www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 216 - Aprile

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In questo pamphlet i calabresi sono soggetti oggettivati dall’autore che ne fa un’analisi genetica ponendo in evidenza le logiche socio-culturali, economiche e politiche poste alla base delle relazioni esistenti tra “dominanti e dominati”. Esse tendono a congelare ogni forma di mutamento volto a minacciare l’equilibrio di un “ecosistema” che preserva l’ignoranza come fonte della sua sopravvivenza.
L’analisi di una gerarchia sociale iniqua e violenta, pressoché immutata per «più di due millenni di storia» e, dunque, interiorizzata, riprodotta e amplificata, è fonte della radicalizzazione dell’ideologia ʼndranghetista, e risulta funzionale alla comprensione dell’habitus del calabrese contemporaneo.
Il comune sistema di pensiero spesso si basa sul clientelismo e sulla logica del do ut des, e alla preservazione di un territorio d’inestimabile ricchezza, si preferisce la devastazione incontrollata in nome del profitto immediato.
Il sistema famiglia, basato sulla logica del «dentro/fuori» e del «tutti contro tutti», è una «contromisura sociale» che tende a soffocare ogni spinta individualista, dove il «dominio maschile» è una prassi psicologica ancora reiterata: il «marito/padre/padrone» introietta nel suo piccolo clone un codice etico-comportamentale malsano, atto al mantenimento di un sistema corrotto, che ormai ha superato i confini della regione.
Per quanto narrazioni mitiche decantino la ʼndrangheta come custode delle nobili tradizioni e protettore dallo “Stato nemico”,  la regione viene cementificata e inquinata. L’autore non dimentica di proporre delle soluzioni, un «vaccino» per contrastare non solo la criminalità organizzata, ma ancor di più un intero sistema di pensiero. Non si tratta di una visione disfattista, poiché lo scopo è illuminare e scuotere dal torpore soprattutto coloro che desiderano, consciamente o inconsciamente, che le cose cambino davvero, magari iniziando proprio dal prendere consapevolezza della realtà.