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L’anti-divo

Scritto da Giorgio Rinaldi il 1 marzo 2014
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Una volta, che ancora da molte parti non fu, l’autorità, civile, militare o religiosa che fosse, veniva simboleggiata da persone grasse, ben pasciute, perché il potere non poteva disgiungersi dalla ricchezza.

La pittura, nei secoli, ha raffigurato papi, imperatori, cardinali, generali e nobiltà varia di taglia decisamente forte.

Ogni icona del potere trasudava grande opulenza e gli stessi luoghi deputati al suo esercizio, castelli, palazzi o chiese, intimorivano per la loro magnificenza.

Nell’evoluzione dei costumi, gli ori si sono sostituiti gli abiti borghesi, ma i privilegi che il potere assegna ai suoi sacerdoti sono rimasti fermi e ben radicati.

Negli ultimi anni, complice la crisi economica che ha colpito il mondo occidentale, molti dei simboli tipici del comando sono stati aboliti, altri più semplicemente sostituiti.

Con la violenta congiuntura partita dagli Stati Uniti, il capitalismo e i suoi riti hanno subito un duro colpo e molta della scenografia corrente è mutata.

Ciò che una volta era visto e guardato con rispetto, oggi riceve solo occhiate di sospetto: le auto blu, le scorte armate, i posti di favore ai teatri, i migliori locali, le feste esclusive, le ville sfarzose, i trasferimenti in elicottero, gli scali aerei vicino casa…

Tutto ciò che veniva fatto sfacciatamente e senza mai considerare che a pagare il conto erano sempre gli altri, ha avuto come una sorta di catarsi e oggi si assiste a comiche giustificazioni e proteste di povertà da parte di chi è giunta a vergognarsi anche di ciò che sono giusti riconoscimenti di attività faticose e di grandissima responsabilità, nonchè riconosciuto, quanto dovuto, prestigio.

In questo momento si tende a ridimensionare i ruoli, a riportare il tutto ad una modernità che non più privilegia lo sfarzo.

I segnali sono molteplici, anche a livello mondiale.

Il Presidente dell’Uruguay è un vecchio uomo che ha sempre coltivato fiori, un dirigente politico di un partito (tupamaros) che si è battuto contro la dittatura ed è stato duramente incarcerato per oltre un decennio, vive nella sua modesta casetta in campagna, si reca all’ufficio presidenziale con la sua vecchia motocicletta o il suo indistruttibile maggiolino e del suo stipendio da presidente, pari a più di 10.000,00 euro, ne trattiene solo 850,00, lasciando il resto ad associazioni che si occupano del sociale.

“Se un uruguayano può vivere con 850 euro al mese, ci può vivere anche il suo presidente”: questo il suo credo, il suo motto.

Uomo amato e rispettato anche dall’opposizione politica e in tutto il mondo

Davanti ad una figura così (pensate pure con calma a tutti i politici che conoscete) quanti possono reggere il confronto?

Sempre dal Sudamerica un’altra grande lezione arriva dall’attuale Papa, Francesco I, le cui parole e i cui atti sono un vero terremoto per tutta la chiesa cattolica.

Segnali come sostituire le croci d’oro con quelle di ferro e usare come “papamobile” una  piccola utilitaria, sono molti importanti per capire in quale direzione tira il vento.

Nel nostro piccolo, l’attuale primo ministro si è presentato scevro di fronzoli, viaggia in treno e veste in modo comune ed ordinario, parla un linguaggio comprensibile e diretto: quanto a saper coniugare la sobrietà con la capacità di governo è tutto da verificare, ma noi non abbiamo pregiudizi, siamo solo guardinghi e, pensando al passato, ne abbiamo ben donde.

Il festival di San Remo, evento nazionale (…), è stato condotto da una coppia di artisti dall’aria tranquilla, che ha abolito, addirittura, i fiori…nella città dei fiori.

Dopo aver fatto incetta di tanti premi, è pronto per un Oscar il film La grande Bellezza, che descrive la città eterna come emblema di un paese con diverse facce pronto ad abdicare dal ruolo di una società cinica e spaccona che è in via di estinzione.

Resta ora da capire se dalle nostre parti si tratta solo di sintomi di una nuova stagione che sta per arrivare oppure una delle solite tattiche per continuare ad imbrogliare i cittadini.

La stanchezza è tanta, l’insofferenza molta, non tutti sono più disposti a recitare il ruolo di suddito o chiudere gli occhi davanti a ciclopiche ruberie di Stato.

Di sicuro non sarà qualche auto con autista in meno o viaggiare in aereo in classe turistica, come fanno tutti coloro i quali pagano il biglietto di tasca propria, a risanare le casse dello Stato o a rendere tutti più probi, però è importante cominciare da qualche parte.

Il ruolo della stampa e della tv è certo di grande importanza per contribuire ad una diversa crescita culturale del Paese, ma l’esempio che può e deve venire dall’alto è fondamentale.

Sino a quando centinaia di migliaia di persone vengono impiegate in enti pubblici totalmente inutili, altre a fare poco o nulla in uffici creati solo allo scopo di compiacere clientele, la frattura con la parte del Paese che lavora, produce e paga le tasse è stridente e mai potrà consentire una crescita nazionale omogenea.

Sino a quando tre quarti di un qualsiasi telegiornale e tre quarti del palinsesto televisivo serale e mattutino è occupato da faccioni di politici e politicanti che spesso parlano del nulla e tre quarti delle pagine dei giornali riporta le loro elucubrazioni quotidiane, sarà difficile sfuggire alla personale vanità e pensare a cose utili ma che non fanno pubblicità.

L’antidivo non ha bisogno di lustrini come il divo, che ha la necessità di protesi abbaglianti per coprire le proprie nullità.

Antidivo è un modo di essere, è l’avere coscienza delle proprie capacità che non hanno bisogno della claque.

Tanti, volenti o nolenti, hanno capito che i fans cominciano a fuggire e che o si cambia o si soccombe.

L’unico che non cambierà mai e mai soccomberà è zù Silvio, il re dei divi, ma lui è un caso unico al mondo.

L’esibizione di ricchezza, potenza economica, narcisismo….è incontenibile, come incontenibile è lui stesso.

Lui è come una sala da gioco o un casinò: i giocatori nonostante sappiano perfettamente che non vinceranno mai e che a spingerli al gioco è solo una vana ed irrealizzabile speranza di arricchirsi, continuano ad affollare sale e saloni straripanti di slot-machine e tavoli verdi e a giocare; così gran parte degli elettori del Divo, che sebbene coscienti del forte contributo che lui ha dato al disastro del nostro Paese, continueranno a votarlo, nella consapevole illusione che arricchendosi lui anche l’esercito parteciperà al bottino.

E lui lo sa bene.

La ludopatia è una malattia difficile da curare e Matteuccio farebbe bene a ricordarsene.

2 Responses so far.

  1. pat58 scrive:

    Fatta eccezione per il papa, qui da noi, si tratta di ipocriti figuranti che recitano una parte… sempre attenti a cogliere ed imitare in modo goffo comportamenti altisonanti per elevati contenuti morali. Io credo che troppe speranze si stanno ponendo in un castello di sabbia… se c’è un nuovo che avanza, attento a società e diritti civili in europa, è solo Tsipras.

  2. Antonio Masullo scrive:

    ha ragione il Direttore : dal grasso all’auto blu e poi al treno, ma sobrietà e capacità di governo devono viaggiare insieme altrimenti sarà solo e sempre “Gattopardo” con zu Silvio…….