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Her: quando l’amore si fa macchina

Scritto da Giuseppe Sant'Elia il 1 dicembre 2013
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Il Festival del Film di Roma 2013 attribuisce il premio come migliore attrice protagonista ad una “voce”, quella sensuale dell’intensa Scarlett Johansson, per un film-gioiello di Spike Jonze che difficilmente verrà dimenticato.

Spike Jonze è un genio – partiamo da qui – e le sue opere sono sempre uniche come già nel caso di Essere John Malkovich o del Il ladro di orchidee.

Pertanto l’attesa nei confronti di Her, ultima fatica del regista americano, in concorso al Festival del Film di Roma, era frenetica. Ma ogni aspettativa, diciamolo subito, non è stata tradita, perché Her è un film straordinario e geniale.

La quarta pellicola di Jonze è perfetta sotto tutti i profili. Il regista immagina un futuro non troppo lontano in cui l’essere umano vivrà in simbiosi con la tecnologia con la quale si rapporta umanamente aprendo ai sistemi operativi le proprie emozioni. Lo spunto può apparire folle e forse addirittura facilmente liquidabile come ridicolo, da uno spettatore poco attento, ma in realtà Jonze racconta una storia che trova tutte le sue fondamenta già nel nostro presente. Non serve guardare al futuro per trovare i semi di quella totale e piena sinergia tra uomo e macchina che già oggi trova la sua espressione.

L’introduzione di sistemi operativi come il ben noto SIRI della Apple ha fatto sì che con le macchine ci si parli ottenendo risposte ed aiuti a volte molto “umani”. Le macchine oggi contengo programmi, come i social network e similari, in cui uomini e donne hanno fatto confluire parte della propria essenza, per condividerla con altri individui ma, anche, con realtà artificiali come “la Rete” (che di fatto è una entità in cui umanità e tecnologia sono indubbiamente entità inscindibili). Basta camminare per strada per vedere, come nel film, uomini e donne che, con cuffie nelle orecchie, guardano ed ascoltano il proprio smartphone o tablet, che sono i nuovi veri compagni di vita dell’uomo: il primo vero amore per sempre.  Ed è di tutto questo che ci parla Jonze attraverso una narrazione stupendamente immaginifica che nasce surreale per farsi poi reale nella nostra mente e nella nostra memoria.

Mostrarci la follia per parlarci della realtà.  Questo è genio.

L’equilibrio tra surreale e reale trova la propria splendida realizzazione nell’interpretazione struggente e straordinaria (e non è la prima volta) di Joaquin Phoenix, che interpreta un ruolo difficilissimo da vero one-man-show. Il suo personaggio è poesia allo stato puro, che Phoenix incarna dovendo interagire, come il suo Theodore, per la maggior parte del tempo, semplicemente con una voce fuori campo, con la quale le mutevoli espressioni del volto di Phoenix si devono rapportare, immortalate da una telecamera sempre puntata su di lui. Ben si può capire la difficoltà di tale tipo di performance che l’attore realizza con una naturalezza da premio Oscar e per cui avrebbe certamente meritato a questo Festival la palma di migliore attore (ma quest’anno a Roma di superbe interpretazioni maschili ce n’erano almeno tre – per assistere alle altre due si veda Dallas buyers club).

Spike Jonze ha impiegato anni per completare la sceneggiatura di Her, talmente articolata, spericolata, visionaria, divertente, struggente e poetica da lasciare senza fiato. L’ambientazione futuristica, che inquadra una città che ricorda Dubai city o le grandi metropoli asiatiche (ossia città dove il futuro è già presente), è terribilmente affascinante così come accattivante è la fusione di razze, culture (anche alimentari) e linguaggi, che raccontano esattamente il mondo verso cui stiamo velocemente andando.

L’unica vera incomprensibile follia è stata quella di non premiare quale miglior film la stupenda opera di Jonze, la cui vittoria era considerata, per tutta la durata del festival, addirittura scontata e, forse proprio per questo, la giuria ha voluto, sbagliando, trovare soluzioni “alternative”.

Certamente non scontato, invece, è stato il premio conferito a Scarlett Johansson che la cui interpretazione, decisamente intensa, è limitata alla sua voce fuori campo (che purtroppo perderemo totalmente nel doppiaggio italiano del film, che invece dovrebbe essere visto in lingua originale). Premiare solo una “voce”, può essere una scelta non comprensibile, in quanto le interpretazioni attoriali sono fatte di più elementi che vanno considerati nell’insieme. A ciò va aggiunto che il richiamo mediatico della Johansson, presente nella sua accattivante bellezza, sul Red Carpet, avrà certamente inciso sulla scelta dei giurati, i quali dal canto loro non si sono lasciati sfuggire l’occasione di dare un premio “ad affetto” (dare un premio ad una voce non è una cosa di tutti i giorni).

Ma, nonostante questo, si deve chiarire che il premio va oltre quello che sembra,  perché nel film di Jonze la voce della Johansson, profonda e carica di significati, racchiude in sé più interpretazioni e più emozioni. La sua voce, che ha un gran peso sulla scena pur non essendovi una sua materiale presenza, da espressione non solo al personaggio artificiale di Samantha ma anche ad altri personaggi femminili del film ai quali, di contro infatti, il regista conferisce ben poche parole.

In realtà la Johansson non interpreta un personaggio ma un sentimento, anzi, una somma di sentimenti e dare voce a ciò che è immateriale è obbiettivamente un risultato che merita plausi e premi.

A conti fatti, tutto in Her è meritevole di essere premiato: dalla magnifica colonna sonora dei canadesi Arcade Fire (gruppo di cui sentiremo sempre più parlare)  alla calda e pittorea fotografia di Hoyte Van Hoytema, passando per l’ennesimo ruolo da non protagonista da applausi per una sempre incantevole Amy Adams (a cui Jonze attribuisce il ruolo fondamentale di amica equilibratrice che riesce a dare senso al no-sense).

In conclusione, Jonze non ha fatto altro che realizzare la sua opera più riuscita, quello che, almeno fino ad ora, è il suo capolavoro, nonché uno dei migliori film dell’anno che non deve essere perso, perché è un film che fa parlare le macchine per parlarci degli uomini.

Her (Usa, 2013, commedia) di Spike Jonze; con Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Scarlett Johansson, Caroline Jaden Stussi, Laura Meadows, Portia Doubleday, Sam Jaeger, Rachel Ann Mullins, Katherine Boecher, Alia Janine, Jeremy Rabb, Lynn Adrianna, Luka Jones, Eric Pumphrey