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Processo Misseri più altri: parla la criminologa Roberta Bruzzone

Scritto da Giuseppe Centonze il 1 luglio 2012
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Il 5 giugno scorso dinanzi alla Corte d’Assise di Taranto che dovrà stabilire chi, come, dove e quando ha ucciso Sarah Scazzi, una bambina di soli 15 anni, c’è stata la tanto attesa escussione della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone.
La Dr.ssa Bruzzone il 3 novembre 2010 era entrata nel collegio difensivo di Michele Misseri, difeso all’epoca dall’Avv. Daniele Galoppa, insieme al Professore di Medicina Legale dell’Università La Sapienza di Roma, Giancarlo Umani Ronchi, e la biologa forense Dr.ssa Marina Baldi, come consulente tecnico di parte.
Il 5 novembre 2010 la Dr.ssa Roberta Bruzzone incontra in carcere Michele Misseri. Questo il suo racconto: “Mi confrontai con Misseri e mi feci descrivere il contesto familiare, che tipo di rapporto avesse con le figlie, che tipo di vita svolgeva. Poi entrammo nel merito di quello che accadde il 26 agosto. Lui era tornato ad autoaccusarsi dell’omicidio, ma all’improvviso cambiò espressione e disse: “Non ho ucciso Sarah, io ero sulla sdraia, è stata Sabrina”. A quel punto interrompemmo il colloquio e chiedemmo a Michele Misseri se intendeva parlare con i magistrati, lui rispose di si. Chiamammo i magistrati e nel frattempo cambiammo completamente argomento. Se non ricordo male, alle 15.32 cominciò l’interrogatorio”.
Nell’occasione Michele Misseri racconta ai magistrati che una volta rientrato dalla campagna aveva mangiato e si era addormentato sulla sdraio. Viene svegliato dalla figlia Sabrina che gli dice: “Papà vieni in garage che è successo ncuna cosa”. Michele Misseri si reca in garage dalla strada e non dalla porticina interna all’abitazione che conduce al garage e li trova Sarah a terra con una corda attorcigliata al collo. Una corda che come dichiara Michele Misseri “non era troppo stretta … perché poteva respirare (Sarah, n.d.r.) … la corda solo che al togliere che ho fatto io perché aveva fatto tanti nodi eh … gli ho fatto qualche cicatrice diciamo … al collo”. Michele Misseri si rivolge a Sabrina: “Ma che cosa hai combinato?” Sabrina gli risponde: “Già comunque mi stava dando pure fastidio”. Michele Misseri a quel punto rassicura Sabrina: “Sì, e mo la responsabilità chi è che se la prende? Mo me la devo caricare tutta io la responsabilità. Sabrina è un riferimento importante per suo padre, il quale dichiara: “Sabrina aveva solo ventidue anni mentre io invece ero avanti con gli anni … Ho detto a Sabrina di non dire niente”. Michele Misseri non chiede, tuttavia, a Sabrina il senso della sua frase “già comunque mi stava dando pure fastidio”.  Michele Misseri non sa dare risposte convincenti neanche alla domanda se nei giorni successivi aveva parlato con la figlia Sabrina per cercare di appurare le dinamiche della morte di Sarah. Si limita a dire di non aver mai chiesto a Sabrina spiegazioni al riguardo. Poi azzarda il movente della gelosia da parte della figlia per Ivano Russo.
I pm gli chiedono perché non ha pensato di chiamare un medico e Michele Misseri risponde che Sabrina gli aveva detto che Sarah era sicuramente morta. Lui aveva provato a verificare eventuali segni di vita da parte della nipote. Sarah secondo Michele Misseri era fredda o semi-fredda e non si muoveva. A tal riguardo c’è però un’intercettazione importante durante un colloquio in carcere tra Michele Misseri e la nipote Maria, detta Daniela, Greco, nella quale il contadino le dice: “Sai dov’è che abbiamo sbagliato …? Quando è successo il fatto avremmo chiamato i carabinieri … o il pronto soccorso … e allora era successo un incidente … una roba del genere invece noi abbiamo fatto i furbacchioni … e i furbacchioni vanno sempre fiacchi (finiscono male, n.d.r.)”
I pm chiedono a Michele Misseri se è certo che l’arma del delitto fosse una corda. Il contadino tentenna, poi dichiara che, invece, poteva trattarsi di una cintura. Da rilevare che il medico legale Prof. Luigi Strada deposita la perizia autoptica nella quale parla della presunta arma del delitto, una cintura unisex alta circa 2,6 cm, con cuciture laterali, solo il 12 novembre 2010, dunque 7 giorni dopo questo interrogatorio. Il contadino da sempre più l’idea di andare alla ricerca di un’arma del delitto, perché lui non la conosce, non c’era quando Sarah è stata uccisa. Per il resto Michele Misseri conferma che si è occupato e da solo della soppressione del cadavere della nipote, ma comincia a ritrattare sia le molestie sessuali che la violenza post mortem, cosa che farà definitivamente nel corso dell’incidente probatorio del 19 novembre 2010.
La Dr.ssa Bruzzone ha ricordato che il giorno dopo partecipò, insieme con l’Avv. Daniele Galoppa, con i magistrati e con la Polizia Giudiziaria ai sopralluoghi nel garage della villetta di Via Deledda e al pozzo di “Contrada Mosca” nelle campagne tra Avetrana (TA) e Nardò (LE) dove era stato occultato il cadavere di Sarah. In quella circostanza Michele Misseri fece ritrovare il mazzo di chiavi di casa di Sarah in un incavo di un albero di olivo.
“Poi – ha osservato la criminologa – incontrai Misseri nuovamente il 18 novembre, alla vigilia dell’incidente probatorio”. Il pm Mariano Buccoliero ha chiesto se il detenuto avesse cambiato atteggiamento. “Al contrario. Era talmente consapevole dell’importanza di questo appuntamento che di sua spontanea volontà chiese alla direzione del carcere di inibire le visite dei familiari. Fu lui a decidere, non ci furono pressioni. Preferiva stare da solo e riflettere”.

Michele Misseri affronterà 11 ore d’incidente probatorio, rispondendo alle domande da parte del gip e di tutti gli avvocati presenti, senza mai perdersi d’animo, ribadendo, nonostante i ripetuti avvertimenti da parte del gip, che l’assassino di Sarah è sua figlia Sabrina e che ciascuno si deve prendere le proprie responsabilità.
A domanda specifica, la Dr.ssa Bruzzone ha poi negato di aver mai consigliato a Michele Misseri di accusare la figlia o di fare riferimento a un gioco finito male. “Gli dissi di dire sempre la verità, non di fare un percorso a rate”, ha concluso la Dr.ssa Bruzzone. E’ fondamentale evidenziare che Michele Misseri aveva accusato la figlia Sabrina il 15 ottobre 2010, quando la Dr.ssa Bruzzone non era ancora entrata nel collegio difensivo del contadino.
Michele Misseri tra lettere, memoriali e interviste TV, ha, invece, dichiarato che furono l’Avv. Daniele Galoppa e la Dr.ssa Roberta Bruzzone a “ricattarlo” e a fargli accusare la figlia Sabrina. Ciò gli ha procurato una denuncia per calunnia aggravata e continuata. Il processo è in corso d’istruttoria.
La difesa degli imputati che aveva preannunciato un interrogatorio serrato alla Dr.ssa Bruzzone si è limitata invece a chiederle solo a quale ordine professionale appartenesse …
In ordine alla chiamata in correità della figlia Sabrina il contadino ha dato la colpa anche ai farmaci che avrebbe assunto in particolare il 15 ottobre e che l’avrebbero reso sostanzialmente “incapace d’intendere e di volere” quando ha accusato la figlia.
L’infermiere del carcere di Taranto, Cosimo Maggi, sentito anche lui il 5 giugno scorso, ha dichiarato che Michele Misseri sia la sera del 14 ottobre che la mattina del 15 ottobre non assunse alcun farmaco.
Ciò che già aveva dichiarato lo psichiatra del carcere Dr. Primiani, è stato confermato dall’infermiere, ossia che il contadino non seguiva la terapia prescritta e che prima dell’interrogatorio del 5 novembre 2010 la terapia, già ridotta in precedenza, fu del tutto sospesa.
Nella sua deposizione, lo psichiatra del carcere, Dr. Primiani ha riferito, tra l’altro, che il dosaggio dei farmaci che furono somministrati a Michele Misseri poteva rallentare la sua funzione intellettiva, ma non la sua capacità di giudizio e di relazione. A maggior ragione se i farmaci non sono stati affatto assunti, aggiungiamo noi.

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