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Fantastiche cerimonie … !

Scritto da Francesco Rinaldi il 7 marzo 2012
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Fantastiche cerimonie in sontuose ville seicentesche con affreschi di grandi Maestri della pittura e con pavimenti maiolicati da strepitosi azulejos altrettanto antichi; splendidi invitati che ostentano bellezze aristocratiche, ori e gioielli raffinati; colte argomentazioni, manifestazione di un intelletto quotidianamente coltivato ed irrorato dalle migliori fonti di conoscenza; cibi raffinati per nobili palati e fiumi dei migliori champagne francesi; musiche celestiali da Sainte Chapelle. Lo sfarzo di Vatel – mastro di Cerimonia del Re Sole – crea uno dei tanti sfondi per accorati sodalizi.

L’attenzione di uno di questi eccellenti convitati è, tuttavia, attratta da una triste e desolante scena. Un giovane padre con una piccola, splendida figlia non è neppure in grado di abbracciarla a causa di una malattia degenerativa che gli impedisce i più banali movimenti.

Colpisce il suo sguardo: uno sguardo di intenso dolore per la sua condizione e, al contempo, di infinita gioia per il suo splendido pargoletto, che, gioioso e felice, come possono esserlo soltanto i bambini, sgambetta fendendo l’aria che vibra al suo impetuoso passaggio ed evitando, del tutto inconsapevolmente, camerieri e convitati per pochissimi millimetri; e sempre ritornando in direzione del padre, che, timido e riservato, non riesce a lungo a rimanere nell’ombra e nell’indifferenza.

Una singolare felicità permea l’atmosfera, una commossa manifestazione di affetto per una nuova famiglia che si genera.

Eppure, l’immagine di quel padre genera sgomento, perché impone domande che non vorremmo porci e situazioni delle quali non vorremmo essere consapevoli.

Ma questo non è possibile: felicità e dolore sono volti della stessa medaglia; un po’ come la vita e la morte, non c’è l’una senza l’altra !

Le entusiasmanti piroette della piccola bimba si accompagnano all’immobile dolore del padre infermo; le favolose portate non fanno dimenticare chi, nella vita, al massimo può aspirare ad un frugale pasto, e neppure giornaliero e ad ogni età.

Gli sposi ci offrono l’ultimo brindisi della serata e gli ultimi doni della festa, e noi, con ingordigia e satolli, accettiamo, dimenticando, per pochi istanti, miseria e dolore, tristezza e solitudine, inebriati dal calore umano della cerimonia.