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Un “Matrimonio all’italiana” per Roseto

Scritto da Carlo Di Stanislao il 1 giugno 2012
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Edoardo De Filippo scrisse “Filumena Marturano”, la pièce alla base di “Matrimonio all’italiana,  nel 1946 per il teatro, per poi farne prima una versione cinematografica nel 1951 e poi una televisiva undici anni dopo.

Si trattava di un testo cucito su misura sulle capacità interpretative della sorella Titina e il successo fu perenne.
Nel 1964 De Sica veniva dal successo di “Ieri, oggi e domani” (anche questo ispirato ad un’opera De Filippo, e cioè “Adelina”) e decise di riproporre la stessa squadra che lo aveva appena portato all’Oscar: lui alla regia, Armando Trovaioli alle musiche e coppia di protagonisti Loren- Mastroianni. A loro due, alla sesta collaborazione assieme, era affidata la riuscita del film.

Ed il film è riuscitissimo, dedicato a Titina (morta l’anno prima), con una straordinaria capacità di andare oltre la commedia, proprio perché non prova a rifare il teatro,  ma sceglie a colpo sicuro il cinema e i suoi meccanismi, persino i flashback, che il regista sosteneva di non amare affatto.

Sceneggiato da Piero De Bernardi, Leo Benvenuti, Renato Castellani e Tonino Guerra (quest’ultimo, si mormora, ingaggiato per una scena sola, ma la più memorabile, quella in cui Domenico capisce che Filumena ha finto di essere in fin di vita per indurlo al matrimonio, che è entrata di diritto nella storia del cinema);  il film fotografa Napoli (ed il nostro Mezzogiorno), nel dopoguerra, con una Loren che è, ancora una volta,  la donna giusta per portare in scena una carica di fisicità e disperazione rare.

La grande Sofia, riempie la scena con indubbia bravura, fascino e aderenza al personaggio, riuscendo perfino a superare in intensità il suo partner storico Marcello Mastroianni, che è altrettanto bravo, ma forse meno spontaneo e, a volte, in netto imbarazzo.

Certamente, ci dice la storia, la carriera creativa di De Sica ebbe un netto calo qualitativo negli anni Sessanta, ma “Matrimonio all’italiana” resta forse il miglior film del regista girato in quel periodo, con rtre nomination all’Oscar ed un grande successo internazionale.

Sarà con questo film che, quest’anno, il 28 luglio, l’Istituto Cinematografico Lanterna Magica chiuderà l’edizione 2012 del “Roseto film Festival  Opera Prima”, kermesse ormai storicamente accreditata, ideata e diretta da Tonino Valeri, coordinata dall’instancabile Mario Giunco e che vedrà ancora, come lo scorso anno, Mario Moretti a presiedere la giuria.

Ideato 17 anni fa, il Festival rosetano offre ai giovani cineasti italiani una opportunità davvero rara nel nostro Paese e vi hanno preso parte, con varie funzioni, Nanni Moretti, che ne ha presieduto una edizione, Paolo Virzì, Michele Placido, Kim Rossi Stuart e Terence Hill.

Inaugurato nel 1988 con una personale dedicata all’attore di origine rosetana Carlo Delle Piane e proseguita negli anni successivi con una serie di incontri sul nuovo cinema italiano, è diventato competitivo a partire dal 1996, con la direzione artistica del regista Tonino Valerii, al quale era stata dedicata una personale nel 1989.

A partire dall’edizione del 2003 al vincitore, oltre alla “Rosa d’oro” viene assegnato un premio in denaro di 2.500 Euro.

Numerosi gli ospiti d’onore, premiati con la “Rosa d’oro” alla carriera. Fra essi, Alberto Sordi, Massimo Dapporto, Stefania Sandrelli, Dario Argento, Tinto Brass, Bud Spencer, Maria Pia Casilio, Giuliano Gemma, Florinda Bolkan, Neri Marcorè, Massimo Girotti, Carlo ed Enrico Vanzina, Riccardo Milani, Marco Bellocchio, Gianni Minà, Barbora Bobulova.

Lo scorso anno l’organizzazione del Festival ha invece assegnato la Rosa d’Argento, all’Istituto Cinematografico Lanterna Magica de L’Aquila, che col Festival collabora dal 2009, con mostre, rassegne e proiezioni a tema.

 

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