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Le parole del disastro

Scritto da Emanuela Medoro il 1 marzo 2013
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Unisco la mia vocina al coro vasto e sonoro che accompagna i risultati delle votazioni politiche. Fra tutte le parole che ho sentito ne ricordo bene tre : obsoleto, referenziale e responsabilità.
La prima parola, obsoleto, significa invecchiato, fuori dei tempi, e va bene per gente della terza età. Autoreferenziale indica uno che si riferisce solo a se stesso. Questo è vero per gente che non può accettare come punto di riferimento la destra di S. Berlusconi, perché un simile Paperon de Paperoni tutto d’oro  non può rappresentare, per esempio, una insegnante a stipendio fisso, di tradizioni familiari legate allo stipendio mensile, insomma una della classe media.   E neppure, in tempi più recenti, mi è sembrato un accettabile punto di riferimento Beppe Grillo, per  naturale rifiuto dei suo vaffa days,  nella ricerca di una confusa democrazia diretta e popolare, che esprime bene solo la protesta contro l’attuale classe politica, in generale.  

Il senno di poi dice: e se alle primarie del PD avessimo votato per Matteo Renzi? Forse le cose sarebbero andate diversamente, il partito avrebbe perso meno voti. A parte i se ed i ma del senno di poi, è opportuna, secondo me, una riflessione a carattere generazionale, che viene dalla pratica dell’ insegnamento.

Leggendo sui giornali notizie delle matricole della Camera dei Deputati, la cosa che subito colpisce l’attenzione è la giovane età di questi nuovi onorevoli. Francamente vedo con perplessità  P. Luigi Bersani alle prese con questi ragazzi che potrebbero esserne i figli, o anche i nipoti. E’ ipotizzabile, dunque, uno scorrevole rapporto di governo fatto di fiducia, senza ostacoli, fra un politico navigato, e forse anche stanco, e questi giovani rampanti, vincenti, duri e puri?  Rappresentano la protesta, credono a quello che dicono, privi di concrete ed utili esperienze di governo. Li divide da P. Bersani un abisso incolmabile.

A questo proposito, vi ricordate che decenni fa qualcuno parlava di un partito di lotta e di governo? La nostra storia ha dimostrato che le due cose, lotta e governo, sono cose ben diverse e poco conciliabili fra di loro.  In tempi più recenti, ricordate i duri e puri delle leghe scesi a Roma ladrona? Hanno governato, ed oggi sono la metà, forti, ma dimezzati proprio dall’esercizio di governo, dai  i compromessi che esso comporta, dagli scandali e quindi dalla perdita della purezza iniziale.  

Che succederà? Un pensiero immediato va a Matteo Renzi, sconfitto nelle primarie del PD per la candidatura a premier, da un partito con un apparato burocratico ed con una storia che lo arricchisce, ma che, nel confronto con la destra e la valanga emergente della protesta disordinata, è risultato meno forte di quanto previsto da tutti i sondaggi.

M. Renzi è  coetaneo dei grillini eletti, e quindi naturalmente più capace di tanti altri  di trattare con loro.  Una risorsa per il partito della sinistra di governo. Forse è il suo tempo, o la sarà presto.  Significa che è tempo che noi obsoleti cominciamo ad accettare nuovi  punti di riferimento, per senso di responsabilità verso le istituzioni democratiche italiane e quelle dell’ Europa di cui facciamo parte. Per concludere, un pensiero per tutti i sondaggisti che davano vincente il PD, al secondo posto Grillo, e poi il PDL.  Lo tsunami Grillo ha travolto non solo i vecchi partiti, obsoleti ed autoreferenziali, ma anche tutte le ben note previsioni.