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Razzismus

Scritto da Giorgio Rinaldi il 5 agosto 2013
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Parlare di razze umane è come parlare di padania, di arianità, di maga magò, di sarchiappone, di supercazzola e via discorrendo, cioè di cose inesistenti che uomini di particolare furbesca stupidità hanno coniato a beneficio di propri simili graniticamente babbei, pronti ad ingurgitare qualsiasi idiozia.

Le razze, quando non si discetta di ittica, possono solo riferirsi, come è noto,  alle bestie domestiche (e tanto, per chi ne fa ricorso in termini umani e confonde la  zoologia con la zootecnia, spiega l’antico brocardo simil cum similibus stantibus: i simili stanno con i simili).

Si può, dunque, parlare di razza podolica, brunalpina, pezzata etc. a proposito di vacche; di razza pastore tedesco, alano, maremmano, afgano etc. a proposito di cani; di siamese, europea, certosina etc. a proposito di gatti; di berbera, araba, pony etc. a proposito di cavalli e così via d’animali studiando.

Non si può, però, parlare di razze a proposito di uomini, poiché la razza umana è unica e le differenze tra popoli che vivono a diverse latitudini non appartengono alla biologia e alla genetica, bensì alla tipizzazione morfologica, posti i diversi connotati distintivi tra le varie popolazioni.

Affermare, quindi, superiorità etniche sulla scorta non si sa bene di quali natali, ovvero dichiarare prossimità di esseri umani con il meno (?) evoluto mondo animale, sol per la coloritura della pelle, è come dichiarare al mondo, senza tema di smentita, di essere dei pericolosi deficienti.

Poiché non è attuabile, per quanto prima detto, classificare tali individui in una precisa razza di esseri  babbeiformi, mi è impossibile, e me ne dolgo molto, proclamare, urbi et orbi, di essere razionalmente razzista nei confronti di questa, dichiarando una ovvia e lampante superiorità semplicemente allo sguardo.

Però, e per evitare ogni possibile contaminazione con lo sporco in cui si sollazzano, sarebbe opportuno applicare di volta in volta l’antica legge del taglione, modulata all’occorrenza: tu lanci una banana all’indirizzo di una persona con la pelle scura? Quella è autorizzata a darti sulla testa, previo lancio, un cocomero di10 Kg. Tu gli dici bongo-bongo (o bunga bunga?) ? La pena dovrebbe essere uno studio ravvicinato del gorilla, scimpanzé, babbuino etc., per confermare scientificamente l’affermazione sulla base delle proprie conoscenze ed attività professionali.

Si potrebbe cominciare subito: tu fai il dentista? Allora dovrai cavare un dente ad un gorilla maschio senza anestesia.

E, come cantava il mitico Jannacci, sarebbe davvero bello vedere di nascosto l’effetto che fa.