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L’aquavit

Scritto da Piero Valdiserra il 1 agosto 2014
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Quando pensiamo a un superalcolico che viene dalle latitudini fredde, ci viene in mente subito la vodka, o tutt’al più il whisky scozzese. Raramente, per non dire mai, ci ricordiamo invece dell’aquavit (o akvavit, o akevit, a seconda delle lingue nazionali), una bevanda ad alta gradazione alcolica diffusissima in tutti i Paesi scandinavi.

L’aquavit si ottiene dalla distillazione del frumento o delle patate, e normalmente viene aromatizzata con cumino, aneto o altre spezie. Talvolta viene addizionata di zucchero, mentre generalmente non viene invecchiata.

La Svezia è considerata il principale Paese produttore di aquavit. La prima licenza di vendita di aquavit a Stoccolma fu accordata nel 1498; a quei tempi, la bevanda era molto costosa ed era impiegata esclusivamente a fini medicinali. Inoltre la produzione era soggetta alle alterne vicende del clima: se la raccolta di cereali era scarsa, o di cattiva qualità – cosa che accadeva piuttosto di frequente – le autorità locali proibivano la distillazione. Soltanto nel XVIII secolo vi fu una svolta importante, che diede nuovo slancio ai consumi: si scoprì che la patata poteva costituire un’alternativa abbondante ed economica al frumento, come materia prima della distillazione, e da allora divenne la base fondamentale per la produzione di aquavit.

Oggi quasi tutte le distillerie svedesi di aquavit si trovano nel sud del Paese; le marche prodotte e commercializzate sono circa una ventina, e la più importante è la O.P.Anderson.

In Danimarca la produzione della locale akvavit ebbe inizio nel XV secolo e rimase libera fino alla metà dell’Ottocento, quando passò sotto il controllo del governo. Oggi l’akvavit è considerata la bevanda nazionale danese, e rappresenta oltre i due terzi del consumo locale di superalcolici. La marca  più conosciuta, in Danimaraca e all’estero, è la Aalborg, fondata nel 1846; altri nomi da ricordare sono Brondum Kummen, Harald Jensen e Perikum.

La Norvegia è considerata il terzo Paese produttore di aquavit, anche se i quantitativi ottenuti sono largamente inferiori. Le marche norvegesi più note sono Lysholm, Løitens e, soprattutto, Linie. L’aquavit Linie ha una storia molto suggestiva, che merita di essere raccontata per intero. Nell’Ottocento un distillatore di Trondheim spedì un certo numero di barili di aquavit in Australia, ma le vendite non andarono secondo le sue previsioni: cinque barili rimasti invenduti vennero così rimandati in Norvegia. Al loro arrivo in distilleria si notò che la bevanda aveva un gusto più morbido e più ricco. Era successo ciò che già da tempo i portoghesi avevano scoperto con le spedizioni del loro Madeira: il continuo scuotimento dell’aquavit all’interno dei barili di rovere, unito alle variazioni di clima incontrate durante il viaggio oceanico, aveva migliorato sensibilmente la qualità del distillato. Il distillatore decise allora di lanciare sul mercato l’aquavit Linie: l’aquavit della linea, cioè della linea dell’equatore, attraversata all’andata e al ritorno dai cinque barili norvegesi. Da quel momento altri barili vennero caricati sui vascelli che portavano lo stoccafisso nei Paesi a sud dell’equatore; tali barili facevano un bel viaggio di andata e ritorno per luoghi lontani, e al loro arrivo il distillato veniva imbottigliato per poi raggiungere ogni angolo della Scandinavia. La pratica continua ancora ai nostri giorni; anzi, dal 1985 i viaggi marini sono stati allungati fino a diventare veri e propri giri del mondo, sempre però passando dall’Australia. Una curiosità: se prendete una bottiglia di aquavit Linie, sull’etichetta trovate indicato il nome della nave che ha trasportato il barile, e la data della sua partenza.

Come si beve l’aquavit? I puristi la preferiscono liscia, ghiacciata, nel tipico elegante bicchiere a forma di V e con lo stelo allungato. Di solito viene accompagnata agli antipasti nordici dal sapore molto deciso, come le aringhe marinate, i crostacei e i pesci affumicati. Qualcuno la utilizza come ingrediente di originali cocktail e long drink, unita soprattutto al succo di pomodoro o di arancia. In Svezia non è infrequente vederla consumata in abbinamento alla birra locale, alternando le sorsate dei due prodotti.