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Mentre l’acqua diventa sempre più calda per la rana….

Scritto da Antonio Masullo il 1 agosto 2014
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Renzi ritiene che sia fondamentale dimostrare all’Europa che  l’Italia con il suo governo ha cambiato marcia e che le tanto agognate riforme sono finalmente in dirittura d’arrivo! 

C’è però un piccolo problema; la trasformazione del senato ( in pratica la sua abolizione) e la nuova legge elettorale, già date per fatte in diverse circostanze dallo stesso Renzi, sono da settimane al centro di un turbolento ed incerto iter parlamentare che sta logorando oltre misura non solo i rapporti fra maggioranza  ed opposizione, ma anche quelli all’interno dello stesso PD, ovvero il partito del premier!

Se tutta questa “ammuina”  fosse  causata dal dibattito su questioni di vitale importanza ed urgenza per il nostro paese (importanza ed urgenza tutte da dimostrare nel caso del senato e della riforma elettorale…) finalizzate a rimettere in marcia la nostra economia, allora potremmo farcene una ragione,  pregare e sperare perché al più presto si arrivi alla definizione degli importanti provvedimenti.

E invece le cose non stanno proprio così! In queste animate giornate parlamentari purtroppo non si dibatte di  spending review, di mercato del lavoro, del sistema fiscale, della lotta senza quartiere all’evasione, dell’efficientamento e snellimento della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario ( solo per citare alcune delle priorità….).

Renzi non perde occasione per ribadire che il suo governo durerà sino a fine legislatura,  ma allora perché questa focalizzazione sul Senato e sulla riforma del sistema elettorale?  C’è qualcosa di sospetto  e se ne sono accorti anche i nostri partner europei i quali, dopo l’iniziale  sorpresa  per il sorprendente successo elettorale di Renzi alle recenti elezioni europee, hanno iniziato a cambiare atteggiamento e sono passati dall’attenzione verso i pavoneggiamenti del nostro leader nelle varie sedi europee alla preoccupazione  per la situazione politica italiana sempre più fluida e non concentrata sulle reali priorità del paese.

Ma al di là di questo nuovo atteggiamento nei nostri confronti da parte dell’Europa, se  il governo Renzi si fosse impegnato contemporaneamente sulle circa 800 leggi già approvate dal parlamento negli ultimi tre anni e non ancora attuate  perché in attesa delle relative procedure e regolamenti da parte della burocrazia ministeriale, si sarebbe comunque lanciato un segnale di sano pragmatismo!

E intanto noi cittadini stanchi e sempre più assuefatti a questo andazzo rischiamo di provare sulla nostra pelle il principio della rana bollita: potremmo accorgerci che l’acqua è diventata troppo calda quando ormai è troppo tardi perché non avremo più la forza di reagire e saltare fuori dalla pentola!

Mentre  i nuovi organi di potere della comunità europea stanno trovando i nuovi assetti, Renzi si impunta sulla candidatura del nostro ministro degli esteri (che non ha certo un curriculum significativo) a rappresentante della politica estera europea, una carica quasi simbolica priva di importanti contenuti, disperdendo in tal modo le nostre possibilità di intervento e condizionamento sulle decisioni più strategiche.

Manca insomma la focalizzazione sulle tematiche veramente strategiche e si fa molto rumore, soprattutto per apparire, su quelle meno importanti o meno urgenti.

Per esempio per parlare di cose più impellenti si potrebbe ricordare che la Banca Centrale Europea, alla cui guida c’è fortunatamente il nostro Mario Draghi, sta concludendo l’importante  Asset Quality Review delle principali banche europee
( in pratica una verifica dei rischi presenti nei bilanci bancari).

Le difficoltà di alcune banche europee negli ultimi anni, in seguito alla crisi scoppiata nel mercato americano nel 2008,  hanno minacciato seriamente le fondamenta dell’euro e ci hanno fatto comprendere che l’unione bancaria europea avrebbe dovuto realizzarsi già da tempo risparmiandoci in tal modo le crisi dei debiti governativi ( e dei nostri BTP) e il successivo credit crunch che ha ridotto drasticamente i finanziamenti al sistema produttivo, specialmente in Italia e negli altri paesi mediterranei.

La BCE indicherà quali banche hanno bisogno di essere ricapitalizzate ( e fra queste ci saranno anche quelle italiane) e successivamente estenderà la propria vigilanza a tutto il sistema bancario europeo realizzando di fatto quell’unione bancaria di cui avevamo ed abbiamo tanto bisogno perché costruirà finalmente una base finanziaria comune per evitare, in futuro, errori ed egoismi di cui oggi stiamo pagando ancora il prezzo!

Fra i principali errori si può citare la non corretta interpretazione delle origini della crisi che ha portato ad assumere politiche inadeguate se non addirittura dannose.

La Grecia è stata la prima vittima della crisi e siccome la sua principale criticità  risiedeva nella dinamica della spesa pubblica a Bruxelles e a Berlino si consolidò la tesi secondo la quale la spesa pubblica e l’aumento dell’indebitamento fossero l’unica origine di tutti i mali ( strano ma nello stesso periodo negli Stati Uniti si ragionava in modo completamente opposto per uscire dalla crisi…..).

Questa spiegazione ai tedeschi andava benissimo anche perché allontanava  il sospetto che fra le cause della crisi vi fosse anche il notevole surplus delle esportazioni tedesche, liquidità  che le banche tedesche hanno utilizzato allegramente per concedere facili e redditizi prestiti agli imprenditori e agli Stati mediterranei.

Non è che la Grecia non dovesse essere biasimata per la sua dissennata politica di bilancio, ma l’Europa aveva la possibilità di intervenire e risolvere la criticità evitando di innescare un pericolosissima spirale negativa.

Se la crisi fosse scoppiata prima in Irlanda non si sarebbero potute utilizzare le medesime spiegazioni e allora sarebbe più chiaramente emersa l’irrazionale attività di prestiti azzardati e rischiosi delle grandi banche europee ( soprattutto tedesche e francesi…)  e della bolla immobiliare cresciuta con essa!

Allora per uscire dalla crisi finanziaria, che tanti danni continua ancora oggi ad arrecare all’economia reale, sarebbe risultato inevitabile far fallire alcuni  colossi bancari europei che invece sono sopravvissuti più che egregiamente grazie al  sostegno statale (ufficiale e non…..)!

Come noto le cose non sono andate così ; la cura da cavallo inflitta ai greci dalla tristemente famosa Troica è  stato l’inizio di un pesante percorso dal quale non siamo ancora usciti e che ha tanto penalizzato anche la nostra economia, la seconda in termini di export e quindi come tale una pericolosa concorrente per le industrie tedesche…..

Se l’unione bancaria va avanti senza intoppi, situazioni del genere in futuro non dovrebbero più riprodursi, ma dov’è il dibattito della classe politica italiana su questo fondamentale tema?

Non c’è perché sono tutti troppo impegnati sul Porcellum, sull’Italicum, sul Consultellum, sul Mattarellum , sull’Italicum…..