www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 216 - Aprile

Vorrei ricongiungermi con la mia casa

Scritto da Raffaella Santulli il 1 febbraio 2013
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La casa è il luogo dell’essere, del mio esserci, ha la mia deformità, la mia semplicità, è un carapace che avvolge la mia storia. Ci trovo l’ombra del mio passato, sento il silenzio di mio padre, mi perdo dentro il mistero e mi riposo.

Ora quella tana, dove tutto è avvolto dalla propria puzzolenza, dal bisogno di scomparire dalla vista dell’altro per ritrovare se stesso non mi appartiene più.
Spazi pieni sventrati, vuoti riempiti, scaffali in luogo di muri, angoli dilagati o assottigliati, varchi, nicchie, androni spostati, mascherati,  adulterati hanno prodotto “l’indotta”  inagibilità.

Naufraga così in pochi secondi lo spazio della vita concreta che come ogni realtà autentica è esposta al conflitto, al malinteso, all’errore, alla sopraffazione e all’aridità ma che, proprio per questo, è il luogo centrale dell’esistenza col suo bene e col suo male.

Di più: è ripetizione, ma la ripetizione potenzia la vita, è dialogo e confronto sempre nuovo che ogni volta si arricchisce di tutto ciò che si porta dietro, la centesima conversazione con un amico è più piacevole della prima.

La casa non si limita alle stanze ed ai balconi; comprende il quartiere, le vie adiacenti, lo spazio invisibile ma precisamente circoscritto al rione, la chiesa e l’osteria; un orizzonte che dà senso alle cose, ma deve essere “quella” la propria.

Non barattabile.