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L’Aquila, il deserto del centro storico

Scritto da Emanuela Medoro il 1 febbraio 2015
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Sabato sera, 24 gennaio 2015, dalle 18 in poi.  Vado in macchina verso il centro città, per assistere ad un concerto tenuto al ridotto del teatro comunale. Parcheggio nei dintorni, rasente un muro, in un punto in cui sono ancora ben chiare le strisce bianche a terra a delimitare lo spazio per le macchine. Tutt’intorno non c’è nessuno, deserto. La mia macchina di certo non dà fastidio, la strada è larga, sgombra, niente traffico. Ripeto: non c’è nessuno.

E vado al concerto, il ridotto non al completo, abbastanza pieno, parecchi posti vuoti. Insomma, siamo degli aquilani che colgono una buona occasione per ritrovarsi in centro città.  Esco e torno alla mia  macchina, che trovo vistosamente ornata da una multa per sosta in zona proibita.

E’ la seconda volta che prendo una multa in quella zona, avevo accuratamente evitato di mettere la mia macchina in un punto dove l’anno scorso me   ne avevano fatta un’altra, e che, però, stava pieno di macchine indisturbate e non multate. Da parecchio tempo non mi arrabbiavo tanto. Ci sarà anche stato un segnale di divieto di parcheggio, ma è altrettanto vero che lo spazio prima normalmente usato per le macchine in quella zona è stato chiuso e recintato con delle catenelle.

Facile cacciare via la gente con un segnale, che pure potrebbe essere usato con un minimo di elasticità mentale, evidentemente estranea ad aquilani tosti, rocciosi e ligi al dovere.

Difficilissimo, evidentemente, quasi impossibile, accogliere la gente, che vuole ripopolare il centro.

Come la mettiamo? Dobbiamo definitivamente spostarci verso le periferie? Lontane dalla città vecchia, ma spaziose, con parcheggi comodi e posti sufficienti per tutti. Però vorrei sapere dove devo mettere la macchina per andare al ridotto.  Sempre che chi governa la città voglia che questo locale, costruito in tempi recenti con danaro pubblico, abbia un suo pubblico per   spettacoli e concerti.

Come parte del pubblico del ridotto del teatro comunale  mi auguro che la desertificazione del centro storico provocata dal sisma non peggiori per mano umana.