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Nepal

Scritto da Raffaele Miraglia il 1 agosto 2015
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Mercoledì 1 dicembre 1999 una ragazzina si staccò da un gruppo di bambini e ci corse incontro. Dimostrava otto, forse dieci anni. Parlava un po’ di inglese e questo era decisamente strano a Budhanilkantha. Ci voleva fare da guida turistica. Non ce ne era bisogno, ma il suo sorriso era troppo accattivante. Ci accompagnò nel giro attorno alla piccola piscina dove giace la statua di Visnù dormiente tra i serpenti, che sembra galleggiare sull’acqua. Non sapevamo, mentre giravamo attorno alla piscina su cui giaceva quel blocco di scisto, probabilmente portato lì dall’India e consacrato nel 641 d.c., che secondo Auang San Suu Kyi questa era una tra le otto più belle opere d’arte del mondo: “Ma quando arrivai in quel luogo, rimasi veramente stupefatta nell’accorgermi della grande impressione che provavo, di fronte a un’opera religiosa che non apparteneva alla mia religione né alla mia cultura. Il dio Visnu è ritratto addormentato, sulle spire di un grande serpente. Quest’immagine immensa, di grande pace, nel mezzo di un serbatoio d’acqua, ai miei occhi è parsa bellissima. È scolpita in pietra grigia, e nessuno sa chi ne sia l’autore. Non so se sia stata scolpita da una sola persona o da molte. Quando la vidi per la prima volta, mi ero recata laggiù solo per vedere un monumento di interesse turistico. Ma una volta vedutala, mi accorsi che aveva un grandissimo significato religioso” (http://www.synestesia.it/public/ASSK2.asp) I fedeli arrivavano fin sopra alla scultura, vi deponevano offerte e venivano benedetti.

La bambina mi chiese da dove venivo e io risposi, come facevo spesso, barando, “San Marino”. Mi guardò stupita, ovviamente. Le spiegai che San Marino era un piccolo stato all’interno dell’Italia. Quando si allontanò da noi di corsa e raggiunse gli altri bambini rispose a uno di loro “San Marino” e tutti si misero a ripetere “San Marino, San Marino” ridendo.

Penso proprio che quella scultura sia sopravvissuta al terremoto del 25 aprile scorso. Spero che anche quella bambina e quei bambini lo siano.

Purtroppo non è così per molti nepalesi, per molti turisti e per molti templi.

Visnù dormiente tra i serpenti e galleggiante sull’acqua è Visnù nella sua forma Narayana, che ingloba in un tutt’uno Visnù (la principale forma divina della trinità induista, di cui fanno parte Brahma e Shiva), le acque (l’oceano cosmico) e il serpente (il naga). Visnù riposa alla fine di un ciclo cosmico in attesa di ricrearne uno nuovo. In qualche maniera può essere il simbolo di quella pausa che esiste fra un terremoto e un altro in uno dei luoghi del mondo dove l’incontro-scontro fra le faglie tettoniche produce gli effetti più appariscenti, basti pensare alle montagne più alte del mondo.

Quando ho visto le immagini riprese dal cielo del centro di Kathmandu dopo il terremoto mi sono stupito di quante case siano rimaste in piedi. Ricordo l’affastellarsi di edifici moderni che parevano fragilissimi. Ero convinto che avrei visto un cumulo di macerie e invece esili colonnine sono incredibilmente rimaste su, anche se, probabilmente, quelle case sono state lesionate irrimediabilmente.

Le vite perdute con il terremoto non le recuperi, ma i templi?

Quelli risorgeranno. Già quelli che si vedevano prima non erano quelli originali. In Nepal restaurare è sempre voluto dire ricostruire. E anche dopo il terremoto del 1934 la maggior parte dei templi che si potevano ammirare fino allo scorso 25 aprile erano stati ricostruiti o “restaurati” usando materiali ibridi. Probabilmente quelli che risorgeranno saranno ancora più fedeli all’originale di quelli che sono crollati.

Ci vorranno certamente degli anni, ma il Nepal risorgerà e di nuovo una bambina accompagnerà di nuovo i turisti nel giro attorno alla vasca di Visnù dormiente tra i serpenti.

Ora, però, che il Nepal è da tempo uscito dalla prime pagine dei giornali e nessuna televisione ne parla più, è ancora più indispensabile pensare ai nepalesi e cercare come sia possibile aiutarli.