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Crisi-SI

Scritto da Ludovica Laschera il 1 agosto 2015
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Ci troviamo ad affrontare, meno europei di quanto si potrebbe, la crisi greca e i suoi malanni.

È obbligo di una Vera Europa restare uniti mentre si corre in soccorso del fratello più debole della famiglia.

Non più leggi che stremino la nazione greca, portando alla fame i suoi abitanti, non più obblighi da tortura, da rispettare, per ripagare il debito.

Così, nonostante i piedi stanchi, consumati e ormai logori dell’Italia, le spalle larghe della corpulenta Germania proteggono il capo canuto d’Europa, facendole da ampio tetto.

Ma se le gambe non son forti, il corpo crolla, le braccia non sostengono tutto il peso, gli occhi sono costretti a tornare a guardare in basso.

E così uno sguardo, seppur distratto, all’Italia e al suo meridione, in profonda crisi, vedova scalza senza casa, culla di disoccupazione e arretratezza, pancia di cultura antica, quantomai affamata.

Va ricordato che anche i dolori più silenti esistono. Non li si dimentica, come non ci si dimentica di essere Europei. Sempre.

Ci si ricorda della spalle larghe, come delle caviglie ossute che non reggono più il peso. Bisogna farlo.

Se non si vogliono tagliare i piedi all’Europa.