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Inno alla bellezza

Scritto da Angelo Marino il 4 novembre 2011
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La bellezza può essere mostrata, apprezzata, ammirata, può essere condivisa oppure no. Può diventare anche una questione di prospettiva: secondo come ti poni verso la bellezza o a seconda del tuo punto di vista può essere percepita e colta in maniera differente.

La bellezza può perfino confonderti. Per esempio, quando guardi l’orizzonte, fino all’infinito, arrivi a non distinguere più tra linearità e curva: le linee ti sembrano curve e le curve sono percepite perfettamente dritte. È un inganno dell’occhio ma, comunque, anche se l’’incanto può distorcere la realtà, la bellezza può caratterizzare sia le curve sia la linearità.

Lei è una di quelle cose che avrei potuto guardare, continuativamente, fino all’infinito: ha un fascino che mi confonde, mi disorienta. L’eccezione, però, è data dal fatto che, anche fissandola, la bellezza rimaneva per quello che era e non cambiava le forme, anzi le esaltava: le curve rimanevano perfettamente rotondeggianti. Curve attraenti in pieno movimento armonico, perché la musica le accendeva il corpo. La fissavo fino all’infinito e comunque continuavo a vedere nient’altro che curve perfette. Lei continuava a muoversi.

Quando poi smetteva di ballare e si fermava a parlare con me, ecco che scoprivo tutta la semplicità di un discorso lineare e intelligente. Una conversazione mai banale. La bellezza può essere interiore o esteriore e, a dispetto di quanto faccia credere il luogo comune, non obbligatoriamente l’una è contrapposta all’altra. Stavolta non lo erano, lei è bella a tutto tondo.

La bellezza può essere fugace oppure durare a lungo. Più passava il tempo è più quel fascino, quel sorriso, quegli occhi acquisivano una bellezza eterna. Fermandomi a guardarla, ero io che alteravo nuovamente questo equilibrio raggiunto a fatica: non vedevo più in maniera lucida; ero scosso, al centro di un mondo in movimento. Provavo anche a chiudere gli occhi ma la vedevo comunque muoversi armonica. E mi tremavano le gambe.

Secondo Aristotele e Platone il bello corrisponde al vero mentre Giambattista Vico afferma che il vero è il fatto. Unendo pertanto questi due concetti potremmo arrivare alla definizione occidentale che la bellezza sta nell’arte. Kant addirittura parla di bello d’arte. E tra le arti la moda potrebbe essere un esempio. 

Anche nella moda linee e curve si confondono e fondono in maniera perfetta dando vita alla bellezza. Nello studio, nel taglio, nell’assemblaggio, nella modellazione e soprattutto nel cucito dei capi e necessario seguire in maniera precisa e puntigliosa tutte le linee che si sono create. Linee che spesso sono piacevoli curve e affascinanti pieghe. Tutta la creatività che caratterizza chi disegna vestiti si riversa in maniera precisa e lineare, attraverso schizzi e bozzetti, su un foglio bianco, per poi dar vita alle mille fantastiche onde e ai delicati risvolti che caratterizzano l’abito.

Salvador Dalì sosteneva che “ Il disegno è la sincerità nell’arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto.” Ancora una volta curve e linee, ancora forme contrapposte, e soprattutto ancora una volta un unico risultato da raggiungere, un’unica meta cui ambire: la bellezza. Lei è bella e brava al punto da poter raggiungere il traguardo nel mondo della moda attraverso due strade: disegnando abiti meravigliosi oppure indossando, in maniera altrettanto meravigliosa, abiti che altri hanno disegnato e pensato per lei. Questo è il potere della bellezza.

La bellezza può essere oggettiva e soggettiva. Quella soggettiva è quella che dipende dal proprio gusto estetico, mentre quella oggettiva, quella concreta, è quella che si definisce e si basa intorno ad una serie di canoni. Questo fascino comporta la cognizione degli oggetti come aventi una certa armonia intrinseca oppure manifesta con la natura, che suscita nell’osservatore attrazione. La presenza del in qualsiasi contesto umano indicherebbe che la bellezza è naturalmente basata sul sentimento che suscita negli umani, anche se la bellezza umana è soltanto l’aspetto dominante di una più grande ed incalcolabile bellezza naturale. Senza dubbio lei era una bellezza oggettiva.

La bellezza può essere un tramonto sul mare, un bimbo che sorride, il sole che scalda, un aperitivo in terrazza, una curva perfetta o una linea totalmente dritta.

La bellezza è una questione di prospettiva: può essere tutto ma per fortuna non è tutto.

La bellezza può essere malvagia, sacra, naturale o artificiale. Tuttavia, ricorrendo ancora una volta a Salvador Dalì il quale diceva che “I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti”, allo stesso modo, io sostengo che i veri scrittori non raccontano storie, scrivono verità: la bellezza è Benedetta.