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Il delitto di Avetrana: parla la supertestimone

Scritto da Giuseppe Centonze il 1 giugno 2012
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Dinanzi alla Corte d’Assise di Taranto, Presidente Cesarina Trunfio, giudice a latere Fulvia Misserini e sei giudici popolari, chiamato a stabilire chi, come, dove, quando e perché ha ucciso Sarah Scazzi e l’ha lasciata poi marcire in un pozzo per 42 giorni, è stato il turno di Anna Pisanò, uno dei principali testimoni dell’accusa.

La superteste, com’è stata definita, è una delle persone ad aver visto Sarah ancora viva la mattina del 26 agosto 2010, poco prima che Sarah scomparisse nel nulla, salvo essere ritrovata morta strangolata in un pozzo di contrada “Mosca” tra le campagne di Avetrana (TA) e Nardò (LE).

Anna Pisanò, ex amica e cliente di Sabrina Misseri, accusata, insieme alla madre Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia di Sarah Scazzi, di aver sequestrato e ucciso la 15enne, e di aver concorso alla soppressione del cadavere della ragazzina, con il marito Michele Misseri, il fratello e il nipote di quest’ultimo, Carmine Misseri e Cosimo Cosma, ha dichiarato alla Corte che la mattina del 26 agosto intorno alle 9:00 si era recata a casa di Sabrina Misseri per sottoporsi ad un trattamento estetico. Dopo qualche minuto era arrivata anche Sarah, chiamata telefonicamente da Sabrina. Sarah a differenza del solito, secondo la testimone, non salutò nessuno, si sedette sul divanetto e con volto triste e cupo stette tutto il tempo a maneggiare nervosamente con il suo telefonino. Annà Pisanò chiese alla ragazzina che cosa avesse, ma Sarah non rispose. Da l’incrocio di sguardi che la teste dice di aver notato tra Sarah e Sabrina, intuì che c’era tensione in quella camera. Per cercare di sollevare il morale della quindicenne la teste chiese a Sarah se voleva andare al mare con lei e le sue figlie. Le rispose Sabrina dicendole che se stava meglio, accusava un gran mal di testa, l’avrebbe portata lei. Dopo una quindicina di minuti Anna Pisanò andò via.

Dopo qualche giorno Anna Pisanò vide un’intervista di Sabrina Misseri nella quale questa dichiarava che Sarah quella mattina era allegra e tranquilla. Memore del fatto di aver visto che Sarah quel giorno non era affatto allegra, ne chiese conto a Sabrina Misseri che in tutta risposta le avrebbe detto: “Oramai ho detto così e se ti viene chiesto come stava Sarah quel giorno di che non sai niente”.

La teste ha raccontato ai giudici che subito dopo la diretta della trasmissione “Chi l’ha Visto” del 26 agosto 2010 Sabrina quando si seppe della confessione del padre Michele Misseri, uscì in giardino e rivolgendosi all’amica avrebbe detto: “ L’hanno incastrato, l’hanno incastrato”. Poi avrebbe aggiunto: “Anche io dopo sette ore sotto torchio avrei detto di averla uccisa e dove l’ho messa, dopo sette ore ti viene quella cosa di dire la verità e farla finita, ma non l’ho fatto” e si mise a piangere. E’ bene ricordare che queste frasi sono state ritenute dalla procura tarantina e dai giudici del Tribunale del Riesame di Taranto una vera e propria confessione extragiudiziale.

Anna Pisanò nel corso dell’udienza ha aggiunto altri particolari relativi alla vicenda. Ha dichiarato che la sera della scomparsa sua figlia Miriam udì dei lamenti e una persona chiedere aiuto nei pressi del Palazzetto dello Sport di Avetrana, non lontano da casa Misseri. Anna Pisanò, chiamata dalla figlia, accorse sul luogo. Qui giunsero anche il vicesindaco di Avetrana e i Carabinieri che perlustrarono tutta la zona ma non trovarono nessuno. Sabrina Misseri, allertata anch’essa telefonicamente, secondo la teste avrebbe risposto: “Sono in birreria per dimenticare”. Poi con calma arrivò il loco pure lei e quasi beffeggiando i presenti avrebbe detto: “Secondo voi Sarah potrebbe essere viva? Sarah è morta, voi vi fate troppi film mentali”.

Così ancora Anna Pisanò: “Partecipavo ad una raccolta di firme ad Avetrana per far intensificare le ricerche di Sarah. Ma spesso, bussando a casa delle persone, queste mi rispondevano “chiedilo a Sabrina Misseri, che lei lo sa”. Lo dissi a Sabrina e lei mi rispose: “Secondo te io la uccidevo, la affogavo, la violentavo?” e la madre Cosima allora disse: “Se Sabrina l’ha uccisa, 30 anni si deve fare, ma il corpo di Sarah viva o morta deve uscire”.

Sempre Anna Pisanò alla Corte: «Io andai il giorno del funerale a casa di Sabrina, la invitai a venire allo stadio (dove si tennero le esequie, n.d.r.) ma lei mi disse di no. Ci andai anche dopo la cerimonia. La signora Cosima piangeva. Le diedi le condoglianze, Sabrina era sulla poltrona che mangiava la nutella. Io le ho detto che il funerale era stato terribile ma lei mi ha risposto dandomi la notizia che si era riavvicinata con Ivano. Io le risposi: Adesso stiamo parlando del funerale della bambina, Ivano lasciamolo stare”. Occorre evidenziare che Ivano (Russo, n.d.r.) di cui parla Sabrina Misseri è considerato dalla procura tarantina il movente “passionale” dell’omicidio di Sarah Scazzi.

Anna Pisanò ha aggiunto che non ha mai visto Sabrina provare sofferenza per la scomparsa di Sarah e a seguito della sua morte.

La teste ha parlato anche del presunto sequestro di cui sarebbe stata vittima Sarah Scazzi per opera di Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano. Ecco ciò che ha dichiarato: Alla fine di settembre 2010 mia figlia Vanessa mi riferì che una persona le aveva detto di aver visto il 26 agosto precedente Sarah correre in strada, verso la scuola “Briganti”, seguita dall’auto di Cosima, che scese, l’afferrò per i capelli e la buttò in macchina. Vanessa non mi volle dire chi fosse quella persona, perché le aveva detto che l’avrebbero scambiato per uno che s’inventa le cose o aveva sognato. Io poi capii che quella persona era il fioraio da cui mia figlia lavorava, Giovanni Buccolieri, e quando lo dissi a Vanessa lei me lo confermò. Vanessa allora mi riferì anche che il fioraio le aveva motivato così il suo comportamento: “Se fosse stata mia figlia avrei fatto diversamente, ma siccome non è mia figlia non voglio entrare in questa storia”. La circostanza venne poi riferita da Vanessa ai Carabinieri, mentre il fioraio, dopo averla confermata agli inquirenti, due giorni dopo ritrattò dicendo che aveva sognato tutto. Per questo motivo la posizione di Giovanni Buccolieri è stata stralciata dal processo principale e l’uomo è indagato in procedimento connesso per false informazioni al pubblico ministero.

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