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Sacro Monte

Scritto da Massimo Palazzo il 1 maggio 2013
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Il Sacro Monte a Varese e’ stato nel 2003 inserito dall’Unesco nella lista del patrimonio dell’ umanità ed e’ a mio parere uno dei piu’ bei posti da vedere qualora si decidesse di visitare la città e i dintorni.

Facilmente raggiungibile e ben servito  oltre che meta di turisti e’ molto frequentato dai cittadini a piedi, in macchina , in autobus, bicicletta e da pochi anni dalla ripristinata funicolare . La progettazione di quest’ultima venne inaugurata nel 1911 ed in poco più di 10 minuti si raggiungeva la vetta , in seguito il progetto venne allargato al Campo dei Fiori . Io della funicolare ne senti parlare per anni dalla nonna e dai miei genitori  , tuttavia ne vidi solo le rovine poichè smise di operare nel 1958 .  E’ opinione diffusa  che il percorso migliore per visitare il Sacro Monte  sia quello delle cappelle. Sono due kilometri di salita con fondo acciottolato e se ne  possono ammirare  quattordici dedicate alla Madonna e ai misteri del rosario , conducono al Santuario di Santa Maria del Monte ( il paesino che si trova in cima ) che funge da quindicesima cappella. All’inizio del cammino prima di incontrare la prima cappella c’e’ il murale di Guttuso . Il dipinto molto grande ben visibile a distanza anche per i colori vivaci,  raffigura la Fuga in Egitto di Giuseppe e Maria con il bambin Gesù sull’ asinello seguito da una capra. Il maestro lo dipinse e lo donò alla città nel 1983, quando l’opera venne presentata  ebbe grande risonanza, vuoi per il soggetto religioso scelto da un pittore notoriamente materialista, vuoi per l’ accostamento di un’opera moderna agli antichi soggetti delle cappelle. L’idea delle cappelle fu’ di un frate cappuccino di Monza  che si recava spesso al monastero partendo a piedi  dal convento dei francescani che si trovava in un quartiere della città. Si chiamava Gian Battista Aguggiari in una predicazione in una chiesa l’11 novembre 1604 trasformò il progetto di una suora in un’ altro molto più ambizioso , quello di far erigere  quindici cappelle raffiguranti ciascuna un mistero e dedicate alla Madonna. Alla realizzazione  di tutti i lavori contribuirono la popolazione della zona e le famiglie più nobili della Lombardia. Il paesino in cima e’ molto piccolo mentre, la maggior parte dell’area fa’ parte del Monastero delle Romite abitazione delle suore di clausura . Nel xv secolo il Sacro Monte era una distesa di boschi con qualche casupola e alcune grotte dove trovava riparo chi voleva dedicarsi ad una vita di meditazione e solitudine vicino all’ antico Santuario. Intorno al 1450 arrivò un’ orfana quindicenne di Verbania , Caterina Moriggi, decisa a dedicare la propria vita alla preghiera. Sopravvissuta alla peste Caterina accolse nel 1454 un’ altra giovane fedele, Giuliana Puricelli , iniziando con lei un’ intensa attività di preghiera e assistenza ai pellegrini che sempre più numerosi frequentavano il Santuario. Il 10 agosto 1476 le romite divennero monache purtroppo Caterina mori nel 1478 e alla guida del monastero le successe Benedetta Biumi. Il monastero con gli anni crebbe d’ importanza , le monache aumentarono fu aperta una scuola poi trasformatosi in collegio. Nel 1798 la Repubblica Cisalpina tolse alle monache il riconoscimento religioso e si dovette attendere il 1822 per ripristinare il Monastero  e il collegio. Nel 1969 la scuola fu soppressa definitivamente , restituendo alle Romite l’originaria identità di contemplative in regime di stretta clausura.

In questo momento non sono a conoscenza di quante Romite siano rimaste ,  si parlava recentemente di una quarantina, completamente autonome, coltivano gli orti , allevano animali da stalla, vendono i loro prodotti, si occupano della biblioteca e alcune si sono specializzate nel recupero e restauro di opere preziose. Annesso al Monastero e’ stato creato un Centro di Spiritualità dove chi lo desidera puo’ rifugiarsi per qualche giorno anche solo qualche ora , in riflessione o silenzio. Ci sono una decina di stanze piccole ed accoglienti affacciate sul panorama del Sacro Monte di fianco alla zona della clausura. Il periodo di permanenza dell’ospite puo’ essere organizzato autonomamente tenendo presente tempi e ritmi delle suore. Per il soggiorno le suore non chiedono nessun compenso solo un’ offerta secondo le proprie possibilità per permettere alle stesse di continuare il servizio. Devo ammettere che fino a quando sono rimasto ad abitare  a Varese il Sacro Monte era una delle mie mete preferite , le cappelle , i sentieri , il Monastero ma, un posto in particolare  e magico da frequentare era il caffe’ Borducan e il suo proprietario. Si chiamava Bruno un signore molto anziano , magrissimo , consumato , lucido nonostante l’età, acculturato e di piacevole compagnia .  Gestiva il bar  con la sorella  Anna che tutti scambiavano come  moglie. Il bar era ed e’ tuttora seppur con alcune modifiche,  in una palazzina liberty costruita nel 1924  esternamente ed internamente tenuto in maniera perfetta. Un   ingresso piccolo, il bancone del bar antichissimo con la macchina del caffè che tutte le volte ci si fermava ad ammirarla da tanto era bella ,il lavandino rotondo in alluminio con il rubinetto molto alto, la sala  circolare con le pareti ricoperte in legno , i tavolini e le sedie antiche e delicate dove era obbligo  stare composti altrimenti il signor Bruno richiamava immediatamente all’ordine , una vetrata ed una balconata con vista sulla città, sui laghi e sul Campo dei Fiori. Queste componenti rendevano il    posto veramente incantevole , per anni  uno dei locali simbolo della città, meta di studenti , turisti e cittadini che lo frequentavano per la bellezza, per ammirare lo splendido panorama e per gustare l’elisir.

L’elisir e’ un infuso a base di arance e di erbe aromatiche inventato dal garibaldino Davide Bregonzio nel 1872. Durante un viaggio in Algeria apprezza le arance del posto (borducan in algerino) al rientro a Varese  inventa l’elisir. Nel 1872 inaugura il “caffè al Borducan ” nel cuore del Borgo , la ricetta funziona e conquista una rapida fama , passando di mano in mano dei vari discendenti fino all’ultimo, Bruno Bergonzio  che, per tutta la vita ha distillato  l’elisir tutto da solo nella sua cantina , mantenendo la ricetta segreta nonostante le numerose offerte di famose case produttrici di liquori. Sostanzialmente i frequentatori del caffè al Borducan non potevano esimersi dal provare questo oramai famoso elisir ma, c’era un particolare che lo rendeva ancora più affascinante ed era quello che la bottiglia da dove veniva versato aveva il carillion ed era un piacere vedere il Signor Bruno arrivare con il vassoio e i bicchierini, versare di fronte ai clienti l’elisir che pregustavano  ma non si aspettavano di sentire la musichetta . Dopo un attimo di smarrimento cominciavano le domande e il Signor Bruno con una pazienza infinita e tanto piacere raccontava la storia dell’elisir e della ricetta. Personalmente adoravo il locale ma ero un estimatore del Signor Bruno una persona piacevolissima, una raffinatezza   da alta società , una dialettica forbita . Era maniaco dell’ordine, del rispetto e della pulizia, se qualcuno non si comportava civilmente nel suo locale lui lo accompagnava, sempre con classe alla porta. A mio parere lui era il Borducan, dopo la morte sua e della sorella Anna  il locale resto’ chiuso per un po’ di tempo poi passò in eredità ai figli di lei che fortunatamente decisero di rispettare la tradizione famigliare. La palazzina liberty e’ stata ristrutturata, le stanze dell’abitazione di famiglia sono state trasformate in albergo , un quattro stelle, con una splendida vista. Il caffè ha mantenuto la stessa discrezione dei tempi,  per chi mantiene come me i ricordi manca il  Signor Bruno.

Sulla base dei libri del bisnonno che risalgono all’ottocento il Borducan viene oggi prodotto artigianalmente da una distilleria della zona . Ovviamente si sa’ solo che si mette a macerare scorza di arancia in alcool puro per un anno e basta , ricordo che il Signor Bruno ci teneva a precisare  che la ricetta la custodiva gelosamente , che non avrebbe mai permesso a nessuno di venirne a conoscenza e che il segreto se lo sarebbe portato nella tomba.  Non e’ andata a finire come voleva lui e chissà dal cielo cosa ne penserà.