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L’oro degli italiani

Scritto da Antonio Masullo il 1 settembre 2013
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Che bella soddisfazione sarebbe poter  affrontare qualche eminente esponente politico nostrano con il sistema suggerito ai suoi discepoli dal maestro don Ersilio Miccio  (interpretato da Eduardo  De Filippo) nel celebre film l’Oro di Napoli !
Un sonoro pernacchio, quello classico di testa e di petto, ovvero di cervello e passione, da somministrare giornalmente; questo sano esercizio ci libererebbe seppur momentaneamente dalle frustrazioni quotidiane come accadeva ai poveri ma dignitosi concittadini del saggio don Ersilio che nei vicoli di Napoli accompagnavano il passaggio della carrozzella dello spocchioso Duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari…..

Magra consolazione direbbe qualcuno, ma sarebbe già qualcosa visto che nonostante il malcontento ed il fermento sociale di cui tanto si dibatte nei talk show televisivi, nella realtà  gli italiani scaricano la propria rabbia solo sui blog, twitter, facebook, You Tube etc., mentre sarebbero necessari i forconi ! Altro che i fiumi di acide battute, foto e fotomontaggi indirizzati ai soliti noti che ormai intasano il web, provate ad immaginare un pernacchio lanciato contemporaneamente da migliaia di persone, sarebbe captato anche dai satelliti in orbita geostazionaria…
E’ la società dei media, stupido ( per parafrasare la famosa battuta di Bill Clinton It’s the economy, stupid!) e quindi la rivolta la si fa su internet……

Italiani strana gente. Qualche giorno fa dei solerti giornalisti di una nota rete televisiva si sono precipitati su una una spiaggia laziale per raccogliere il pensiero dai bagnanti sull’ultimatum di Berlusconi al paese: o l’agibilità politica o la crisi di governo! Ebbene le risposte dei numerosi intervistati, quasi sempre in un incerto italiano, nonostante lo sfoggio di tablet, smartphone, ipod e occhiali da sole griffati, variavano fra : tanto resta tutto uguale….. le cose sono andate sempre così…… io non seguo più la politica……   se questo è un campione rappresentativo della realtà del nostro paese allora siamo messi veramente male! La non certo felice condizione economico-sociale del dopoguerra nei poveri vicoli napoletani, evocata nel famoso film di Vittorio De Sica, non riusciva a stravolgere la dignità di una popolazione povera ma animata dalla speranza in un futuro migliore, situazione ben diversa rispetto all’ odierna società liquida e relativista, imperniata sui media, sul pressapochismo, sull’affarismo e sulla decadenza consumistica e dei costumi… 

Ma abbiamo divagato già troppo ! Lo spunto fornito dal film di De Sica  ci serve in realtà per fare qualche considerazione sul nuovo approccio degli italiani con un bene che fa parte della storia dell’umanità da sempre : l’oro.

Qualche anno fa l’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, oggi presidente della BCE, affermò perentoriamente che l’oro custodito nei caveau della nostra banca centrale (ben 2452 tonnellate, la terza riserva di oro al mondo, dopo quella Usa e quella tedesca) appartiene al popolo italiano.  Questa affermazione per quanto ovvia fu in realtà una replica indiretta  ad alcuni  esponenti del governo tedesco i quali ci suggerivano di dismettere una parte di questo oro per ridurre il nostro debito pubblico. Ma fu anche un avvertimento alle banche italiane azioniste della Banca d’Italia le quali, nonostante abbiano perso già da molti anni lo status di enti di diritto pubblico perchè divenute tutte banche private, accampavano pretese sulle citate riserve per rivalutarle ufficialmente nei rispettivi bilanci  evitando in tal modo i necessari ed onerosi aumenti di capitale.

Ma torniamo all’oro posseduto direttamente dagli italiani, quello  personale.
I tempi sono quello che sono, la crisi economica incombe ormai da un lustro e la famosa quarta settimana del mese nella quale tante famiglie devono stringere la cinghia è scalata per tanti alla terza! Dopo aver raschiato il fondo del barile dei risparmi a molti non è rimasto che attingere ai gioielli, alle catenine, ai monili accumulati in una vita di ricordi e di ricorrenze. E’ esploso così il business dei compro oro, attività che prima era svolta esclusivamente e in maniera  discreta dai  gioiellieri e dai monti di pietà.

Da giorni le principali reti televisive trasmettono uno spot pubblicitario interpretato da un noto attore, ormai in disarmo, il quale appare sorridente, disteso  e abbronzato sul ponte di una nave da crociera si bea con un familiare per la decisione di trovarsi in quella splendida situazione. Il familiare preoccupato gli chiede : ma quanto ci è costato? E lui con nonchalance risponde di non preoccuparsi perchè aveva un paio di portachiavi d’oro mai usati, dimenticati in un cassetto, e con il contante ricavato dalla loro vendita  ha potuto regalarsi la crociera. Il messaggio pubblicitario termina ovviamente con la descrizione della società, della professionalità degli addetti e della diffusione dei negozi su tutto il territorio nazionale. Un messaggio pubblicitario senz’altro accattivante che lega la dismissione di oggetti d’oro non allo stress derivante da una critica situazione economica, come purtroppo è quella di molti italiani oggi, ma ad un desiderio voluttuario realizzato in modo semplice senza traumi, perchè ciò a cui si è rinunciato non aveva poi tutto quel valore affettivo e quindi è stato meglio mettere a frutto quella riserva di valore per realizzare un desiderio, un sogno (direbbe Briatore…).

Quindi il messaggio è : trasforma il tuo oro in contanti, è un’operazione semplice che risolve i tuoi problemi economici o può farti realizzare i tuoi sogni!
Negli ultimi 5 anni le insegne dei compro oro sono aumentate in modo vertiginoso, sono quasi a 35mila che sviluppano un giro d’affari annuo superiore ai 7 miliardi di euro.

Ma, è il caso proprio di dirlo, non è tutto oro ciò che luccica! Mancano ancora le norme che dovrebbero regolare il funzionamento di quest’attività divenuta così importante. La così detta compravendita di oggetti usati in oro è ancora regolata da una vecchia legge del secolo scorso. Sono numerosi i casi di ricettazione di gioielli oggetto di rapine e furti in casa. L’attività si può prestare inoltre al riciclaggio di danaro sporco; non tutti i compro oro identificano il cedente dell’oro usato, pochi certificano e registrano la merce; le  quotazioni dell’oro non sono sempre trasparenti, il corretto peso, la determinazione della caratura, etc. Come si vede sono molteplici le problematiche connesse a questa attività che in un modo o nell’altro è entrata a far parte della vita quotidiana di molti italiani e che ha acceso  i riflettori sulla centralità dell’oro, un bene una volta associato esclusivamente ai monili, ai gioielli e al piacere di possederli riceverli o di farne dono.

Ma questa  è per così dire la dimensione personale dell’oro. Questo bene prezioso è però detenuto principalmente dalle  banche centrali e dalle  istituzioni finanziarie ufficiali internazionali ( tipo Fondo Monetario Internazionale).

Per questi operatori l’oro è un asset strategico la cui quantità viene adeguata in funzione delle condizioni di mercato. Quindi il principale supporto al principio dell’oro come riserva importante di valore deriva proprio dalla politica di investimento di queste istituzioni per la gestione delle loro riserve.

Nulla di nuovo sotto il sole! Già nel 3000 a.c. i geroglifici egizi evocavano l’aurum come uno dei metalli più preziosi. Secondo gli esperti di storia antica fu Creso nel 560 a.c. , sovrano della Lidia in Asia minore) il primo a creare una circolazione di monete d’oro per i commerci.

Quindi il legame fra il valore dell’oro, i commerci e in generale l’economia di un paese risale alle origini della nostra storia.

Dopo anni di rialzi continui la quotazione dell’oro ha perso circa il 20% negli ultimi mesi.

Il 15 aprile ha perso 150 $ in una sola giornata, il ribasso giornaliero più forte da circa 30 anni! Resta il fatto però che in venti anni l’oro è passato da 379 a circa 1400 $ l’oncia ( 33mila euro al Kg), toccando un picco di 1838 $ nel luglio del 2011.

E’ naturale che dopo un così lungo trend ascendente ci possano essere delle fasi di correzione; ma nel caso dell’oro le dinamiche della quotazione sono più complesse e non possono essere ridotte alla semplicistica dinamica della domanda e dell’offerta. Sarebbe troppo complesso e tedioso addentrarsi in questa sede nei tecnicismi del mercato ufficiale dell’oro, basti considerare che affianco agli operatori specializzati che commerciano l’oro fisico, si è sviluppato un enorme mercato finanziario dell’oro, ovvero di titoli e certificati rappresentativi dell’oro stesso. Inoltre sono nati numerosissimi fondi di investimento specializzati sulle materie prime ed in particolare sull’oro. Anche i famigerati hedge funds sono entrati a gamba tesa sull’oro e diversi rumor di mercato citano le presunte difficoltà di qualche fondo che negli scorsi mesi avrebbe dovuto urgentemente realizzare imponenti quantità di oro per far fronte a perdite su altri mercati; anche alcune banche centrali avrebbero dovuto vendere oro per far fronte ai sempre crescenti deficit pubblici.

E c’è qualche studioso che propone addirittura il ritorno al gold standard (inaugurato dall’Inghilterra nel 1866) per mettere fine all’instabilità finanziaria internazionale derivante dalle eccessiva oscillazioni delle valute! Ma i nostalgici della convertibilità in oro delle valute fanno finta di ignorare la complessità dell’attuale sistema finanziario internazionale e della globalizzazione economica, fattori che, seppur allo stadio iniziale e quindi infinitamente meno critici di oggi, indussero nel lontano 1971 il presidente Nixon a decretare la fine della convertibilità del dollaro in oro, quando a quest’ultimo era riconosciuta la quotazione ufficiale di 35$ dollari l’oncia rispetto ai 1373 di oggi.

Ciononostante l’oro continuerà ad avere un ruolo di primo piano come bene di investimento e di riserva di valore e come la storia ha dimostrato questo ruolo sarà  ancora più strategico nelle fasi, purtroppo sempre più frequenti, di tensioni internazionali dovute a crisi economiche, geopolitiche o a disastri naturali.

Per finire una citazione storica. Nel 1935, in pieno regime fascista, gli italiani furono chiamati a donare l’oro alla Patria. Le sanzioni economiche inflitte dalla Società delle Nazioni al nostro paese per l’attacco all’Etiopia indussero il regime a sfruttare l’occasione per cementare il sentimento patriottico degli italiani. Il dono della fede nunziale alla Patria fruttò ben 37 tonnellate di oro.
Quanto potremmo ricavare oggi per far fronte alle impennate dello spread?…..