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PIO BORGO INTERLAND: IL CENTRO POLIFUNZIONALE DEL PARCO

Scritto da Francesco Aronne il 1 ottobre 2016
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L’estate da poco archiviata ha portato molti indigeni e oriundi, che vivono altrove, sulle antiche sponde di questo Pio (Rio) Borgo (Bo) da cui aggrovigliati gomitoli di tante vite si sono, nel tempo, dipanati in ogni dove. Diversi tra questi, oltrepassando convenevoli e saluti, hanno mostrato curiosità ed interesse, chiedendo lumi, sulla funzione della catasta di legna che hanno visto, o intravisto, nella piana di Campotenese… leggi tutto

2 Responses so far.

  1. Luigi Upazzo scrive:

    Caro Francesco, o se preferisci pubblicista o giornalista, ho letto il tuo articolo, premetto che leggo sempre Faro Notizie, e di solito mi ritrovo in linea con quello che viene scritto e pubblicato, ma in questo caso devo dissentire.
    Per prima cosa vorrei, se possibile, un chiarimento su questa parte del tuo articolo, dove faccio molta fatica a capirne il senso, sarà la mia bassa cultura. (Il rischio in perenne agguato è quello di produrre opere vuote di senso, opere paradossalmente contrapposte al bisogno di interventi migliorativi della qualità diffusa che carichino i luoghi-spazi di nuovi significati-senso).
    Altra cosa, sulla quale vorrei porre l’attenzione, è che, tutti i commenti riportati all’inizio dell’articolo, sono solo una parte e vorrei capire quanti sono, perché ci sono anche dei commenti positivi sulla struttura, che a mio avviso si integra bene con e sul territorio, che non sono riportati o menzionati.
    Per chiudere, e non essere troppo palloso, non ergiamoci ad architetti, ingegneri, costruttori, visionari, ambientalisti ecc., cerchiamo di essere costruttivi, diciamo la nostra ma nel rispetto di chi ha fatto delle scelte, e poi, aspettiamo di verificare tutti i punti interrogativi da te posti, può darsi risultino infondati.

    Luigi
    Un umile lettore.

    • Francesco Aronne scrive:

      Caro Luigi,
      grazie per avermi letto e per aver commentato l’articolo. Credo di aver sottolineato con rispetto la complessità e responsabilità del progettare. Ciò non deve, né può, impedirci di avere delle opinioni sul risultato finale del progettato. Un progetto nella sua fase realizzativa interviene sulla natura e sullo spazio. Se l’opera progettata interpreta lo spazio che andrà ad occupare secondo gli intenti del progettista, quello spazio occupato dall’opera non appartiene al solo progettista, ma personalmente lo considero “patrimonio sociale” che apparterrà anche a chi non è ancora nato. Proprio da qui parte il richiamo alla responsabilità del progettare. A volte il risultato del progettare può arrivare a creare opere il cui senso è “difficile da percepire”, per non dire che sono opere prive di senso. Può essere utile ricordare a tal proposito che in Inghilterra viene assegnata la controversa “CarbuncIe Cup” ovvero il premio per l’edificio più brutto costruito nel Regno Unito. I luoghi con gli spazi occupati dalle opere acquistano nuovi significati. Una pianura è solo una pianura, se vi si costruisce sopra una rampa di lancio per navicelle spaziali avrà cambiato il senso di quel luogo, avrà modificato il paesaggio ed anche la sua fruibilità. Ho riportato alcune opinioni critiche dando voce a parole già perse nel vento. A dire il vero ho anche parlato con sostenitori che non sono andati oltre dal motivare la condivisione dell’opera con la fama del progettista (non messa in discussione nell’articolo) e con il fatto che siccome il progettista dell’opera è famoso l’opera sarà un attrattore turistico: moltitudini, magari insensibili alle bellezze naturalistiche del Parco, che si apprestano comunque a venire a Campotenese anche solo per vedere il centro visita. Punti di vista che reputo deboli ma che ognuno è libero di fare propri. Argomentazioni più autorevoli sono comunque costituite dal finanziamento del progetto e dalla sua realizzazione che costituiscono una palese ed indiscutibile condivisione dell’opera negli ambiti decisionali che ne hanno consentito la concretizzazione. Anche chi scrive può avere diverse opinioni tra il centro visita del Parco e magari l’apprezzabile “One Airport Square” che lo stesso studio di architettura (MCA-Mario Cucinella Architects) ha realizzato ad Accra in Ghana, il primo edificio 4 stelle verdi in West Africa. Non sono un tecnico né mi improvviso tale, ma non per questo rinuncio ad avere le mie opinioni. Su queste pagine, e non solo, sono un giornalista pubblicista che si sforza di manifestare una discreta avversione per il pensiero unico, in qualsiasi ambito. Chiudo con il commento che mi è arrivato da un altro lettore con un diverso punto di vista sullo stesso articolo. Mi ha ricordato la “Bellezza ideale” per Leon Battista Alberti: “Per questo gioverà pilliare da tutti i belli corpi ciascuna lodata parte et sempre, ad imparare molta vaghezza, si contenda con istudio et con industria, qualcosa bene che sia difficile, perché nonne in uno corpo solo si truova conpiute bellezze, ma sono disperse et più rare in più corpi. (De Pictura, 1436)”. Alberti, straordinario e poliedrico personaggio, in tempi non sospetti ai fini del nostro disquisire, sosteneva che un edificio deve possedere “l’utilitas” (che, con termine attuale, potremmo definire “funzionalità”, quindi l’edificio deve essere in funzione dell’uomo, a sua misura), la “firmitas” la fermezza, la maestà delle cose create dalla ragione e perciò ideali ed eterne); la “venustas” (la bellezza che definisce “unione concorde di parti diverse in un insieme armonioso nel quale nessuna di esse possa togliersi, diminuirsi o mutarsi senza che l’insieme diventi peggiore”). E scrive un intero capitolo per stabilire i legami fra musica ed architettura: ambedue ricercano l’armonia, l’una per rapporti di suoni, l’altra per rapporti di linee. Reputo comunque le opinioni dei lettori importanti perché finiscono con l’ampliare gli orizzonti di uno scritto. Rispetto ad alcune criticità presunte ho scritto nell’articolo: “Magari i chiarimenti cancelleranno ogni nostro timore!” ed auspico davvero che tutti i dubbi espressi vengano fugati. Spero di averti dissipato le nebbie evidenziate e di continuare ad averti tra i nostri lettori.