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Caso Melania Rea: il bacio della morte?

Scritto da Giuseppe Centonze il 1 novembre 2012
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Il Dna di Salvatore Parolisi depositato sulla bocca della moglie Melania Rea dopo la morte, in vita il Dna sulle labbra dura solo 2 minuti.
È questa una delle evidenze scientifiche più interessanti del processo con rito abbreviato chiesto da Salvatore Parolisi, che è ripreso il 29 settembre in camera di consiglio, nel corso del quale si stanno discutendo i risultati delle superperizie sul delitto Rea, depositate il 20 settembre scorso e relative alla definizione del momento in cui Melania Rea è morta e alle tracce di Dna del marito, Salvatore Parolisi, individuate sul cadavere della donna.
Nel collegio di Parte Civile deputato alla superperizia per la famiglia Rea fanno parte la genetista forense Marina Baldii medici legali Francesco Introna e Giovanni Arcudi, e la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone.

Il Dna rinvenuto sulle labbra della povera Melania è stato al centro di teorie e ipotesi contrastanti. Secondo il collegio di Parte Civile non possono esistere dubbi sul fatto che le tracce di Dna siano state depositate dopo la morte. Infatti, ricerche scientifiche specifiche e tutta una serie di test e sperimentazioni effettuati, nelle condizioni più diverse, dai periti in fase di superperizia hanno dimostrato che sulla bocca di un soggetto vivente le tracce di Dna di un altro soggetto durano al massimo 2 minuti. Trascorsi 120 secondi, del Dna dell’altro soggetto non vi è più traccia.

La dottoressa Sarah Gino, genetista forense incaricata dal Pubblico Ministero di svolgere la superperizia, conferma tutte le analisi svolte in precedenza e la presenza sulle labbra e sull’arcata dentaria di Melania Rea del Dna del marito Salvatore Parolisi. Ma per il tempo trascorso dalla prima perizia e per lo stato di deperimento dei campioni di Dna prelevati, sostiene che non è stato materialmente possibile effettuare tutte le verifiche del caso.
Si è trattato, quindi, del cosiddetto bacio della morte? Secondo la dottoressa Marina Baldi “se si è trattato di un bacio questo non è dato stabilirlo perché non conosciamo la matrice d’origine che ha lasciato il Dna nella cavità orale e sulle labbra della vittima. E la Superperizia non lo chiarisce. Infatti, non è possibile confermare se il Dna di Parolisi sia rimasto sulle labbra della moglie in quanto saliva o per sfregamento della propria cute sulle labbra della donna”.
Potrebbe essere anche una traccia di liquido seminale? “Parolisi ha ammesso che 15 giorni prima della morte della moglie avevano avuto un rapporto sessuale, ma non parla di rapporti orali. Comunque, la superperizia non ha stabilito né chiarito se il Dna in questione era liquido seminale”, sostiene Marina Baldi.
Sarà possibile fare luce almeno sull’ora della morte? Marina Baldi: “Ecco un altro limite, la superperizia non si esprime sull’ora della morte. Affermano che sia possibile definire unicamente il giorno della morte. L’entomologo Vanin ha affermato chiaramente che le larve prese in esame non sono state curate in modo appropriato e, pertanto, non è assolutamente possibile definire l’ora della morte ma solo ed unicamente affermare che Melania è stata assassinata il giorno 18 aprile”. Il medico legale Gian Luca Bruno nella consulenza afferma che dal contenuto gastrico esaminato è possibile circoscrivere il giorno della morte al 18 aprile 2011, ma non l’ora precisa del decesso.

C’è un punto sul quale il collegio difensivo di Parte Civile intende avere dei chiarimenti dal Giudice, ossia la circostanza che vede il medico legale Lorenzo Varetto, incaricato dalla Difesa, lavorare nello stesso istituto di Torino in cui operano i periti incaricati dal Pubblico Ministero. Si tratta di una circostanza che rischia d’inficiare la trasparenza delle perizie.

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