www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 216 - Aprile

Puntualizzazioni

Scritto da Francesco M.T.Tarantino il 1 settembre 2012
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Quando il dito… 

Reverendissimo, che un tempo chiamavo amico e da cui oggi prendo congedo dal momento che anche lei è capace di guardare soltanto il dito e giammai la luna (forse perché le sembra irraggiungibile e le basta la bugia americana che nel 1969 l’uomo vi abbia messo piede).
Vede, a me interessa ancora la luna perché resta tutta da conquistare, e siccome sta in alto ho tentato di raggiungerla se non altro con il pensiero; anche per avere una prospettiva diversa!
E infatti quando me la indicano cerco di guardarla, scoprendone sempre più il fascino e gli immensi tesori che nasconde. Cosa vuole, sento ancora la necessità di una morale diversa, il desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita. È ancora vivo in me il senso di  appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare  veramente la vita. Soprattutto nel Paesello che va verso una deriva irreversibile. E, pensi, mi ostinavo a pensare che lei potesse contribuire ad arginarla.
Ahimè, conoscendola non dovevo sperare: non si finisce mai di sbagliare!
Ma nonostante gli errori non voglio essere un uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana, né tantomeno quel gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito. No! Voglio che il sogno resti vivo e provare ancora a volare, a costo di schiantarmi (come il sarto di Ulm), correndo il rischio del ridicolo: pazienza!

Vede, anche quando ho provato a torcere il dito verso il fondo (pieno di merda), tutti gli sciocchi hanno continuato a guardare il dito (anche lei non ne è stato esente). Sono pochi, anzi pochissimi, coloro che possono esimersi dalla dinamica del dito: neanche i miei direttori ne sono esenti.
Constatato quanto detto, mi sono chiesto: a che serve? Non avendo trovato risposta sono qui per un’ultima volta per prendere congedo da lei e lasciarle la passerella di faronotizie a completa disposizione per le sue dissertazioni senza essere disturbato dalle mie intromissioni.
Prima di fare ciò mi preme fare alcune puntualizzazioni a proposito del suo ultimo articolo che ben mette in evidenza la sua presunzione. Innanzi tutto cominciamo col dire che lei non disponendo di un computer deve appoggiarsi a qualcuno che le porti gli scritti cartacei di ciò che è on-line, e questo, se mi permette, non va bene perché se legge un articolo e non un altro, può darsi che il giudizio che se ne fa sia falsato. Rischia di avere informazioni quanto meno di seconda mano e non è onesto scrivere delle cose di cui non si ha conoscenza diretta.
Non mi interessa fare polemica dal momento che, come le ho detto poc’anzi, ho gettato la spugna e lo spazio è ormai tutto suo, ma le suddette puntualizzazioni ci tengo a farle, indipendentemente se qualcuno gliele porterà e se le leggerà; l’importante che non ci sia seguito.
Bene, facendo riferimento al paragrafo III del suo brillante articolo: Polemica, apologetica, dialogo…
(a parte i suoi ossessionanti puntini sospensivi, va  molto bene).
Iniziamo col significato di POLEMICA: (in modo elementare) è una controversia di tono acceso e risentito. Ci sta!
APOLOGETICA: è l’uso teologico della filosofia come supporto razionale ai dogmi della fede. Ci sta anche questo!
DIALOGO: è una comunicazione orale tra due o più persone. Va altrettanto bene!

Mi permetta (non uso mi consenta perché già lo dice Berlusconi e il suo amico Formigoni con i quali ho una fastidiosissima idiosincrasia indicibile), di iniziare dal Dialogo, è quello che avevo cercato di instaurare con lei con toni confidenziali e nonostante le sue sicumere ho provato e riprovato senza alcun risultato o confronto.
Nel suo articolo limitandosi al Dialogo non ha parlato di DIALETTICA la quale è: la capacità di svolgere un ragionamento con logica ineccepibile e ricchezza di argomentazioni e forza persuasiva. Tenendomi basso nelle definizioni è esattamente quello che ho cercato di fare con lei; e lei lo sa bene! Ma evidentemente non gliene fregava niente.
Quando il livello si è alzato ed è diventato Polemica? Quando una delle parti è venuta meno alle regole, così ciò che poteva essere incontro è stato interdetto in quanto l’uno ha voluto far prevalere la sua partigianeria supportata da titoli e privilegi che hanno fatto il loro tempo, ed è diventato scontro quando lo stesso si è arrogato il diritto di pensare e agire in base al suo convincimento di essere nella condizione di poter disporre, comandare, interdire.
(Vogliamo raccontare alla gente come è andata? O stendiamo l’abusato velo per coprire le vergogne, di certo non mie, dal momento che lei si arroga anche il diritto di vietare l’ingresso in chiesa a qualcuno?) Forse è meglio lasciar perdere!
Avendo per quarant’anni scherzosamente e con riverenza dibattuto con lei (e non è servito a niente!), mi ritrovo ad essere tacciato di biliosità, aggressività e quant’altro; ammesso fosse vero, basterebbe chiedersi il perché; si capirebbe così che umiltà, riverenza, considerazione non sono serviti a nulla in quanto lei in qualità di Mons, Don ecc. ha proceduto con la stessa veemenza ad andare avanti confidando soltanto nelle sue asserzioni e anche quando le menzogne erano palesi (vedi articolo su Escrivà de Balaguer), non si scomponeva affatto come se la verità rivelata l’avesse solo lei.
Avendo a disposizione pulpiti, televisione e riviste, nonché chi gli scrive gli articoli al computer, può discettare avvalendosi di titoli che gli consentono di carpire la buona fede di chi la legge o l’ascolta o addirittura le chiede consigli.
Che non sia bilioso lo dimostra il fatto che ogni qualvolta l’ho citata a quel titolo ho sempre anteposto “il mio amico”. Finché il tono restava confidenziale ricevevo una pacca sulla spalla e una risatina sufficiente e tutto finiva lì; perché non disturbavo la sua quieeete, il tutto come fosse uno scherzo (complimenti!).

Esattamente come nel 1981, quando scherzando, scherzando, in combutta con il suo vescovo di allora tal Monsignor Grillo (quello della madonnina di gesso, a Civitavecchia, che piangeva sangue, che però aveva un DNA maschile e un ciellino televisivo, per la verità poco telegenico, disse che era normale perché si trattava del sangue del figlio: lasciamo stare!), negò la dispensa a due giovani fidanzati che intendevano celebrare il loro matrimonio soltanto in chiesa; lei, reverendo, non fece nulla (come il suo solito), perché sottovalutò la questione e li mise in una serie di casini con un escamotage che produsse loro fastidi, problemi e impedimenti. (E pensare che tali dispense si svendono per futili motivi quali le pensioni o la privacy di qualche personaggio dello spettacolo) sic!  Come concilia questo fatto con il suo ultimo articolo che narra di due giovani dove lui ha imposto a lei il matrimonio civile? Sapesse quante volte lei ha imposto a lui il matrimonio religioso! (Cosa vuole, questa è quella tal certa cultura cattolica (Sic!) che lei ha mirabilmente spiegato  in un suo precedente articolo).  (doppio sic!!).
Spettacolare la commozione degli sposi civili alle parole dello stornello fiorentino (bruttissimo):
Festa è per voi, o Candido e Fiorenza
c’è una presenza che vi scalda il cuor
Davvero commovente!!! Alquanto degno dei “Fior di giaggiolo ed altre essenze”.
A quando la messa in scena del suddetto dramma? Sarebbe davvero un peccato privare il pubblico di cotanto spettacolo.
Mi perdoni, mi sono lasciato andare, del resto cosa vuole, l’ha detto lei che sono bilioso e acre (avrei voluto vedere lei se fosse stato trattato come un untore, aprioristicamente; o forse lei non ha sentimenti?). Probabile!
Ora, se le fa piacere si consoli con l’atmosfera culturale del tempo, col temperamento dei soggetti o con l’oggetto stesso della questione; che risulta sempre obiettivamente sbagliata la polemica. Ci risiamo: continui pure a guardare il dito!

Ancora due parole a proposito dell’Apologetica.
Se lei parla di Apologetica come uso teologico della filosofia come supporto razionale ai dogmi della fede, la ringrazio di riconoscermi tali capacità.
Se, invece, come lei scrive, l’Apologetica è la difesa un po’ insistente delle proprie posizioni culturali-religiose allora la attribuisca a lei; perché lei, e soltanto lei, fa di queste operazioni, ossia la difesa insistente e  ad oltranza di posizioni religiose-culturali che per fortuna non appartengono alla base dei credenti cattolici: le ricordo che c’è stato il Concilio Vaticano II e gente arroccata nelle sue convinzioni ha fatto sì che venisse ignorato; (complimenti anche per questo!).
Stando al significato che lei ha dato alla parola non posso fare a meno di dirle che non so quali informazioni ha sul mio conto; ad ogni modo sappia che io non appartengo a nessuna chiesa in quanto sono un semplice aspirante cristiano che cerca di essere consequenziale al messaggio evangelico di Gesù Cristo il quale tra le tante cose che ha detto una mi ha particolarmente colpito e coinvolto:
“Io sono la Via, la verità e la vita”.
So che lei lo sa dove è scritto ma per i lettori lo cito: Vangelo di Giovanni, cap.14: verso 6.

Come vede il mio è un tentativo di proclamazione di fede; null’altro. E non devo difendere nulla e nessuno a differenza di lei che deve difendere un’accozzaglia di pervertiti (vescovi e cardinali dediti all’imbroglio e al potere), e preti che puzzano da lontano di libidine repressa e di sacrestia che insegnando religione nelle scuole hanno rovinato tanti bravi ragazzi e continuano a farlo.
Questa non è polemica acre e biliosa; voleva essere soltanto un tentativo di rifondazione del messaggio cristiano nella vita quotidiana delle persone, siano esse credenti o non.

Non mi interessa polemizzare con lei come singolo ma come casta costituita che si occupa d’altro.
Provi a guardare le scemenze televisive di preti, con lo sguardo ebete, vedi (Don Matteo), e suore volpine, (vedi Suor Therese), che fanno gli investigatori o altro, tutto tranne che svolgere il loro compito. Non lo vede che sembra sia scoppiata a tutti la merda nel cervello? Che si è snaturata la vista sul mondo? Vuole che parliamo di veline? Di programmi che strumentalizzano i bambini con falsi miti e false mete? Che tutti i soldi stanziati per la fame nel mondo vengono spesi in banchetti e convegni e dove la fame è vera non arriva il becco di un quattrino? Sappia che dai dirigenti all’ultimo cameramen sono tutti cattolici! Non le sembra snaturato il rapporto tra fede e vita? Ci sarà un motivo se i Valdesi in Italia pur essendo solo 25.000, ricevono l’8 per mille da ben 470.000 contribuenti! Forse è una questione di credibilità, o no!? È morto il Card. Martini, ancora caldo lo state maltrattando sol perché aveva intuito quale deve essere l’essenza della chiesa. Il suo principale se n’è guardato bene dall’andare ad onorarlo ai suoi funerali. Ci pensi, ci pensi!

Vorrei spendere ancora qualche parola sull’uso misurato del Dialogo, della Polemica, dell’Apologetica: soltanto lei è in grado di stabilirne la misura? Gliela lascio come domanda della sera o del mattino, a seconda dell’orario in cui le porteranno il cartaceo di questo mio congedo.
Per il mese scorso avevo approntato due articoli, uno recava il titolo “C’è un tempo e un tempo”* supportato dalle parole dell’Ecclesiaste, che voi chiamate Qoelet, sulla vanità; e l’altro si intitolava: “Cretini, poeti e scrittori di poèsie” (notare l’accento), siccome non mi andava di innescare altre polemiche e non essendo un vanesio, e dovendo meditare sulla scelta che sto per fare, non ho inteso pubblicarli. Ciò a dimostrazione della serietà con cui scrivo e quali erano i miei propositi. Propositi che lei si è guardato bene dal prendere in considerazione visto che lei ha le sue certezze inossidabili.
Per quanto riguarda poi l’impressione più elementare… studiando quegli avvenimenti che li determinarono… le dico solo che il suo amico Fisichella ha fatto scuola e lei ne è un insigne discepolo: contestualizzi, contestualizzi! Così finiremo sempre di più nella merda. Oh! mi scusi, dimenticavo che lei non gradisce le parole sconce, così come non gradisce che si parli chiaro. Eppure qualcuno ha detto:
“Ma il vostro parlare sia:‹‹Si, si; no, no››; poiché il di più viene dal maligno”.
Non credo ci sia bisogno di dirle dove è scritto, ma per i lettori Vangelo di Matteo, cap.5: verso 37.

Le lascio comunque la libertà di pensarla come vuole e di arrampicarsi sugli arzigogoli che le sono tanto cari. Continui pure a guardare il dito e non si sforzi di girare lo sguardo; potrebbe incorrere in un torcicollo, e, sinceramente, non glielo auguro.
Mi sia permesso di spendere altre due parole sulla chiusa del paragrafo che è davvero un capolavoro:
…solo da una volontà tollerante può essere impedito che si accenda il rogo, che sembra starci bene sia per chi lo accende, sia per chi viene bruciato. Qui veramente i complimenti raggiungono l’apice.

Siccome non gradisce le parole volgari, mi limiterò a dirle che lei è proprio bravo: fedele alla tradizione della Santa Inquisizione Cattolica Romana che è stata capace di bruciare anime innocenti sui roghi; quasi, quasi vorrebbe passare come una vittima bruciata da un rogo che qualcuno avrebbe acceso!? Ma sta dando i numeri??? Lei è la persona meno indicata a dare lezioni in tal senso perché il sangue delle vittime innocenti dei roghi a lei familiari grida ancora vendetta al cospetto di Dio. Su tale argomento farebbe meglio a tacere oggi, domani e sempre.
Che furbizia sottile! (Ancora complimenti!).
Senza voler guastare la sua quieeete le lascio il dilemma: lei è colui che accende il rogo o quello che viene bruciato? Le do un piccolo aiuto: siccome chi lascia sono io, veda lei chi è il bruciato.
“Tanto ci sarà sempre, lo sapete,
un musico fallito, un pio, un Teorete,
un Bertoncelli o un prete
a sparare cazzate”.

Le lascio la scena con una raccomandazione: NON SEGUITUR.

Sul “Nemo profeta in patria” gliene parlerò un’altra volta; ma non ce ne sarà occasione.

La riverisco.


*
[C’è] un tempo per strappare e un tempo per cucire; un tempo per tacere e un tempo per parlare”.
libro dell’Ecclesiaste cap.3: verso 7.