C’é un motore che ci attiva e innesca.
Siamo gatti il cui topo è un qualsiasi traguardo cercato in mezzo ai batuffoli di lana.
Un gatto che sul divano del padrone a far le fusa per sempre non sa starci.
C’è un guizzo, che ci rende selvatici, che ci spruzza via dagli schemi, che ci istiga a mordere.
In ogni uomo, dal più geniale scienziato al rivoluzionario anticonformista, dalla nonna amorevole all’indaffarata donna in carriera.
Quel guizzo, quell’odore che scatena i sensi, è la curiosità.
E’ la curiosità che rende l’uomo audace quanto anarchico, che può imprimere alle coscienze
l’ “amoralità“, che sdogana dagli schemi.
Due innamorati sono curiosi. Non sanno chi hanno di fronte, ma lo annusano e lo indagano; hanno voglia di scoprirsi.
Il loro amore è anche quello.
E’ la curiosità a distruggere quell’indifferenza che nutrirebbero per un qualsiasi altro essere umano.
La curiosità li rende affamati dopo ogni pasto, li incita all’esplorazione.
E così non li annoia più l’attesa. Essa diventa la rincorsa prima dello slancio.
Anelano l’escursione. I loro diventano momenti fatti di “vedremo”, di “scopriremo”.
La curiosità non conquista traguardi. Ci rende affamati nel volerli raggiungere. Ci impregna di tensione alla scoperta.
Un curioso è un innamorato della vita in mezzo a cui si fa strada. Come un escursionista lo è della foresta che attraversa.
Quella che è al capolinea, non è la felicità. Ma qualcosa che spesso le assomiglia.
La colpa di Eva.