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Un film FRUSTrAnte

Scritto da Angelo Marino il 4 novembre 2011
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In Italia un film può essere bello o brutto, impegnato o leggero, acclamato o ignorato ma, per il momento almeno, non può essere legale o illegale. Certo, capita sempre più spesso anche da noi che si verifichino casi di censura, ma ancora, fortunatamente, non succede quello che è successo in Iran.

A Teheran, l’attrice Marzieh Vafemehr è stata punita per aver interpretato il ruolo di protagonista in un film, non autorizzato dalla Repubblica Islamica, che denuncia le difficoltà degli attori e degli artisti iraniani. L’attrice è stata arrestata a luglio e poi rilasciata su cauzione, ma pare abbia subito ritorsioni, fino alla condanna definitiva ad 1 anno di carcere e alla punizione corporale di 90 frustrate.

Il film in questione è prodotto dal marito dell’attrice, il famoso regista e sceneggiatore iraniano Nasser Taghvai, e da una società australiana. La pellicola, intitolata “My Teheran for sale”, racconta la storia di una giovane artista costretta a vivere nella capitale iraniana in clandestinità per via del suo lavoro, per poi trovare salvezza in un ragazzo iraniano-australiano che la aiuterà a scappare dal suo paese.

Ecco cosa comporta in Iran interpretare il ruolo sbagliato nel film sbagliato. L’attrice Marzieh Vafamehr avrebbe presentato ricorso contro la condanna a un anno di carcere e contro i trattamenti subiti durante la sua reclusione a luglio. Resta ancora non chiaro se anche gli altri membri del cast abbiano subito ritorsioni.

Purtroppo questo non è il primo episodio di censura che avviene in Iran nel cinema: Juliette Binoche, vincitrice della palma d’oro al festival di Cannes 2010 per la migliore interpretazione femminile con il ruolo nel film del regista iraniano Abbas Kiarostami. Il film, Copia conforme, è stato censurato poiché la protagonista indossava un vestito leggermente scollato e i suoi piedi erano nudi; questa la ragione ufficiale, ma in realtà la pellicola è stata bloccata per il senso di libertà che esprime. Il regista Kiarostami non è la prima volta che è censurato.

Cinema ma non solo, i casi e i campi di censura nella Repubblica Iraniana sono ampi e molteplici. Per esempio colpisce i libri di Paulo Coelho, come testimonia questo messaggio dell’editore in Iran dello scrittore brasiliano: “ è tempo di rendere accessibili i libri sul web. Non sono riuscito a trovare un modo di venderli via internet, e il ministero della Cultura di Teheran mi ha fatto sapere che qualsiasi libro con il nome di Paulo Coelho verrà sequestrato”.

Coelho è stato il primo autore straniero a visitare la Repubblica Iraniana dopo la rivoluzione degli ayatollah e le sue opere, che sono tradotte in persiano dal 1998,  hanno venduto più di sei milioni di copie.

In una terra dove si controlla ogni intervento, ogni opinione e ogni discorso è normale che anche film e libri siano censurati.

Un altro episodio di censura avvenuto in Iran è quello che ha colpito il duo Google-Gmail. La decisione è stata giustificata come mossa per sviluppare le tecnologie internet locali e come tentativo di far spazio per un servizio di email nazionale, infatti secondo le statistiche addirittura il 95% degli iraniani utilizzerebbe un server di posta straniero, tra tutti Yahoo, Hotmail e Gmail appunto. Il problema è che in Iran era già stato bloccato il servizio di Google Translate, che permetteva la traduzione in inglese delle informazioni, rendendo il web e l’accesso alle notizie troppo libero.

Questi sono solo alcuni episodi di censura, probabilmente quelli più eclatanti e sicuramente gli unici che arrivano a nostra conoscenza, ma questa situazione di controllo e repressione intellettuale condiziona sempre di più la libertà degli iraniani.

Pochi giorni fa, infatti, è stato bloccato anche il Virtual Private Network (Vpn) che è stato ritenuto illegale.

Considerando che questo dispositivo permetteva di aggirare i filtri che impediscono l’accesso a molti siti ritenuti “pericolosi” o immorali dalle autorità locali, ecco che un altro tassello alla libertà è stato rimosso.