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Feriae augusti

Scritto da Emanuela Medoro il 1 settembre 2014
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Solo nella settimana di ferragosto, alle nove del mattino, ho trovato occupati tutti i posti di parcheggio nella zona libera ed alberata del lungomare di Giulianova; la settimana prima quei posti erano largamente liberi e disponibili, e si trovavano tanti ombrelloni vuoti, negli stabilimenti attrezzatissimi, anche eleganti e ben arredati. Insomma, solo nella settimana di ferragosto, il pienone di rito. Quest’anno per le piogge insistenti del mese di luglio, per noti motivi di tipo economico, le vacanze estive di massa si sono ristrette ai pochi giorni centrali del mese di agosto, e finalmente il solleone ha donato giornate calde e serene, con una piacevolissima e carezzevole brezza del mare.

Può essere interessante sapere che la parola ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti La festività, istituita dall’imperatore Augusto per celebrare i suoi trionfi, si collegava a riti antichissimi che celebravano, invece, i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. Dunque alle origini del nostro ferragosto c’era una somma di evidente celebrazione politica e di antiche tradizioni agricole. A ciò si è aggiunta in tempi più recenti, negli anni venti del secolo scorso, la tradizione popolare dei treni di ferragosto a prezzi scontatissimi, in virtù dei quali molti italiani hanno visto per la prima volta il mare o le montagne. Ancora, la Chiesa cattolica ha scelto questo giorno per ricordare l’Assunzione di Maria Vergine. Insomma il ferragosto è una festa, diciamo così, obbligatoria per tutti, un rito collettivo, occasione di incontro per famiglie, amici e conoscenti e di guadagni certi per gli operatori del settore vacanze.

 In margine alla recente polemica sulla locuzione “Vu cumprà” usata recentemente da un noto uomo politico italiano in tono dispregiativo nei confronti di venditori ambulanti   stranieri che operano nelle nostre città, strade, piazze e spiagge, mi piace ricordare l’incontro con un senegalese che vende libri sulla spiaggia di Giulianova.

Non libri di autori italiani, ma libri di scrittori senegalesi, tradotti dal francese e prodotti in italiano da una piccola casa editrice, Modu Modu Edizioni di Papa Ngady  Faye. «Il progetto Modu Modu – spiega Papa Ngady Faye sul suo blog -  è ambizioso: portare in Italia il meglio delle letterature dell’Africa, far conoscere agli Italiani tutta la ricchezza culturale e il valore letterario di opere che, poco tradotte in Italia, restano inaccessibili a molti, al di fuori delle università che si occupano di culture dei paesi ex-coloniali. Fare in modo – continua l’autore - che i venditori ambulanti di libri camminino fra la gente fieri del proprio lavoro, perché consapevoli di avere fra le mani pezzi preziosi della propria cultura. Fare in modo che si sentano gli ambasciatori del proprio paese in Italia, perché, sul piano culturale, non ci sono paesi ricchi e paesi poveri»

 Ho comprato uno di questi libri: Amica Mia, di Mariama Bâ.  Una maestra che così descrive l’impegno del suo lavoro: Umili maestre di umili scuole di quartiere…Stimolavamo il frangersi delle onde infantili che, con la risacca, si portavano via un po’ del nostro essere.

Straordinario linguaggio figurato, efficace e commovente.