostra che –per nostra immeritata fortuna – non tutti i tedeschi sono virtuosi, capaci ed in grado di trascinare l’economia europea, ma ci sono fra loro anche tanti imbecilli che rendono la Germania simile alle altre nazioni del Vecchio Continente, e questo ci tranquillizza molto sui destini del Mondo.

Di sicuro il capitano si è dimostrato totalmente inadeguato al comando di una nave, così come in tanti si sono dimostrati incapaci di dare sicuro indirizzo a maggioranze, minoranze e governo del Belpaese.

Come per il passato, infatti, continuiamo ad assistere a provvedimenti legislativi senza né capo né coda, scritti frettolosamente e spesso senza sapere di cosa si stava scrivendo.

Sembra di assistere alla navigazione di un’altra nave che a velocità sostenuta si sta avvicinando alla costa, senza consultazione delle carte nautiche e solo per far vedere agli indigeni quanto si è bravi.

In un mare fitto di scogli.

La speranza è che al comando non ci sia un altro Capitan Fracassa…to.