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www.faronotizie.it - Anno XX - n. 228 - Aprile
C'è un faro che illumina la mente,
Quello dell'intelligenza e dei sogni,
quello della speranza che umilmente
libera dal potere e dai bisogni.
Resterà il faro del combattimento
contro l'arroganza dei lestofanti,
sarà il luogo di un nuovo movimento
dove non c'è posto per gli ignoranti.
(Francesco M.T. Tarantino)
a cura del Direttore
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La prima questione che si pone è, dunque, capire sino a che punto l’Italia abbia conosciuto una fase di «modernismo» o «welfarismo penale», se, insomma, quel progetto riformista avviato da Giolitti, volto all’integrazione delle masse nella vita democratica del paese, abbia avuto modo di svilupparsi – al termine di quella lunga parentesi (1915-1945) segnata dalle due guerre e dall’intermezzo fascista – anche in un sistema penale teso a privilegiare quale strategia di controllo sociale la “decarcerizzazione”, in vista di un lento e progressivo reinserimento sociale dei suoi clienti. Un sistema basato quindi su una vasta rete di istituzioni di controllonel sociale in grado di ridimensionare l’importanza – nella sua economia complessiva – del momento strettamente carcerario quale strumento di politica sociale e di fondare quest’ultima su strategie non poliziesche.