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Walter Bonatti, l’alpinista che ha scalato le ingiustizie

Scritto da Angelo Marino il 3 ottobre 2011
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Walter Bonatti, uno dei più grandi alpinisti della storia, ci ha lasciato all’età di 81 anni. Nato a Bergamo nel 1930, fin da giovanissimo ha compiuto imprese alpinistiche memorabili. Nel 1949 diventa guida alpina e si fa conoscere con la ripetizione di alcune vie storiche come la Detassis nelle Dolomiti e la Cassin sulla parete della Grandes Jorasses. Da lì è un susseguirsi di imprese estreme, compresa la drammatica partecipazione, nel 1954, alla conquista del K2. Nel 1955 invece scala il Petit Dru, che crollerà nel 2005, sempre sul gruppo del Monte Bianco. Conclude l’attività di scalatore nel 1965 sulla vetta del Cervino, che ha raggiunto in solitaria e in pieno inverno.

Nel 2000 il Presidente Francese Jacques Chirac gli ha conferito il titolo di Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore e nel 2009 ha ricevuto il Piolet d’Or alla carriera, uno dei più importanti riconoscimenti in ambito alpinistico.

Il 21 dicembre 2004 ha anche ricevuto il titolo di Cavaliere di Gran Croce dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Dopo essersi presentato ha scoperto che il premio riguardava congiuntamente anche Achille Compagnoni, offeso dal fatto di essere stato a lui accomunato, Walter Bonatti ha restituito, con un a lettera l’Onorificenza.

Una volta abbandonata la carriera sportiva come alpinista ha proseguito come esploratore e giornalista con innumerevoli reportage nei quali ha riportato le sue esperienze e le sue avventure come viaggiatore nelle regioni più impervie e sconosciute del mondo.

Proprio il desiderio di far scoprire la verità su quanto accaduto sul K2 ha portato Walter Bonatti a scrivere numerosi libri, tra i quali “Le mie Montagne”, “ I miei ricordi” o “ K2 La verità 1954-2004” dove più volte ha spiegato e descritto la sua versione dei fatti.

 

“Quello che riportai dal K2 fu soprattutto un grosso fardello di esperienze personali negative, direi fin troppo crude per i miei giovani anni.” Da “Le mie Montagne”

 

Al di la delle imprese memoriali che quest’uomo è riuscito a compiere, ciò che ha reso Bonatti riconoscibile nella memoria di tutti, anche di quelli come me che francamente non hanno una grande conoscenza dell’alpinismo, è stata la famosa vicenda del K2 e tutte le polemiche che ne seguirono.

Al tempo Bonatti aveva appena 23 anni ed era il più giovane di una spedizione composta da Achille Compagnoni, Lino Lacadelli, che raggiungeranno la vetta, e guidata da Ardito Desio.
Il giorno prima che Compagnoni e Lacedelli raggiungessero la cima, Walter Bonatti scese dall’Ottavo campo al Settimo per recuperare le bombole d’ossigeno lasciate li la sera prima che sarebbero state utilizzate per arrivare in cima dagli altri due alpinisti che intanto sarebbero saliti verso il Nono campo.

Tuttavia, Compagnoni, preoccupato dalla freschezza atletica di Bonatti e temendo che quest’ultimo puntasse a precederlo nel raggiungere la vetta, spostò il Nono campo a 250 metri di dislivello più alto rispetto a quanto stabilito.

Bonatti e la guida che lo riaccompagnò nella risalita, Hunza Mahdi, giunti alla quota stabilita col buio, non riuscirono più a  individuarli e raggiungerli.

“ Quella notte sul K2, tra il 30 e il 31 luglio 1954, io dovevo morire. Il fatto che sia invece sopravvissuto è dipeso soltanto da me.” Da “Le mie Montagne”

Bonatti e Mahdi si ritrovarono soli a dover affrontare una notte a temperature intorno ai -50°C senza alcun tipo di attrezzatura, privi persino di tenda e sacco a pelo. Mahdi subì l’amputazione di numerose dita.

Poiché prima della partenza per la spedizione Bonatti aveva firmato un contratto che gli impediva di rilasciare interviste e resoconti, tutta la verità è stata nascosta fino al 1961. Anzi, Walter venne anche accusato di non aver fornito l’ossigeno a Compagnoni e Lacedelli.

Altre delusione per Bonatti fu l’atteggiamento del caposquadra Ardito Desio che si rifiuterà sempre di andare in fondo all’accaduto appoggiando solo e sempre la versione dei fatti di Compagnoni.

Bonatti rimane talmente deluso dall’atteggiamento dei suoi compagni che da allora scalò quasi sempre in solitaria.

Da allora Walter Bonatti si è battuto con tutte le forze per far emergere la verità e la sua versione dei fatti.

Si dovrà attendere il 2004 perché il CAI accolga molte delle obiezioni di Bonatti e rettifichi ufficialmente la versione dei fatti di Desio.

Ci lascia una persona pulita, tollerante, amichevole e disponibile. Un grande uomo, non solo sportivamente parlando, che ci ha lasciato un testamento spirituale molto importante per le vicende accadute nel 1954 sul K2 , per il quale è stato infangato per oltre 50 anni.