www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 217 - Maggio

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Anche per quest’anno si chiude il Festival capitolino dedicato alla settima arte, ormai alla sua ottava edizione. I fasti dei primi anni sono oramai lontani, ma la rassegna romana diretta per il secondo anno di seguito dal veterano Marco Muller, non ha lesinato emozioni e soddisfazioni, sia sul sempre acclamato red carpet sia, soprattutto, in sala. E non è un caso che l’entusiasmo del pubblico e degli addetti ai lavori, entrambi in crescita, numeri alla mano, sia stato ampio e contagioso.

Tra i film più significativi ed applauditi, la pellicola in concorso “Dallas buyers Club”, diretto dal regista canadese Jean-Marc Vallée, che certamente rimarrà come pietra miliare dell’ottava edizione del Festival. L’opera di Vallée, regista già premiato in passato per gli ottimi C.R.A.Z.Y. e The Young Victoria, pur non aggiudicandosi il premio per il miglior film, si porta a casa il premio del pubblico e, soprattutto, il Marc’Aurelio d’oro per il miglior attore protagonista, conferito a Matthew McConaughey.

Una volta, negli States,  lo definivano il nuovo Robert Redford, prima che Matthew McConaughey scomparisse velocemente nell’oblio di pellicole insulse ed al limite del ridicolo. Ma come ha spesso dimostrato la storia cinematografica, i grandi attori palesano la loro vera e talentuosa essenza quando afferrano tra le mani il “personaggio della vita” e da quel momento segnano il loro nome nel firmamento delle stelle. La storia, anche in questo caso, non farà eccezione perché è indubbio che il Ron Woodroof interpretato da Matthew McConaughey non potrà più essere dimenticato.

Woodroof, realmente esistito, era un elettricista texano appassionato di rodei e spogliarelliste, etero dedito al sesso ed alla cocaina, un uomo rozzo ma appassionato circondato da uomini dediti alla superficialità ed all’ignoranza che, nel 1985 scoprì all’improvviso di essere affetto dall’AIDS.

Sono gli anni 80 e l’HIV si diffonde rapidamente mentre il mondo brancola nella cecità. Sono passati pochi anni dalla morte dell’attore omosessuale statunitense Rock Hudson e per la gente l’AIDS è il morbo dei gay. Chi ne è affetto è immediatamente ghettizzato dalla massa quale omosessuale e per questo condannato e marchiato.

Gli unici che sembrano volersi interessare alla malattia sono le case farmaceutiche che, al solo fine di riciclare il farmaco AZT, originariamente creato in maniera fallimentare per curare il cancro ma immediatamente abbandonato in quanto eccessivamente tossico, fu riproposto quale farmaco anti HIV e velocemente approvato dalla FDA (Food and Drug Administration). Le istituzioni americane di fronte ad una malattia che reputano fonte di vergogna prima ancora che orrore sembrano cercare una facile soluzione di facciata, indipendentemente dalla salute degli uomini e delle donne che deve curare.

Woodroof è vittima della malattia ma ancora di più del sistema sanitario che si trova ad affrontare. Il suo diritto alla “cura”, ossia l’AZT, l’unica all’inizio ufficialmente approvata dal paese ed imposta dal sistema sanitario, contrasta con il suo diritto a ricevere trattamenti medici  appropriati, costringendolo a lottare contro i suoi stessi medici per poter garantire la propria sopravvivenza. Il suo viaggio alla ricerca di medicine “migliori”, che siano nell’interesse del paziente e non di chi le fabbrica, diviene una guerra sfrontata contro l’intero sistema e contro l’ipocrisia di una società che preferisce emarginare piuttosto che comprendere e condividere.

Una lotta rivelatasi vincente visto che in seguito la monoterapia di AZT fu abbandonata anche dalla medicina ufficiale statunitense a favore di combinazioni di nuovi farmaci con minore tossicità nonché in considerazione che oggi negli Stati Uniti circa il 60% dei pazienti affetti da HIV utilizza varie forme di medicina complementare o alternativa.

McConaughey oltre ad esibire un’interpretazione memorabile e sbalorditiva, che gli varrà certamente una nomination ai prossimi Oscar, mette anche sorprendentemente a disposizione del personaggio e del film il proprio corpo, scheletricamente dimagrito per l’occasione di oltre 20 kg, e soprattutto in grado, anche grazie all’ottimo trucco, di dare evidenza dell’evoluzione delle conseguenze delle cure a cui si sottopone il suo personaggio, prima ancora che della malattia di cui è affetto.

Al fianco del protagonista non può non essere ricordata la sempre impeccabile Jennifer Garner perfetta nel suo ruolo di ultimo baluardo di umanità e professionalità tra le file della miope istituzione medica. La prova della bella attrice texana è dunque  una piacevole conferma.

Una menzione a parte merita poi l’interpretazione di Jared Leto. Il cantante dei “30 Seconds to Mars”, non certo sconosciuto alle platee del grande schermo, interpreta il transgender Rayon che affianca nella storia Woodroof costituendo il vero personaggio di svolta del film sul quale si basa l’intera evoluzione umana del protagonista. Un ruolo determinante ed intenso, che Leto ha affrontato con una immedesimazione totale ed abbandonando ogni retaggio di mascolinità, portando davanti allo spettatore un’appassionata ed ammaliante donna nel corpo di un uomo, capace di infondere nello spettatore dosi massicce di profonde emozioni. Una performance così coinvolgente da far cadere il teatro dagli applausi che rende Jared Leto quanto meno co-vincitore morale del premio conferito a McConaughey che certamente ha beneficiato profondamente della sua interpretazione.

Dallas buyers club è, in conclusione, un film bello ed importante, che mette in luce inquietanti contraddizioni su cui ancora oggi non vi è chiarezza, sul virus dell’HIV e, soprattutto, sulle cure ufficialmente utilizzate per affrontarlo.

Il film di Vallée si fonda, così come fece, con toni però diversi, il capolavoro Philadelphia di Jonathan Demme, oltre che su un’ottima sceneggiatura, sulla grandezza della prova interpretativa dei due attori protagonisti, certamente indimenticabile. Non è un caso che il premio conferito a Roma abbia premiato proprio l’interpretazione attoriale e non vi è dubbio che, presto, oltreoceano, altre statuette arriveranno.

Dallas Buyers Club (Usa, drammatico, 2013) di Jean-Marc Vallée; con Jared Leto, Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Dallas Roberts, Steve Zahn, Kevin Rankin – uscita nelle sale giovedì 2 gennaio 2014.