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Non ha vent’anni ancora

Scritto da Ludovica Laschera il 1 giugno 2014
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Mani unite mentre cerca di spiegarsi. Si pizzica coi denti il lato sinistro della bocca, ha un’intera panchina per sè ma preferisce rosicchiarsi un piccolo spazio, che sembra più suo proprio perchè ci sta dentro stretto. Samba ha appena diciannove anni, e si racconta.

Sembrava non volesse altro che premessi il pulsante.

Lo guardo navigare sulla strada coi carboni degli occhi, cercando qualche ricordo lasciato scappare.

E’ da un anno in Italia. Lui come tanti giovani italiani non trova lavoro.

Ha lasciato il suo paese solo in cerca di speranza. Non tenta più di scavalcarli, si fa strada fra gli ostacoli. Come tanti dei nostri giovani, parte.

Perchè partire sa di treno, di libertà.

Un tempo sembrava simbolo di gratificante emancipazione sociale e personale.

Ora la partenza è un innescatore di sguardi al futuro.

Sguardi magari più spenti vicino casa. E che, partendo, sperano in orizzonti, seppur più lontani, più nitidi.

Quelli che, per quanto distanti, li si vede.

Partono giovani spenti e adulti torturati da un lavoro ormai perso. Vanno.

Padri e madri non più fondamenta, ma castelli instabili.

Si parte per lavorare, si parte per cercare, per rincorrere, per convincersi che si è ancora in tempo per immaginare.

Con la testa e con i piedi, si parte, per dare un altro inverno ancora a quel Geordie che è in noi, che non vuole rubare cervi al re, ma vuole costruirsi un piccolo regno, guadagnarsi un orizzonte personale, in cui gli occhi dei suoi bambini un giorno, gli occhi dei figli di Samba, possano nuotare speranzosi senza affogare.

E salvare, almeno, il loro sorriso.