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Il genio ci (di)mostra

Scritto da Carlo Di Stanislao il 1 agosto 2013
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Nella Galleria dell’Accademia di Venezia, dal 29 agosto al 1° dicembre: “L’Uomo Universale”: mostra di disdegni di Leonardo da Vinci,  organizzata da MondoMostre e a cura del Direttore del Gabinetto dei Disegni Annalisa Perissa, che per la prima volta, dopo 30 anni, offre l’occasione le di vedere esposto l’intero fondo di eccezionali fogli autografi del Maestro, conservato nella raccolta grafica delle veneziane Gallerie dell’Accademia dal 1822:  25 opere grafiche di norma mai visibili al pubblico.

Accanto a questo nucleo straordinario vengono affiancati altri 27 preziosi fogli, prestigiosi prestiti di musei italiani, presenti con la Biblioteca Reale di Torino, gli Uffizi di Firenze, la Galleria Nazionale di Parma, ed internazionali, dalle maggiori raccolte straniere: le collezioni Reali di Windsor Castle, il British Museum di Londra, il Musée du Louvre, l’Ashmolean Museum di Oxford.

Una particolare sezione sarà dedicata alla battaglia di Alghari, dove verrà ricostruita la storia dell’affresco che Leonardo aveva dipinto per il salone dei ‘500 di Firenze, attraverso l’esposizione di 10 disegni preparatori più una copia pittorica, la Lotta per lo stendardo, proveniente dalla Galleria degli Uffizi. I disegni con pochi tratti ci restituiscono la mischia dei combattenti, un groviglio di uomini e cavalli dove si intravede anche il fumo della battaglia.

Un’altra interessante sezione riguarderà la quasi sconosciuta tematica delle armi e ci presenterà Leonardo come grande progettista di armi e ingegnere militare, esposti, per l’occasione  gli studi dei “carri falcati” provenienti da Torino, vero e proprio prototipo del carro armato, accanto agli “studi di armi e combattenti” delle Gallerie di Venezia e ai “progetti di armi” del Louvre.

Armi immaginarie a punta, lance, catapulte, strumenti per le battaglie che Leonardo sapeva che i suoi committenti avrebbero dovuto affrontare. Questo ci dice che raramente Leonardo si presentava alle corti come pittore, molto più facilmente si proponeva come ingegnere, musico, costruttore d’armi, progettista, organizzatore di feste.

Le 52 prove grafiche, rappresentano un excursus che, partendo dal 1478 al 1516, documenta tutto l’arco della produzione artistica e delle sue ricerche scientifiche, con studi di proporzione, natura, armi, guerre, ottica, architettura, fisica, meccanica e disegni preparatori per dipinti: la Natività, l’Ultima Cena, il Cristo portacroce e la Sant’Anna, tutti superbe prove grafiche importanti per la comprensione della sua enorme e straordinaria produzione artistica.

Non mancherà, naturalmente, il celeberrimo disegno sulle proporzioni umane secondo i canoni antropometrici dell’architetto romano Vitruvio Pollio  del II secolo d.C., detto Uomo Vitruviano, conservato alle Gallerie dell’Accademia fin dal 1822, quando il Governo austriaco l’acquistò, insieme ad altri venticinque straordinari disegni di Leonardo, dal collezionista milanese Giuseppe Bossi, lo stesso che lo pubblicò nel 1810, dopo secoli di oblio.

Tale disegno era stato esposto, dopo sette anni, dal 10 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010, nell’ambito della valorizzazione del fondo grafico del Gabinetto dei Disegni e consiste di un  foglio di mm. 344 x 245, di carta bianca,  con disegno eseguito a Milano intorno al 1490, rappresenta uno studio di proporzioni del corpo umano inserito nel cerchio e nel quadrato, le figure geometriche ritenute perfette da Platone, disegnate però non concentriche, bensì costruite in relazione tra loro secondo i modi della Sezione Aurea. Così il centro del cerchio coincide sul l’ombelico, e quello del quadrato cade all’altezza dei genitali; come questi indicano l’origine fisica, così l’ombelico rimanda a quella spirituale. Ed è proprio nell’idea geniale di raffigurare contemporaneamente le due potenzialità geometriche, tramite la applicazione di regole matematiche produttrici di un’armonia che sconfina nella musica, che l’artista realizza una rappresentazione armonica, in una sintesi che resta insuperata. La duplice postura della figura umana, inoltre, accentua l’andamento oltremodo cinetico dell’immagine, in un gioco di mutazione continua che, unito al concetto umanistico dell’uomo come specchio dell’universo, ne fa un simbolo di perfezione classica del corpo e della mente, umana e divina, quindi del microcosmo, riflesso del cosmo intero, a misura d’uomo: un valore universale, quindi, che in quanto tale che racchiude in sé un’incancellabile aspirazione al futuro che lo renderà sempre attuale. Non a caso la  NASA lo ha scelto quale emblema  per il suo programma di esplorazioni spaziali. Stupisce, allora, come il disegno nella critica non abbia ricevuto altro che sporadici commenti, gli storici dell’arte considerandolo piuttosto illustrazione scientifica e gli storici della scienza privo di vero contenuto innovativo.  Un problema ancora aperto, quindi, quello dell’interpretazione di questa eterea sintesi grafica dell’armonia dell’uomo nel cosmo, non interamente appartenente né all’arte né alla scienza.

Le varie e più recenti ipotesi che ruotano intorno al significato dell’enigmatica immagine, centrate sulla relazione fra arte e scienza, sono   documentate nel catalogo della Accademia, pubblicato nel 2010 a cura di Annalisa Perissa Torrini, con introduzione di Carlo Pedretti e i contributi di storici dell’arte, architetti, filosofi, musicisti, fisici e matematici. “Non mi legga chi non è matematico nelli mia principi”, scrive infatti Leonardo all’inizio del Libro di Pittura (IV, f.14r), memore dell’ammonimento di Platone.

Realizzato in punta metallica passata a penna, inchiostro e acquerellato, il disegno  corregge gli antichi canoni della geometria costruttiva medievale che riteneva possibile inscrivere perfettamente, facendo centro nell’ombelico, la figura umana nelle due figure geometriche del cerchio e del quadrato ed inserisce i principi della armonia umana come paradigma di quella universale che, secondo un postulato  dal fisico statunitense Brian Greene, è un “Universo elegante”, dove tutti gli eventi nascono da una sola entità: microscopici cicli di energia vibrante nascosti nel cuore della materia. Anche Pitagora riteneva che l’universo fosse organizzato attraverso l’armonia delle sfere e traesse la sua bellezza dallo sviluppo dei suoni che si originano dai corpi celesti, organizzati in modo differente per grandezza, velocità e posizione ma anche collocati in reciproca posizione armonica.

Nel suo disegno dimostra l’esistenza,  di una sfalsatura in quanto solo l’uomo disegnato nel cerchio ha come centro l’ombelico, quello del quadrato ha come centro il pube. Le due figure quindi non coincidono, hanno due centri distinti: ombelico (nascita, origine soprannaturale dell’uomo secondo il significato simbolico del cerchio-cielo) e pube (quadrato, sviluppo terrestre).

Ci ricorda, infine, Carlo Famiglietti, che nel disegno esiste anche un significato mistico. Sotto questo punto di vista l’Uomo Vitruviano sembra rappresentare il simbolo scelto da Leonardo per indicare la strada che l’uomo deve intraprendere per fare in modo che la sua anima possa progressivamente purificarsi, entrare in sintonia con l’energia cosmica, l’armonia universale per risalire verso il Principio Primo, il Verbum Creatore.