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«Fine pena mai »!

Scritto da Francesco Rinaldi il 1 maggio 2012
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Fine pena mai»! E’, nel gergo usato dai penalisti, la pena dell’ergastolo; è anche il titolo di un celebre recente film italiano sulla «Sacra Corona Unita» pugliese; ed è tante altre cose ancora.

Ma non è in questi termini che si vuol discorrere.

Nell’arco di una vita umana possono esservi condanne terribili, spaventose e con infinite forme di applicazione.

Quelle peggiori ed insopportabili sono, tuttavia, quelle inflitte non solo per fatti non commessi e di cui non si ha alcuna colpa, ma che colpiscono anche le persone che ami, sempre le più deboli e le più innocenti.

Una meravigliosa bimba di circa due anni indossa una maglietta di colore rosso acceso che reca il logo «a love song is on air», e gioca affettuosamente con un altro splendido bimbo che ha degli occhi intensi blu cobalto e non raggiunge neppure un anno di vita.

La bimba gli dona tutti i suoi giocattoli, lo accarezza, gli dà baci affettuosi; ed il bimbo, felice, le sorride timidamente, con uno sguardo, forse, un po’ preoccupato dall’impetuoso interesse della bimba, che cerca, tuttavia, di afferrare. La bimba, vedendolo in difficoltà e sentendosi improvvisamente «grande», cerca di sorreggerlo affinché non precipiti a terra. Ovviamente i tentativi di sostegno risultano vani, giacché entrambi cadono sullo splendido, antico parchè finemente intarsiato e decorato a mano, ma ovviamente senza conseguenze.

L’allegro, entusiasmante gioco va avanti per ore, instancabilmente.

Le madri, all’ombra di un rigoglioso albero carico di grossi e succulenti limoni, di un giallo intenso, come lo sono solo quelli della Costiera, accarezzate da una dolce brezza marina, discorrono del più e del meno. E’ un’atmosfera bucolica, che ricorda una di quelle descritte da Virgilio, senza tempo e senza luogo. E’ un’immagine che fluttua nell’aria, nel tempo e nella mente.

Il gioco sta per finire, l’ora è tarda, i bimbi sono tristi nel doversi separare, gli occhi sono lucidi, a stento trattengono le lacrime.

La bimba non sa che lo splendido bimbo con cui giocava è affetto da una terribile malattia degenerativa, che già manifesta i suoi primi nefandi sintomi e che di lì a pochi mesi manifesterà la sua letale violenza.

Il volto della madre, ora messo a fuoco e sottratto ai chiaroscuri dell’ombra delle foglie profumate del limone, appare in tutto il suo immenso dolore, trasfigurato.

Nella vita vi sono condanne davvero insopportabili, incomprensibili ed ingiustificabili e sono quelle che colpiscono coloro che ami e che, spesso, sono i più deboli ed ai quali è negato anche l’inizio, lo spicchio di una vita.

Osservando quel volto ti chiedi come sia possibile tanto coraggio di vivere, ed immagini di essere tu in quel letto, al suo posto, con quella piccola anima che appoggia la sua piccola testolina sul tuo cuore e soffre senza comprendere, senza alcuna possibilità di una vita normale, senza nessuno che sia in grado di aiutarlo, neppure chi lo ha generato, che darebbe la sua vita per essere al suo posto: nessuna possibilità di pietà né di solidarietà!

Non so se è mai capitato di incrociare lo sguardo di un clochard appena desto la mattina, appare sorpreso di essere ancora vivo ed al contempo triste al pensiero di un nuovo, lungo giorno che ricomincia e, così, fino alla fine.

 

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