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Europa : chi e’ piu’ povero ?

Scritto da Antonio Masullo il 1 giugno 2013
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Una recente indagine sui bilanci delle famiglie dell’Eurozona  ha dato luogo ad interpretazioni particolarmente interessate in Germania secondo le quali  le famiglie tedesche sarebbero più povere di quelle dei paesi mediterranei. L’indagine di cui stiamo parlando (Household Finance and Consumption Survey) è stata promossa dalla Banca Centrale Europea e fornisce informazioni armonizzate sui bilanci di 62mila famiglie di quindici paesi della zona euro (tutti tranne l’Irlanda e Estonia).

Cosa significa essere poveri? Stiamo parlando di patrimonio o di reddito? Normalmente si vive con il reddito che riusciamo a produrre e con i servizi forniti dallo Stato, mentre il patrimonio (leggi  casa per moltissimi italiani)  non solo è infruttifero ma è gravato da imposte e costi di mantenimento.

L’attenzione mediatica si è focalizzata soprattutto sulla graduatoria (per valori mediani) della ricchezza  secondo la quale la Germania con 51.400 euro a famiglia sarebbe  ben distanziata dal terzetto Italia, Spagna e Francia (rispettivamente a 173.500, 182.700 e 115.800 euro per famiglia).

Sempre secondo l’indagine HFCS, le medie della ricchezza familiare (un dato più aderente alla realtà rispetto ai valori mediani di cui sopra) forniscono una situazione alquanto diversa: la media familiare tedesca è pari a 195.200 euro, mentre per l’Italia, la Spagna e la Francia i valori sono rispettivamente 275.200, 291.400 e 233.400 euro.

La significativa differenza fra il valore mediano e la media è dovuto alla maggiore disuguaglianza  della distribuzione della ricchezza fra le famiglie tedesche rispetto a quella degli altri paesi.

Ma la distribuzione della ricchezza delle famiglie è influenzata anche dalla dimensione del nucleo familiare. Nei paesi del nord Europa le famiglie sono generalmente più piccole, spesso composte da un unico componente, mentre quelle dell’Europa meridionale sono composte in genere da più persone, anche di diverse generazioni (nonni, genitori e figli) che vivono nella stessa casa.

Pertanto  nei paesi nordici si verifica una sorta di ripartizione della ricchezza che ne abbassa il valore medio per nucleo familiare, mentre  per i paesi meridionali si assiste alla concentrazione della ricchezza in nuclei familiari di maggiore dimensione.

Per  sterilizzare l’effetto derivante dalla diversa composizione dei nuclei familiari bisogna ricorrere alle medie pro-capite : i valori statistici per l’Italia e la Spagna sono pari a 108.700 euro, per la Francia 104.100 e per la Germania 95.500.

Come si nota le differenze constatate a livello familiare si riducono notevolmente se si esaminano  i valori pro-capite.

Per  rendere il confronto ancora più realistico bisogna considerare ancora una ulteriore informazione :la quota di famiglie in possesso dell’abitazione di residenza.

Senz’altro la più bassa ricchezza delle famiglie  tedesche è connessa alla minore diffusione della proprietà della casa  rispetto agli altri paesi ( 44% in Germania, 69% in Italia, 83% in Spagna e 55% in Francia) e all’andamento delle quotazioni immobiliari cresciute, nell’ultimo decennio, notevolmente meno in Germania rispetto agli altri paesi.

In Germania il ruolo dello Stato nell’offerta di abitazioni date in affitto con affitti calmierati è molto importante. L’acquisto di una casa non è, come in Italia, una questione di sopravvivenza tenuto conto della situazione del mercato delle locazioni e della latitanza dello Stato nei confronti delle giovani coppie e non solo!

La minore incidenza degli investimenti immobiliari  in Germania comporta inoltre anche un’altra significativa differenza rispetto agli altri paesi : la maggiore diffusione delle attività finanziarie (obbligazioni, azioni, fondi, depositi)  che sono più difficilmente rilevabili nelle indagini statistiche.

Le analisi approssimative sui numeri dell’indagine basate esclusivamente sui valori mediani delle ricchezze familiari non forniscono un quadro realistico sul livello di benessere economico delle popolazioni. La realtà è ben più complessa e variegata e non può prescindere da altri fattori quali : la crescita economica, il tasso di disoccupazione, la salute , l’istruzione  ecc.

In Germania la ricerca è diventata un tema caldo della campagna elettorale  per le prossime elezioni politiche di settembre e ha fornito lo spunto ai falchi  euroscettici (avversari dell’attuale premier signora Merkel)  per diffondere l’opinione  che gli italiani potrebbero tranquillamente sopportare una pesante patrimoniale , addirittura del 15%,  per sostenere il risanamento dei conti pubblici.

Il populismo purtroppo si sta diffondendo anche nei paesi nordici e l’utilizzo strumentale dell’indagine  della BCE,  per finalità di politica interna, in questa difficile crisi economica  dimostra che la strada per la realizzazione di una federazione di stati in Europa è ancora molto lunga e impervia.

I populisti tedeschi hanno volutamente ignorato i dati relativi al reddito: la media del reddito lordo familiare tedesco è pari a circa 43.500 euro, mentre in Italia, Spagna e Francia queste medie sono comprese tra i 31mila e i 37mila euro (il primato tedesco è confermato anche tenendo conto del diverso potere d’acquisto nei quattro paesi).E hanno volutamente ignorato  un altro aspetto : senza l’euro la Germania non avrebbe potuto beneficiare della crescita economica e del benessere di cui sta ampiamente godendo da diversi anni!