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Hillary Clinton e l’esercizio del diritto di voto

Scritto da Emanuela Medoro il 1 luglio 2015
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Dalla campagna elettorale di Hillary Clinton ci giunge oggi qualche notizia illuminante sulla cultura dell’America di oggi.

Incomincio dalla registrazione nelle liste elettorali. Recenti nella nostra memoria le lunghissime file di neri che andavano a iscriversi nei registri elettorali per esercitare il diritto di voto per la prima volta nella storia delle loro famiglie, spinti dalla campagna elettorale del primo nero che aspirava alla Casa Bianca. Oggi Hillary spinge avanti questo punto, lei vuole che tutti i cittadini di ogni stato dell’unione debbano essere automaticamente registrati negli elenchi dei votanti al raggiungimento de diciottesimo anno di età, salvo il caso in cui essi non manifestino esplicitamente la volontà di rinunciare a tale diritto.

Quanto al concreto esercizio di questo diritto, da citare l’opera del Reverendo Martin Luther King negli anni ’60 del secolo scorso a Selma, Alabama. Fu luogo di ben noto impegno per l’esercizio del diritto di voto, un diritto garantito a tutti da leggi federali, ma di fatto negato ai neri da mille ostacoli pratici inventati da una burocrazia bianca spietatamente razzista, che spegneva nel sangue manifestazioni pacifiche. Martin Luther King, ideatore e guida   delle marce pacifiche dei neri in difesa del libero esercizio del diritto di voto, fu barbaramente trucidato.

In ricordo di quel sangue versato più di mezzo secolo fa in difesa di un diritto fondamentale, riporto una lettera circolare e del materiale pubblicato su facebook a cura di Hillary for America.

Amici,
oggi in Texas l’idea del diritto di voto per tutti, fondamentale per la democrazia, è purtroppo ben lungi dall’essere realizzata. Il diritto di voto è sotto attacco, specialmente per i giovani, i poveri e la gente di colore. In Texas per esercitare il diritto di voto si può usare il porto d’armi, ma non è sufficiente la carta d’identità da studente. Questa disparità non è casuale.  Facciamo sapere che non accetteremo   questa brutale ferita al diritto di voto.

La nostra nazione ha una lunga storia di uomini e donne coraggiosi che hanno combattuto per allargare l’accesso alle urne. Non possiamo permettere che queste battaglie siano vanificate da funzionari pubblici che agiscono per paura o per interessi personali. Agire in modo che per gli americani sia difficile andare a votare è semplicemente sbagliato e contrario a valori condivisi. Se anche voi vi sentite offesi, aggiungete il vostro nome a favore del diritto di voto per tutti.

La lettera si chiude con il solito appello a donare da un minimo di 5 dollari ad un massimo di 2700, a sostegno di questa battaglia. Noto che rispetto alle campagne del Presidente Barack Obama, il limite massimo per questo tipo di donazioni è aumentato di 200 dollari.

Per fare la donazione è necessario dichiarare che si è cittadini americani. Ricordo che in risposta a queste insistenti richieste, durante la prima campagna di Barack Obama qualcuno dell’Aquila raccolse dei soldi e li mandò come richiesto. Pochi mesi dopo l’elezione del presidente l’assegno tornò indietro, danaro non dovuto. L’America che mi piace tanto.

Dunque, in casa democratica c’è un leader riconosciuto e accettato.  Quanto al Partito Repubblicano, la stampa nazionale riporta che a tutt’oggi ci sono ben 26 aspiranti alla nomination del partito per concorrere all’elezione finale per la Casa Bianca, senza contare il ricchissimo mormone Mitt Romney, che, sconfitto da Barack Obama nel 2012, per ora dichiara di non essere interessato a questa competizione. Decisamente troppi ed in feroce competizione fra di loro, non solo per motivi, diciamo così, ideologici o politici, ma anche per l’accaparramento dei sostanziosi fondi che piovono da varie parti destinati alla campagna elettorale. Aspettiamo che emerga qualcuno in grado di vedersela, infine, con Hillary Clinton.