“La vita continua: ¿che ci vuoi fare?”
Ventitré anni come fossero ieri,
me lo dicesti per spronarmi a andare
senza dirmi dove e malvolentieri.
Eri davvero una bella figura,
d’altri tempi ma pieno d’eleganza;
un’anima raffinata e sicura
capace di sferzare l’ignoranza.
T’ho conosciuto in un ruolo diverso
dal mio: povero, illuso e maldestro;
ma ti affascinava il mio universo
nel confondere la finanza e l’estro.
Era un piacere stare ad ascoltarti,
uomo di mondo che legge la storia,
ti svela gli intrighi e resta a spiegarti
gli intrecci del tempo e della memoria.
Or non mi resta che consolazione
di un’ombra che aleggia su questa terra,
la scelta di vivere in meridione
nella tua casa sotto la sierra.
Chiedevi, quando stavo per mescere:
‹‹¿hai deciso cosa fare da grande?››
Ti rispondevo: ‹‹non voglio crescere!››
Tu di rimando: ‹‹finirai in mutande››.
Scusa Ghedini se t’ho dato del tu,
non l’ho mai fatto in vita per rispetto;
ma adesso che puoi vedermi da lassù
sai che ti parlo battendomi il petto.
dalla raccolta inedita MEMORIE OBLIQUE