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La storia delle monete italiane

Scritto da Alfredo Zavanone il 4 novembre 2011
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Torino. Per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, la Banca d’Italia ha varato un programma di ricerche storiche in campo economico, statistico e giuridico ed una mostra sull’unificazione monetaria, ora approdata a Torino, con la collaborazione della Bolaffi e che resterà aperta fino al prossimo 2 novembre.

Prima dell’Unità d’Italia ogni Stato disponeva della propria valuta e la situazione era una vera e propria “Babele delle monete”. La storia che va dalla Lira(nata il 24 agosto 1862 sotto la firma del Re Vittorio Emanuele II) sino all’Euro è narrata in questa interessante esposizione che ricorda i 140 anni della Lira che poi si è trasformata nella valuta introdotta dall’UE.

La storia d’Italia è raccontata minuziosamente nel lungo percorso a tappe compiuto verso l’unificazione monetaria: all’epoca esistevano diversi sistemi coniati dai vari Stati ed era difficile, nelle contrattazioni, stabilire l’esatto valore dell’affare. In totale circolavano 236 monete metalliche(92 del sistema legale, 144 invece erano “libere”). Molte province romane e venete disponevano di un proprio “soldo” ed in ordine alfabetico le monete presenti erano: baiocco, carantano, carlino(il giornale tosco – emiliano prese il nome dalla moneta), doppia, ducato, fiorino, franceschino, francescone, lira, lirazza, marengo, onza, paolo, papetto, piastra, quattrino, scudo, soldo, svanzica, tallero, tarì, testone. A questi vanno aggiunti la doppia usata a Genova, Modena e Parma, ma il valore era diverso rispetto a quello monetario. Nei dialetti locali di molte regioni italiane i nomi di queste monete esistono ancora, specialmente per il bestiame sui mercati.

Alla mostra di Torino è possibile ammirare il celebre “marengo” in oro del valore di 20 lire voluto dal Re come celebrazione della vittoria napoleonica e le storiche 500 lire “Bandiere rovesciate” del 1957: ne erano stati emessi 1004 esemplari, poi, scoperto l’errore, le 500 lire rovesciate sparirono dalla circolazione. Calcolare il valore di questi “soldi” del passato è quasi impossibile, sono delle rarità, specialmente le prime emissioni del Regno d’Italia, subito dopo l’Unità. Per coniare le nuove monete, nonostante la tradizione delle zecche che avevano sempre operato nei vari Stati, l’Italia dovette ricorrere ad alcune imprese straniere private che offrivano maggiori garanzie.

Quando sono arrivate le banconote(molte stampate non in Italia) il Governo non si era preoccupato di adottare dei provvedimenti legislativi poiché erano le banche che le emettevano, agendo in regime di monopolio, ed erano nuove su tutto il territorio. Quando poi la Banca Nazionale si ampliò(1860-1870) con ben 67 sportelli sparsi lungo tutto il territorio italiano, venne finalmente varata la prima legge(1874) che disciplinava il pluralismo delle emissioni. Purtroppo molte cose non funzionavano a causa di dissesti bancari e quindi nel 1894 venne costituita l’attuale Banca d’Italia ed il Re pose il sigillo, ossia la firma, in provincia di Cuneo, dove si trovava in vacanza nei suoi possedimenti. Oltre alla Banca Nazionale, prima dell’unificazione gli Istituti storici che emettevano banconote erano il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia. Il taglio maggiore in circolazione erano le 1000 Lire in formato lenzuola, seguite dalle 500 lire, infine 100 e 50 lire. Soltanto nel 1938 la Banca d’Italia dovette, per motivi contingenti, stampare le microscopiche 10 lire, oggi invece abbiamo l’Euro e cartamoneta e cambiavalute sono quasi spariti.

Gli orari di apertura sono dalle 9 alle 13, dal lunedì al venerdì, presso il salone della filiale torinese di Banca d’Italia(via Arsenale 8), con ingresso libero.