www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 216 - Aprile

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Un invito a non dimenticare e a non permettere che l’oblio possa voracemente divorare il significato insito nel concetto di morte e nel valore che il camposanto riveste nel mantenere vivo il legame con chi non c’è più.

È su questo che ci invita a riflettere la mostra permanente di poesie “Memorie di alberi recisi” ideata ed allestita dal poeta Tarantino sulle ceppaie degli alberi tagliati nel cimitero di Mormanno.

La caparbietà e l’impegno profuso nel portare avanti la battaglia contro questo “indiscriminato” taglio degli alberi è rintracciabile in maniera evidente all’interno delle poesie raccolte in volume.

Attraverso la tecnica della personificazione, il poeta abilmente attribuisce agli alberi pensieri e riflessioni tipicamente umane per conferire maggiore incisività al grido di insofferenza che un simile gesto è capace di destare, inducendo il lettore a riflettere sul valore che il verde assume per chi rimane- quasi a garantire con la sua presenza un senso di serenità- e sulla leggerezza con cui i “detentori del potere” operano scelte dai risvolti a dir poco ambigui.

Ricorrendo ad espressioni vibrate in cui si fondono note di nostalgia, timore ed interrogativi che non ammettono risposte, ogni albero ripercorre con la memoria le fasi del suo abbattimento. Indignazione e rabbia sono le reazioni scatenate dalla “violenza atroce e disumana” che con “seghe ed accette e colpi tuonanti” è riuscita a “violare urne e segreti irritanti”.

L’atto di brutale scelleratezza operato da chi si trincera dietro l’appellativo di “eroe” è scandito da una spiccata precisione volta ad enumerare le torture subite e da una sapiente tecnica di introspezione psicologica finalizzata ad evidenziare il turbinio di sensazioni e sentimenti scatenati da simili gesti. Dinnanzi ad una simile ferocia, gli alberi difficilmente riescono a rintracciare un valido motivo che giustifichi la disinvoltura ed il cinismo con cui è stata decretata la loro condanna a morte.

Di volta questo tentativo si rivela inefficace ed induce gli stessi alberi a considerarsi “testimoni scomodi di destini mal governati”, vittime dell’arroganza e di una “strana ragion di stato” che indiscriminatamente calpesta ed offende la sensibilità del singolo.

Il dolore del distacco, la perdita della vita ed il definitivo allontanamento dalla realtà materiale: è di queste note che si compone il canto interpretato all’unisono dagli alberi.

Le torture ed il supplizio a cui gli alberi sono sottoposti e a cui assistono inermi divengono esemplificazione del dolore e delle lacerazioni che pervadono l’animo di chi ha subito una perdita.

Questa originale iniziativa messa in campo da Tarantino costituisce pertanto una buona occasione di riflessione per ciascuno di noi; le perdite, il distacco e le ingiustizie così dilaganti nella nostra società, riguardano tutti.

Attraverso la voce degli alberi estinti, il poeta coraggiosamente è riuscito ad “urlare” il suo disappunto verso la prepotenza e l’assoluta mancanza di democrazia.

Il taglio degli alberi nel camposanto di Mormanno si colloca così nell’orizzonte della mancata predisposizione all’ascolto e nella sottovalutazione della centralità della componente intimistica di ognuno.

Iniziative come queste, a mio avviso, dovrebbero suggerire la necessità di meditare sull’importanza che la moralità riveste nell’ambito delle relazioni sociali e civili dell’uomo.