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La coppa all’Africa

Scritto da Domenico Mattiaccia il 2 febbraio 2012
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Siamo in Gabon e Guinea Equatoriale. Data 21 gennaio 2012. Data in cui inizia la competizione calcistica più importante del continente nero. Benvenuti in Africa. Benvenuti alla Coppa d’Africa.
Quest’anno ci sono tre nazioni all’esordio, tre delle quattro semifinaliste della scorsa edizioni staranno comodamente a casa a guardare la competizione da casa. Otto nazionali diverse, su sedici totali, alla partenza in Gabon e Guinea per l’edizione del 2012.

Quest’anno le qualificazioni sono state molto interessanti: c’è stato un grosso ricambio di paesi rappresentati. La cosa che mi ha incuriosito è come nazioni poverissime siano riuscite a finanziarsi la partecipazione, oltre che al merito di aver vinto sul campo partite con selezioni più ricche e organizzate.

Prendiamo ad esempio il Niger che ha eliminato l’Egitto che vinse  le ultime tre edizioni del torneo. Il Sudafrica, che ha il miglior campionato africano, con TV potenti, sponsor benevoli e che fino a 2 anni fa è stata sede dei Mondiali, rimarrà a casa. La Libia, devastata dalla guerra civile, costretta a giocare in campo neutro, con il campionato interno fermo e l’allenatore al riparo in Brasile che rimase senza informazioni dei suoi giocatori, parteciperà. Ancora il Botswana, alla prima partecipazione, che ha battuto la forte Tunisia.

Quella che partirà il 21 gennaio sarà una competizione senza Nigeria, Camerun, Sudafrica, Egitto e Algeria. Un po’ come se gli Europei che inizieranno a giugno, partissero senza Italia, Germania, Francia e Spagna. Che appeal avrebbe una manifestazione così da noi?

Invece, nostante i disagi, gli stadi sono pieni, le partite sono continue feste sugli spalti. Da anni la Coppa africana regala emozioni e spesso anche talenti, prontamente acquistati dai manager dei migliori club Europei, alla ricerca del nuovo Eto’o.

Sacchim nel 1992 diceva che il calcio africano sarebbe stato il “calcio del 2000”. Tecnicamente si è sbagliato, perché l’Europa guarda sempre con un certo scetticismo i club africani e il livello tecnico è ancora inferiore all’Europeo o al Sud americano.

Ma se tecnicamente non hanno raggiunto i livelli previsti da Sacchi, possiamo dire che negli ultimi anni sono aumentati i calciatori africani nei campionati europei. Le nazionali si sono impoverite, ma i club hanno a disposizione giocatori validi.

Parlando di condizioni interne, volevo tornare al giustiziere dei campioni in carica dell’Egitto, il Niger. Perchè pur essendo un paese poverissimo, schiacciato dalla siccità e da problemi tali da relegare il calcio all’ultimo dei problemi dello stato è stato mandato di forza alla competizione. Da chi? Nè lo Stato, nè la federazione si potevano permettere la cifra di partecipazione di tre milioni di euro. Allora è partita una colletta popolare: è stato chiesto ai pochi abbienti del Paese, agli sponsor a tutti quelli che potevano dare una mano, un contributo. Le compagnie telefoniche hanno deciso d’imporre una piccola tassa di un centesimo per tutte le telefonate in uscita a partire dal 21 gennaio, fino al 12 febbraio, l’intera durata della competizione. Il tutto fatto per rimpinguare le casse della nazione e per garantire alla selezione la partecipazione all’evento.

Questa è una bella favola che si scontra con quanto successe nella scorsa edizione, dove in Angola, la selezione togolese fu attaccata da terroristi che causarono la morte di due componenti dello staff e il ritiro della nazionale dalla competizione.

Purtroppo questi sono in contrasti che da sempre caratterizzano questo evento,m organizzato in un continente difficile, dove lo sport è una distrazione da problemi molto gravi e magari una via d’uscita per tanti bambini.

Molti calciatori africani che sono arrivati a fare i professionisti, hanno aiutato la gente della loro città per garantire ai prossimi il sogno che hanno vissuto o stanno vivendo loro, senza scordarsi la loro provenienza. Queste sono le favole belle che si vorrebbero sentire, queste ono le favole che vorrebbero accontare tutti. Queste sono le favole che ci farebbero assegnare la coppa all’Africa.