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Cercasi sponsor disperatamente

Scritto da Antonella Antonelli il 1 settembre 2015
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Magari, non vi interessa affatto questa mia esperienza, ma io ve lo racconto ugualmente.

Faccio un lavoro che viene seriamente penalizzato dalla calura estiva e quest’estate, con questo caldo pazzesco, la fatica è diventata davvero notevole.

Certo non sono un minatore, né asfalto le strade ma, nel mio piccolo, porto i piatti, lavo i bicchieri, prendo le ordinazioni correndo di qua e di là e se occorre, mi impegno a fare qualsiasi cosa possa servire, (compreso pulire la pajata o cuocere la trippa), a tirare avanti la carretta di un ristorante a gestione familiare, ma ho una grande, smodata passione, la scrittura.

E così, nei ritagli di tempo, a volte necessariamente di notte, e qualche volta in sala tra una portata e l’altra…scrivo.

Ma il tempo è quello che è e di conseguenza ci ho impiegato una decina di anni credo, a scrivere diverse raccolte di poesie e una sola raccolta di racconti.

Capirete ora, quanto io sia legata a quelle pagine.

E proprio in questa estate rovente, finalmente, una casa editrice di Ebook, mi contatta per chiedermi di pubblicare.

L’entusiasmo non era al massimo, io sono e resto una feticista della carta stampata e aspetto da cinquant’anni i saldi in cartoleria ma si sa, in tempi di magra, tutto fa brodo.

Decido di accettare anche in nome di una modernità che mi potrebbe dare qualche punto in più nel rapporto coi miei figli. E aspetto, pazientemente aspetto.

Arriva la copertina, una specie di mulino bianco da famiglia felice. Pare, questo mi scrivono, che i miei racconti siano nostalgici e romantici, “ma li avete letti?” mi chiedo… io odio il romanticismo e vivo rivolta al futuro, quindi, estremamente piccata e delusa, torno immediatamente sui miei passi e rescindo il contratto.

Ammetto di non avere un carattere malleabile, ma questa è storia vecchia e un po’ è dovuta a motivazione genetiche che vi risparmio, un po’ perché sono cresciuta in un quartiere dove dire “no” come prima risposta a volte ti salvava la pelle, e mi è rimasta questa risposta condizionata.

Comunque, il viaggio nell’estate rovente prosegue inesorabilmente.

In cucina ci sono più di 40°, potrei cuocere i dolci sui ripiani per i piatti, tutto scotta, anche l’aria e ai racconti francamente, non penso proprio più, considerato il fatto che la sopravvivenza è diventata prioritaria.

Ma proprio quando ad una cosa non pensi, ecco che qualcun altro se ne interessa chissà poi perché…

E quindi, una bella mattina, di quelle che la notte prima non hai chiuso occhio, mi arriva una mail da una nota casa editrice campana nella quale mi si chiede un recapito per contattarmi.

Aspetto, pensando però che sia meglio non sperare.

E la telefonata arriva, e proprio dal signor editor, il quale mi dice senza un briciolo di entusiasmo che la lettura dei miei racconti ha avuto una scheda positiva e che, di conseguenza, sarebbero interessati alla pubblicazione che però slitterebbe alla primavera del 2016.

Rispondo “ok”, non ho mica fretta. Poi, silenzio.

Penso che forse devo dire qualcosa, dimostrare io, un po’ di sano entusiasmo ma non mi viene fuori niente.

E invece il signor editor ha un coniglio nel cilindro e lo tira fuori tutto d’un colpo “intanto lei, però, dovrebbe cercarsi uno sponsor…”, mi dice.

“Uno sponsor?”, chiedo io già abbastanza alterata e con una voce da mercato e mani sui fianchi, e aggiungo “cosa sono una squadra di calcio? Un evento?”, e poi il mio no gridato viene fuori chiaro e inequivocabile.

Ma io, mi sono chiesta, e lo chiederei anche a voi: si è mai visto un industriale grande o piccolo che sia proporre ai suoi operai qualcosa del tipo “mi spiace, ma io i soldi per investire su di voi proprio non ce l’ho, il momento è quello che è, se proprio ci tenete al vostro lavoro, dovete pagarmi. Mi spiace che già abbiate fatto tanto, ma dovete comunque comprarmi un centinaio di pezzi del vostro lavoro se ci tenete all’azienda… o altrimenti, cercate uno sponsor disperatamente”.

Non credo che la proposta sarebbe possibile, anzi, presumo che gli operai in questione non metterebbero in dubbio il loro “ essere operai”, ma prenderebbero a calci nel sedere l’uomo, e questo se non fossero particolarmente arrabbiati.

E io, in tutta sincerità sono molto, molto arrabbiata ed ho un paio di anfibi che andrebbero appunto, ammorbiditi sulle punte.

 

P.s. sono certa che qualcuno dei lettori si riconoscerà in quest’ingiustizia, lasciate un commento vi prego, raccontate la vostra storia o semplicemente il vostro punto di vista. Cominciamo un dialogo, un articolo serve anche a questo, a condividere le proprie esperienze. Grazie.

 

6 Responses so far.

  1. Paola scrive:

    Va così, Antonella. Va così anche nell’editoria scientifica. Qualunque pubblicazione, anche accademica, viene alla luce se c’è la certezza che le vendite coprano le spese di stampa. Gli enti, le associazioni comprano un certo numero di copie, l’ho visto fare tante volte. Gli accademici inseriscono certi libri tra i tesi obbligatori richiesti per la preparazione all’esame.
    Leggevo però in questi giorni di un’iniziativa di Anterem per la pubblicazione di opere prime in versi. Cito da un loro comunicato:
    ***
    Opera Prima è dedicata ad autori che ancora non hanno pubblicato i loro testi poetici in volume.

    A questo proposito è stato costituito un Consiglio dei Garanti formato da Yves Bonnefoy, Umberto Galimberti, Vincenzo Vitiello; oltre che un Consiglio Editoriale formato da note personalità della critica letteraria e della filosofia, da poeti e artisti.

    I due Consigli hanno il duplice compito di garantire la qualità delle scelte editoriali e di sostenere il costo della pubblicazione. Nessun contributo è richiesto all’autore.

    Gli aspetti organizzativi che l’iniziativa comporta sono molteplici e delicati. In tal senso, Opera Prima si avvale della preziosa collaborazione del sito http://www.poesia2punto0.com

    Su tale sito si trovano tutte le indicazioni per aderire all’iniziativa proponendo opere prime inedite!
    ****

    Ciò detto, capisco la tua frustrazione, anch’io mi sono parecchio scocciata!
    E non ho soluzioni da proporre…
    Paola (Torino)

    • Antonella Antonelli scrive:

      Grazie Paola per aver confermato una realtà che a quanto pare investe tutto il mondo editoriale, certo mal comune… neppure io so come fare o cosa fare, magari consulterò il sito che ci hai consigliato, ma è sicuro che dal mio punto di vista, la strada giusta è quella di non cedere al ricatto, soprattutto quando è davvero spudorato e allora diventa perfino inverosimile poterlo accettare.
      Credo comunque che parlarne e condividere le esperienze possa per lo meno incoraggiare anche altri a dire no, e questa sarebbe già una bella conquista.

  2. Maria Teresa Armentano scrive:

    Avvilente come richiesta quella di cercare uno sponsor soprattutto se viene riconosciuto il valore della tua opera. Ma fra i discografici e gli editori funziona così, anche se non trovi uno sponsor sei tu che ti impegni a registrare, a produrre il tuo lavoro e loro lo pubblicizzano con la loro etichetta e questo è se vi pare! Lei scrive articoli e belle poesie. Forse potrebbe bastare ?

    • Antonella Antonelli scrive:

      Maria Teresa la ringrazio.

      Quindi il campo si allarga e allora potremmo dire che l’arte è senza dubbio nelle mani sbagliate, e purtroppo non solo quella…

      Certo Maria Teresa lei ha ragione, potrebbe, anzi, mi basta scrivere poesie e articoli, e questa soddisfazione mi consente anche di tentare altre strade, senza sentirmi schiava del desiderio di pubblicare a qualunque costo.
      Il problema è che i miei cassetti si riempiono di quaderni, fogli, biglietti, osservazioni, progetti …
      a pensarci bene però, questo non è affatto un problema, piuttosto è una ricchezza, un dono prezioso di cui essere grati.

  3. Maria Teresa Grano scrive:

    Non scrivo poesie e racconti, ma sono una lettrice accanita, direi compulsiva. Amo immergermi nella carta stampata. Quel profumo di stampa, è per me, paragonabile solo al buon profumo del pane appena uscito dal forno. Leggo pertanto con dispiacere e orrore il racconto delle “avventure ” letterarie di Antonella e delle altre artiste che hanno commentato. E mi dispiace, mi dispiace molto, perché una buona lettura non va trattata alla stregua dei cioccolatini o delle patatine fritte da commercializzare mettendoli in bella vista sui banchi del supermercato. Sponsor, che parola orribile! Capisco le vostre difficoltà e ne sono dispiaciuta e scrivo per dirvi di non arrendervi, non lasciate me e tanti come me che amano leggere e vogliono leggere cose sempre nuove, ancora mai lette. Non tenete nei cassetti i vostri scritti, fateli leggere a tutti, voi che avete il dono di saper comunicare le vostre emozioni, le vostre storie personali e non. Non ne conosco il modo, so solo che questo mondo tarpa le ali ai talenti, penalizza la creatività, ma vi prego,pensate a chi ha sete di sapere di conoscere e di conoscervi, e pubblicate i vostri scritti. So il valore di Antonella perchè ho letto le sue poesie ed i suoi racconti. Antonella, mi piace come ti sei posta con questo problema , la tua grinta e il tuo gridare NO con tutta la tua forza, era quello che mi aspettavo e ti dico: vai avanti così, sempre. E comprerò un paio di anfibi appuntiti anche io.

    Maria Teresa Grano

    • Antonella Antonelli scrive:

      Maria Teresa sapessi che gioia leggerti in questa piccola oasi, dove, grazie a tanti cari amici, posso abbeverarmi serena.
      Certo che non mollerò, (e nessuno determinato lo deve fare), ma lasciando lenire la rabbia. Le ferite si rimarginano tutte e quando si è guariti, si torna in pista, è chiaro che pillole come le tue parole curano più di qualsiasi rimedio o farmaco, e l’emozione provata nel leggerti mi riconcilia con la mia emotività che, per quanto provata, è sempre lì: bella, pura, viva e più bambina che mai,
      grazie della tua stima e della tua considerazione.