Vieni autunno con le piogge,
scaccia l’afa, da’ linfa ai nuovi semi.
Le begonie devono arrendersi al disfacimento.
Furono forma che ti sfiorò e ti vinse,
ma ogni cosa ha un tempo definito.
per ogni dove, sempre, è in agguato
il silenzio, con la sua lingua morta,
con schegge di cieli infranti.
Prima o poi lo renderemo fertile acqua
del Po, inconsapevole del diluvio.
Ma quella donna con seni puntuti
mi distrae dalla lotta e Pan ride
della mia debolezza, mi sottrae
il senso e il divenire.
Piegato ripasso La scienza nuova.
E la corsa s’apre alla demenza,
i gelsomini ripudiano gli accordi, l’empiet
dà linfa ai sogni e il sangue
gela sugli alberi.
Il furore diventa spreco; ogni battaglia
è perduta. Dunque,
autunno, porta la pioggia, accendi di rosso
le colline, fa’ che la luce non perda voce
e continui ad essere complice dello spreco.
dalla raccolta POESIE TORINESI Edizioni Lepisma, Roma 2011